Strilli, grida, strepiti sono comuni nei più piccoli, che iniziano ad urlare dai 1-2 anni di età per esprimere un messaggio di gioia, dissenso, rabbia, noia, a volte in concomitanza con i capricci. Le urla, oltre che fastidiose, sono dannose. Se sono forti e durature, le grida rischiano, infatti, di influire sulla salute delle corde vocali dei bambini, provocando irritazioni o addirittura calli e noduli e causando un tono rauco della voce. Grida e schiamazzi, poi, hanno un impatto negativo sull’ambiente familiare, creando stress e frustrazioni in genitori e fratelli, infastiditi e disturbati dalle grida del baby ’“urlatore”.
Perché un bambino potrebbe urlare sempre?
Premesso che è del tutto normale che durante l’infanzia i bimbi urlino, è opportuno tenere a mente che le grida sono un mezzo di comunicazione. Perciò ascoltare e capire ciò che i piccoli ci vogliono trasmettere attraverso strilli e schiamazzi è essenziale per comprendere la loro esigenza e capire se si tratti di una tipica fase dello sviluppo (come è nel più dei casi), o se dietro alle urla si celino disagi o disturbi. Ecco quali sono le principali cause psicologiche, emotive e comportamentali che possono spingere i bambini a gridare:
- Urla durante i capricci per convincerci ad assecondare la sua volontà o il suo desiderio, come l’acquisto di un giocattolo o il non voler andare a scuola
- Urla per attirare l’attenzione dei genitori o di chi gli sta intorno, che magari per distrazione o disinteresse non lo stanno ascoltando
- Urla per esprimere i suoi sentimenti, di gioia, di dissenso, di rabbia, di dolore, di frustrazione. L’urlo diventa così un mezzo per tradurre in un suono rumoroso un’emozione o una sensazione fisica
- Urla per divertimento: a volte, urlare e vedere la reazione del genitore provoca il riso nel piccolo, che si diverte nello scorgere l’espressione contrariata o buffa dell’adulto
- Urla per noia
- Urla per imitazione, se per esempio i genitori o coloro che lo circondano sono soliti gridare e comunicare a voce alta tra loro
- Urla perché è abituato al rumore e al caos. È il caso, ad esempio, di un bimbo che trascorre la giornata in un ambiente rumoroso, come un asilo o il campo estivo, e al rientro alza la voce e grida per farsi sentire
Se il bimbo urla in continuazione, può esserci all’origine anche un disagio psicologico o una condizione particolare, come un disturbo sensoriale. L’urlo persistente in sé non è un indicatore di autismo, tuttavia, se combinato con altri sintomi, può portare a una diagnosi di quel tipo. In caso di sospetti di un problema più profondo è raccomandabile confrontarsi con il pediatra, nello specifico se il bimbo:
- Presenta segni di ritardo dello sviluppo (non utilizza i gesti, non afferra gli oggetti, perde capacità precedentemente acquisite)
- Si ferisce mentre urla. Se si tira i capelli o si morde quando è arrabbiato, generalmente non è sintomo di un problema più ampio, tuttavia è una buona idea chiedere consigli su come gestire situazioni simili
- Manifesta un ritardo nel linguaggio e a 2 anni comunica solo attraverso le urla
- Si sveglia urlando di notte. Non si tratta in genere di un disturbo dettato da un disagio preoccupante, tuttavia è importante che il sonno del piccolo non sia disturbato.
Come gestire le urla dei bambini
Gestire le urla dei bimbi non è semplice, specie in pubblico. Al ristorante, al supermercato o in strada, al fastidio si aggiunge la frustrazione dovuta al contesto sociale: gli strilli del figlio rischiano di arrecare fastidio alla gente intorno e diventare motivo di ulteriore tensione, di ansia e di imbarazzo per il genitore.
Anche in casa è faticoso a volte calmare le urla del piccolo, che, se persistenti, tendono a mettere a repentaglio l’equilibrio domestico. In caso di famiglia numerosa, poi, le grida di un figlio ostacolano il sonno del fratellino più piccolo o disturbano il fratello maggiore mentre sta svolgendo i compiti.
Ecco qualche strategia per gestire le urla dei bambini:
- Mantenere la calma, portare pazienza e non alterarsi: se l’adulto s’infuria, il piccolo tende a spaventarsi e/o a urlare ancor più forte
- Abbassare il tono di voce: se per primi i familiari danno il buon esempio, abbassando il tono di voce quando parlano, il piccolo imparerà di conseguenza a comunicare con un tono di voce più pacato
- Creare un ambiente silenzioso e ridurre i rumori in casa, spegnendo la televisione, abbassando la radio, evitando di urlare da una stanza all’altra
- Chiedergli di usare una voce più bassa e spiegargli in modo dolce e tranquillo che urlare rischia di disturbare familiari, vicini di casa e passanti, nonché avere effetti negativi sulla salute delle sue corde vocali
- Riconoscere i loro sentimenti: il piccolo deve capire che non serve urlare per essere ascoltato o attirare l’attenzione dei genitori. Perché ciò accada, il genitore deve essere in grado di dimostrargli attenzioni e interesse
- Tenerlo occupato e distrarlo con un gioco, con una canzone o con il racconto di un aneddoto o una storia