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9 Aprile 2023
16:30

Cosa fare se il bambino non vuole andare alla scuola dell’infanzia

La scuola dell'infanzia è un percorso importante per i bambini, che imparano a vivere e a confrontarsi in una comunità. Non tutti i piccoli, però, ci vanno volentieri e per alcuni separarsi dai genitori è un vero e proprio dolore. Come possiamo aiutarli in questo passaggio importante e ritrovare (tutti) un po' di serenità?

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Cosa fare se il bambino non vuole andare alla scuola dell’infanzia
bambina scuola materna

Alcuni bambini piangono ogni mattina al pensiero di andare alla scuola dell'infanzia.

Ci sono piccoli che si fanno venire mal di pancia o che non dormono di notte, rendendo molto vivaci anche le notti di mamma e papà e molto più faticoso il loro lavoro. Ci sono bambini che al momento del distacco, si attaccano forte al collo o alla gamba del genitore, rendendo dolorosa quella separazione, seppur momentanea. A questo carico, già così pesante, si aggiungono i sensi di colpa dei grandi, che spesso sono un ostacolo in più alla serenità dei più piccoli.

La scuola può essere un motivo di tensione tra genitori e figli fin dalla tenera età e i motivi possono essere diversi: i rapporti difficili con la maestra o con i compagni, un ritmo non adatto alle esigenze del bambino (pensiamo alla fase dello spannolinamento: ci sono strutture pubbliche che per mancanza di personale non hanno tempo di seguirli in questo delicato passaggio), la nascita di un fratellino o di una sorellina, che ha la “fortuna” di poter avere i genitori per sé a casa, ma anche il sentirsi costantemente etichettato (“lento”, "distratto", “iperattivo”)…  Non è semplice diventare grandi, quando ci si sente investiti di pressioni sociali. E la pressione degrada non solo le prestazioni ma anche l'entusiasmo e la curiosità.

Inoltre, i bambini hanno bisogno di adulti premurosi che garantiscano grande libertà di movimento, possibilità di gioco libero e ricche interazioni sociali e spesso purtroppo molte strutture non sono attrezzate in questo senso. Se poi aggiungiamo che la vita comunitaria è difficile per tutti, soprattutto per i più piccoli, è abbastanza semplice capire come molti bambini non vogliano andare alla scuola dell'infanzia, preferendo stare a casa con i genitori o i nonni. Come possiamo aiutarlo?

Impariamo a decodificare le sue emozioni

Quando un bambino non ama la scuola, prova ansia o è arrabbiato con la maestra, l’educazione emotiva ci aiuta a decodificare i suoi sentimenti prima di trovare soluzioni che diminuiscano il livello di sofferenza.

Dobbiamo esplorare le ragioni del rifiuto: punizioni, divergenze con i compagni di classe, non sentirsi adeguati, ansia da separazione dai genitori o noia. La cosa più importante è non negare le emozioni del bambino, ma anzi convalidarle.

Chiediamo un colloquio con la maestra

L’incontro deve essere di confronto e non accusatorio. Dopo aver compreso le emozioni del nostro bambino, possiamo chiedere alla maestra come si comporta a scuola, quali sono le sue difficoltà e come possiamo collaborare. E, possiamo anche raccontare come vive la scuola a casa.

Deve essere uno scambio di informazioni, ma anche un’occasione per accordarsi su una strategia comune.

bambino peluche

Impostiamo dei rituali

Per facilitare la separazione con i più piccoli, possono essere utili dei rituali. In che cosa consistono? Ripetere la sera o la mattina una serie di azioni, come preparare insieme il grembiule e i vestiti, abbracciarlo forte prima di lasciarlo alla maestra, acconsentire che abbia con sé un oggetto di casa, potrebbe essere un pupazzino o magari anche qualcosa che appartiene al genitore (come una sciarpa).

Potremmo disegnare un cuoricino sul suo polso. Qualsiasi cosa possa essere consolatoria.

Raccontiamo le nostre esperienze personali

I bambini ci vedono un po' come dei supereroi. Pensano che non abbiamo paura di niente e di nessuno. Non è così, anzi, ma questa percezione che hanno di noi può essere un valore aggiunto. Possiamo raccontargli la nostra esperienza a scuola, che cosa abbiamo provato e di come le emozioni negative siano state superate. E non dimentichiamoci le cose belle.

Come genitore, crediamo che dirgli “non è niente” possa rassicurarlo, ma in realtà potrebbe benissimo aumentare il suo stress, dargli l'impressione di essere l'unico al mondo a provare queste sensazioni. Parlare della nostra esperienza, invece, può aprire la strada alla discussione ma anche della comprensione.

Spieghiamogli perché è importante andare a scuola

La scuola non è negoziabile. È un concetto che deve comprendere e fare suo. A volte fingerà un mal di pancia, un mal di testa, a volte sperimenterà effettivamente questi sintomi che molto spesso sono legati all'ansia. Se nostro figlio non ha un’infezione, potrebbe somatizzare il suo stress.

Dobbiamo quindi spiegargli che la scuola è importante perché si gioca e soprattutto si incontrato tanti amici, s’impara e si possono scoprire cose nuove, che a casa non ci sono. E poi è solo un momento della sua giornata, al termine si torna a casa, da mamma e papà, e dai suoi giochi.

bambino triste

Insegniamogli a gestire l’ansia

Se abbiamo un bambino ansioso, insegniamogli che deve convivere con questo stato che sicuramente tornerà durante le tappe importanti della sua vita.

L'eccessivo rimuginare non farà che amplificare il suo stress in futuro. Quando si sente nervoso, prendiamoci un momento con lui per respirare con calma (respiri lunghi e profondi), ma anche solo per abbracciarlo forte. E poi ricordiamoci di ritagliare nel corso della giornata delle pause sportive: se è molto piccolo, è sufficiente giocare al parco con la palla, fare delle passeggiate, se è un po’ più grande può partecipare a corsi (psicomotricità, gioco-musica, gioco-danza, gioco-calcio, ecc).

Lo sport serve a stancarlo e a liberarlo da eventuali angosce. Un’altra attività estremamente utile è il teatro, una vera palestra emotiva.

Come capire se c’è qualcosa che non va a scuola?

Se il nostro bambino è sempre andato volentieri e, improvvisamente, fa opposizione, dobbiamo chiederci se c’è qualche problema.

Non deve essere per forza qualcosa di grave. Spesso la causa è un litigio con un compagno, una situazione che magari è stata fraintesa o una sgridata che il bimbo ha vissuto in modo più drammatico del solito. In questo caso, il compito del genitore deve essere quello di arrivare alla radice, ovvero capire che cosa sia successo.

Ciò non significa iperproteggerlo o cambiargli la scuola dell'infanzia, ma aiutarlo a confidarsi e a superare insieme il disagio. Come fare? Sicuramente, il colloquio con la maestra può essere utile. E poi potremmo inventare con lui delle storie per capire quali siano le sue angosce.

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