Torna da scuola, impugna il suo cucchiaio, inizia a trangugiare la merenda, ed esclama con una placida nonchalance: «Oggi il mio amico X mi ha detto che Babbo Natale non esiste». Un rivolo di sudore scende sulla schiena del genitore, mentre sul gruppo WhatsApp della scuola dell’infanzia si scatena il finimondo, fra commenti indignati verso il Grinch di turno e domande su come convincere i figli che il guastafeste si sbaglia. Qual è la strategia più opportuna da adottare se qualcuno rivela al piccolo prematuramente, già alla scuola dell’infanzia, che Babbo Natale non esiste? È un dilemma comune che coinvolge tante mamme e papà, specie oggi, in cui negli asili e nei parchi s’incontrano famiglie e fanciulli con provenienze, culture, tradizioni e fedi giustamente diversi. Wamily ha chiesto un parere al pedagogista del Comitato Socio-Scientifico di Wamily, il dott. Luca Frusciello.
Fino a che età è presto scoprirlo?
Innanzitutto, è lecito domandarsi fino a che età è considerato “presto” scoprire che Babbo Natale – o San Nicola, Santa Lucia, la Befana, a seconda della località di provenienza – non esiste. La maggior parte dei bambini è convinta che Babbo Natale esista davvero fino all’età di circa 8 anni. Il biennio tra gli 8 e i 10 anni è il più prolifico di domande: è la fase in cui generalmente i piccoli iniziano a sviluppare la capacità di ragionare mettendo in discussione le storie che sono state raccontate loro e ipotizzando che non siano più giustificabili con la “magia”.
A 5 o 6 anni parecchi di loro sono in grado di distinguere fra realtà e fantasia, come riporta uno studio pubblicato su Developmental Psychology, anche se a volte rimangono aggrappati al mito di Babbo Natale ancora un per un po’ di tempo. Credere che un simpatico vecchio barbuto recapiti loro dei doni sotto l’albero è divertente per i bimbi, perciò se gli adulti – nello specifico genitori e insegnanti – rafforzano la storia con i loro gesti e le loro parole, i piccoli avranno meno motivi di dubitare di Santa Claus.
E se la rivelazione avviene prima dei 5 anni, alla scuola dell’infanzia? Le famiglie prendono decisioni diverse su cosa dire ai figli riguardo a Babbo Natale, di conseguenza alcuni bambini diventeranno sospettosi prima del previsto, altri, magari cresciuti in famiglie con culture differenti che non credono al Natale o alla figura di Babbo Natale, sapranno fin dai primi anni di vita che si tratta di un personaggio frutto della fantasia. C’è il rischio quindi che uno di loro riveli agli altri coetanei che Babbo Natale non esiste. A quel punto, come si risolve la questione?
Il parere del pedagogista
Il genitore non deve incolpare il bambino che ha negato l’esistenza di Babbo Natale, ma deve concentrarsi su come rispondere al figlio. In queste situazioni, il pedagogista Frusciello consiglia di rassicurare il piccolo, continuando a trasmettergli la magia del Natale e spiegandogli che alcune persone, semplicemente, non credono a Babbo Natale, e che non c’è nulla di male in questo.
«Non dobbiamo convincere nessuno dell’esistenza di qualcuno o qualcosa – risponde il dott. Frusciello -. I bambini non vedono Babbo Natale: è un atto di fede. Per cui, più che cercare di convincerli che Babbo Natale esiste, spiegherei loro che esistono persone che ci credono e altre che non ci credono, che questa cosa c’è tra i grandi e c’è tra i piccoli, che se alcuni bambini non ci credono non importa. È giusto rispettare la democrazia dei valori, continuando a trasmettere la magia di Babbo Natale».
«Facciamo un esempio diverso – prosegue il pedagogista –, un bambino che arriva da una famiglia atea dice ai compagni che Dio non esiste, e i bambini che hanno ricevuto un’educazione cristiana cattolica rispondono che invece Dio esiste. Gli adulti a quel punto spiegheranno loro che Dio esiste per le persone che credono in Dio, perché la religione è una questione di fede. Per Babbo Natale la risposta non deve essere diversa, nonostante Dio sia una questione strutturale e principale mentre Babbo Natale è un’informazione di dettaglio che arriva una volta all’anno».
«Non tenterei di convincerli o di riconvincerli dell’esistenza di Babbo Natale perché non sarebbe giusto. Questo problema, come si è presentato alla scuola dell’infanzia, probabilmente tornerà alla primaria. La risposta è più semplice di quanto si immagini e la troviamo nella ingenuità e purezza dei bambini: in Babbo Natale ci crede chi ci crede. Credere in Babbo Natale è un valore aggiunto. Noi genitori ti diciamo che Babbo esiste, come quella famiglia dice di no, ma ci rispettiamo e ci vogliamo bene lo stesso».
In effetti, genitori e insegnanti sono delle guide. Se gli adulti continuano a trasmettere la magia del Natale, con le sue canzoni, tradizioni, storie, personaggi, usanze, il piccolo, con la spontaneità che lo contraddistingue, automaticamente si fiderà, dando poco peso al resto.
Consigli per rafforzare la fiducia in Babbo Natale
Esistono, comunque, dei consigli e suggerimenti concreti per rafforzare la fiducia in Babbo Natale se un coetaneo rivela prematuramente agli amici la vera identità di Babbo Natale (cioè quando non hanno iniziato in autonomia a nutrire dei dubbi sulla sua esistenza), quali:
- Alimentare l’atmosfera magica del Natale: è importante che il genitore dimostri al figlio di credere al vecchio barbuto, aiutandolo a scrivere la letterina, organizzando una visita al villaggio di Natale, leggendogli storie, organizzando gli scherzi dell’Elfo di Natale. Dopotutto, come si può pretendere che il piccolo abbia fede in Babbo Natale, se per primo l’adulto non ci crede?
- Guardare un film di Natale come Polar Express, che affronta il tema dell’esistenza di Babbo Natale, offrendo una chiave di lettura interessante
- Giocare al postino: è una buona idea indirizzare al piccolo una lettera scritta da Babbo Natale, come la lettera di risposta alla lista dei suoi regali, in cui il vecchio ringrazia il bambino della sua adorabile lettera e lo rassicura dicendogli che farà del suo meglio per accontentarlo. È importante, qualora si scelga di proporgli la lettera, mascherare la calligrafia.
- Fare shopping natalizio da soli: anche se il genitore deve acquistare regali di Natale per amici o parenti, e comunque non per il figlio, è meglio lasciare a casa il bambino, per non ritrovarsi a dover rispondere a domande del tipo “Come porti i regali a Babbo Natale?”. Lo stesso vale per l’impacchettamento dei doni e per i regali sotto l’albero: si consiglia di evitare di confezionarli in loro presenza e di posizionarli sotto l’abete solo la notte di Natale.
- Preparare del cibo per Babbo Natale: alla Vigilia di Natale è bene preparare con il piccolo qualche biscotto e una tazza di latte da lasciare a Babbo Natale affinché si possa rifocillare durante la lunga traversata notturna. Al risveglio, ha senso far ritrovare al piccolo il vassoio vuoto, facendogli credere il vecchio barbuto abbia mangiato tutto.
- Spiegargli che esistono anche Santa Lucia, Befana, San Nicola: in alcune località d’Italia non arriva Babbo Natale, ma altri personaggi analoghi. È importante spiegarlo al piccolo, mostrandogli sul calendario le diverse date di arrivo nelle varie regioni italiane.
- Mostrargli il percorso di Babbo Natale: esistono siti e App che seguono il viaggio di Babbo Natale, come il sito del North American Aerospace Defence Command (Norad) che segue in tempo reale i progressi dell’uomo vestito di rosso, e il sito di Google, utile per mostrare ai piccoli dove Babbo Natale sta effettuando le consegne mentre lo si sta aspettando.