Per scuola parentale s’intende un progetto educativo che nasce dalla volontà di un gruppo di famiglie di unirsi per creare un'alternativa alla scuola tradizionale (generalmente dell’infanzia e primaria). I genitori lavorano insieme alla realizzazione di un percorso d’istruzione diverso per i loro figli che si svolge in un ambiente extradomestico, dove i piccoli apprendono insieme nozioni e insegnamenti attraverso una didattica alternativa. Rientra nelle modalità di “educazione parentale” previste dalla legge, come l’“homeschooling” o istruzione a casa (con cui non va confuso), e si tratta di un’opzione prevista dalla Costituzione italiana, anche se ad oggi esistono poche scuole parentali in Italia.
Marina Cozzi, direttrice di un asilo nel bosco (1-5 anni) e di una scuola primaria parentale (6-10 anni) di Canegrate, in provincia di Milano, ha raccontato a Wamily come funziona, concretamente, una scuola parentale.
Cosa si intende per scuola parentale?
La scuola parentale consiste in un percorso di istruzione alternativo rispetto a quello scolastico. Si tratta di una proposta educativa fuori dalle righe o, meglio, fuori dal sistema (inteso come istituzione), che generalmente parte dall’iniziativa di un gruppo ristretto di genitori insoddisfatti dell’offerta scolastica statale, al quale in seguito si aggregano altre famiglie. A volte sono direttamente i genitori a occuparsi dell’istruzione del gruppo di figli, mentre nel più dei casi gli adulti si affidano a una équipe pedagogica, che si occupa operativamente dell’istruzione dei piccoli.
«La scuola parentale è come una grande famiglia, fondato sulla cooperazione – spiega Marina Cozzi, che gestisce un asilo nel bosco e una scuola primaria parentale alle porte di Milano, all’interno dell’associazione “Spazio Creativo La Nuova Aurora” – . Noi ad esempio abbiamo realizzato un teatro con l’aiuto dei genitori, che si sono occupati materialmente della costruzione. Una mamma che insegna Gong, poi, ha svolto una sessione con i bambini, un’altra, pittrice, ha seguito i piccoli nella pittura di sassi. Nella nostra scuola, però, i bimbi vengono formati da educatrici e insegnanti qualificate, mentre i genitori collaborano di tanto in tanto per specifiche iniziative. Esistono scuole parentali dove, invece, i genitori dedicano regolarmente delle ore alle attività».
La scelta di far frequentare al figlio una scuola parentale, anziché una scuola statale, è tutelata dalla Costituzione. L’articolo 34, infatti, recita: «L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita». La legge si riferisce a una generica “istruzione”, senza menzionare la scuola né la frequenza scolastica.
L’articolo 30, poi, delega ai genitori il dovere e il diritto di «mantenere, istruire ed educare i figli». L’istruzione primaria dei figli è, quindi, una responsabilità dei genitori, non dello Stato, che è chiamato a vigilare sul rispetto dell’obbligo senza avere l’esclusiva sull’istruzione.
È difficile trovare una definizione precisa, univoca e dettagliata di scuola parentale dal momento che i progetti esistenti sono pochi (anche se il fenomeno è in aumento, specie dopo la pandemia da Covid-19) e si differenziano per alcuni aspetti l’uno dall’altro. Alla base della scuola parentale, comunque, c’è la «scelta della famiglia di provvedere direttamente all’educazione dei figli», come riporta il Ministero dell’Istruzione del Merito.
«La scuola paritaria ha avuto un boom dopo il Covid, – spiega Cozzi – le restrizioni hanno indotto alcuni genitori a cercare spazi di maggiore libertà per i figli. La diffusione delle scuole parentali, comunque, è legata anche al fatto che alcuni genitori prediligono sempre di più metodi educativi meno rigidi, come il Montessori».
Non è da confondere con lo studio a casa, in cui un tutore provvede all’istruzione del fanciullo nel contesto domestico (homeschooling o home education). La scuola parentale, a differenza dello studio a casa, raduna in uno spazio extra-domestico bambini di diverse famiglie, accomunate dalla volontà di creare una realtà diversa rispetto alla scuola tradizionale.
Come si svolge la scuola parentale?
Un gruppo di genitori, insoddisfatto dell’offerta scolastica tradizionale e unito dalla volontà di creare un’alternativa alla scuola tradizionale, lavora per creare un progetto d’istruzione per i figli, con l’aiuto di educatori e pedagogisti. In genere, le scuole parentali riguardano la prima infanzia e sono un'alternativa a scuola dell'infanzia e primaria, ma esistono anche scuole parentali medie e superiori.
«Non è prevista una divisione in classi – spiega Cozzi – , alla primaria sono tutti insieme, dai 6 ai 10 anni, così come nell’asilo nel bosco, dove hanno da 1 a 5 anni. Le attività sono le stesse, anche se vengono formulate in maniera diversa e con gradi di difficoltà differenti poiché, chiaramente, un bimbo di 6 anni e mezzo non è in grado di completare le schede di uno di 9 anni».
Tante scuole parentali promuovono laboratori, attività e lezioni all’aperto, in cui i piccoli stanno a contatto con la natura e interagiscono con l'ambiente esterno.
«Noi abbiamo delle educatrici qualificate per l’asilo nel bosco e delle maestre laureate per il gruppo 6-10 anni, che insegnano le stesse materie che si studiano nelle scuole statali e seguono il programma ministeriale, anche se declinato in modo più esperienziale e manuale – spiega Cozzi – . Per esempio, se c’è da affrontare l'argomento del Dna, prendiamo l’argilla e creiamo la catena del DNA con i bastoncini, se c’è da studiare i vulcani, lo riproduciamo con bicarbonato e gesso: insomma, tocchiamo con mano quello che stiamo scoprendo. In altre scuole parentali, invece, non viene seguito il programma ministeriale e i genitori seguono la filosofia dell’“insegnare solo se il piccolo lo richiede”».
«Svolgiamo diverse attività – continua Cozzi – dal teatro, alla musica, ai cavalli nella scuderia. Prima della pandemia siamo andati anche in una casa di riposo a trovare gli anziani».
L’asilo nel bosco e la scuola primaria parentale alle porte di Milano aprono alle 8:30 e chiudono alle 16, a differenza di altre scuole parentali, che prevedono un orario part-time. Le lezioni si svolgono all’interno di un giardino di circa 2000 mq, che ospita una casetta, dove in inverno si radunano i piccoli 1-5 anni, e una struttura in legno riscaldata nei mesi freddi e aperta d’estate, dove invece seguono le lezioni i bambini 6-10 anni. «Da noi i piccoli e i grandi mangiano insieme all’aperto, quando il tempo lo permette, perché reputo il pasto un momento educativo, e il cibo lo cuciniamo noi – spiega Cozzi – . In altre scuole parentali, invece, i bambini si devono portare il pasto e la merenda da casa, e quindi mangiano in modo differenziato l’uno dall’altro».
In Italia le scuole parentali sono poche e quelle che esistono generalmente divergono l’una dall’altra: ognuna ha le sue regole e segue la sua filosofia educativa. «Noi seguiamo la filosofia montessoriana» precisa Cozzi. Tuttavia, le scuole parentali anche se non sono uguali tra loro sono accomunate da una serie di valori di base:
- Importanza della salute e dell’alimentazione
- Amore per il prossimo e per l’ambiente (trasmesso tramite, per esempio, il contatto con la natura, la didattica all’aperto e la scuola nel bosco)
- Collaborazione tra i genitori, all'interno di un progetto "a conduzione familiare"
- Libera espressione della creatività
- Cooperazione tra bambini di diverse età
Chi può fare istruzione parentale?
Qualsiasi famiglia può scegliere di far frequentare al figlio una scuola parentale, se lo desidera.
I genitori che scelgono di avvalersi dell’istruzione parentale per il figlio sono chiamati a comunicare al dirigente scolastico della scuola più vicina di essere in possesso della capacità tecnica o economica per provvedere all’insegnamento parentale del figlio, come riporta il Ministero dell’Istruzione. La dichiarazione va rinnovata annualmente, e il preside e il sindaco hanno il compito di verificarne la veridicità.
Il minore, peraltro, deve sostenere ogni anno presso una scuola pubblica o paritaria un esame di idoneità all’anno scolastico successivo.
«Per quanto riguarda la scuola primaria, ci appoggiamo a una Scuola Amica di Brescia, che consente ai nostri bambini di svolgere l’esame da privatista, scritto e orale – commenta Cozzi -. L’attestato che certifica il passaggio del piccolo alla classe successiva viene consegnato alla scuola dell’obbligo, così che sia tutto regolare».