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7 Marzo 2024
12:30

Costo medio per crescere un figlio: l’Italia è la terza al mondo dopo Cina e Corea del Sud

Secondo una ricerca statistica cinese, l'Italia è al terzo posto nella classifica mondiale dei Paesi dove crescere un figlio costa di più, preceduta solamente da Cina (seconda) e Corea del Sud, altri due Stati alle prese con una profonda crisi di nuove nascite.

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Costo medio per crescere un figlio: l’Italia è la terza al mondo dopo Cina e Corea del Sud
Costo medio per crescere un figlio: l'Italia è la terza al mondo dopo Cina e Corea del Sud

L'Italia è il terzo Paese al mondo in cui crescere un figlio costa di più e solo Cina e Corea del Sud ci precedono in questo podio assai poco invidiabile podio

A stilare la classifica dal YuWa Population Research Institute, un'ente cinese di osservazione demografica che, analizzando i dati relativi alle principali  spese affrontate da una famiglia per crescere un bambino (istruzione, cure mediche, alimentazione etc…), ha provato a stabilire una correlazione tra l'ammontare medio dei costi e il tasso di natalità dei singoli Paesi.

Il (poco) sorprendete risultato di questa comparazione ha mostrato che le nazioni alle prese con maggiori difficoltà di crescita demografica sono anche quelle dove mantenere un figlio fino all'età adulta risulta economicamente più oneroso.

Il caro-figli in Italia

Secondo i dati raccolti dai ricercatori infatti, nel Belpaese crescere un bambino costa, in media, 6,28 volte il nostro PIL pro-capite. Un'enormità, soprattutto se paragonata con i nostri "vicini" europei come Francia e Germania, dove le spese medie per mantenere ed educare un minore ammontano rispettivamente a 2,2 e 3,6 volte il PIL pro-capite nazionale.

Detto in soldoni, in Italia crescere un figlio costa il triplo rispetto a quanto avviene Oltralpe e i risultati, in termine di nuovi nati, appaiono evidenti dal momento che in Francia il tasso di natalità si attesta intono a 1,7/1,8 figli per donna, mentre da noi ci si ferma appena a 1,2.

A confermare lo stretto nesso tra la bassa natalità e le spese eccessive per mettere su famiglia ci pensano poi gli unici due Paesi che superano l'Italia in questa corsa al ribasso.

La Cina, al secondo posto nella classifica con un costo medio che si aggira intorno alle 6,3 volte il Pil nazionale, sta infatti vivendo una pluriennale crisi delle culle vuote, con numeri di nuovi nati più che dimezzati rispetto al 2016, anno in cui la Repubblica Popolare decise di togliere ogni vincolo sul numero di figli concessi ad ogni nucleo familiare proprio per contrastare la decrescita di popolazione.

In Corea del Sud invece, l'esborso medio per i genitori ammonta addirittura a 7,8 volte il PIL pro-capite, uno squilibrio che si riflette con il tasso di natalità più basso del globo, pari a 0,78 figli per donna, che nemmeno iniziative disperate come l'apertura di sale parto extra-lusso o maxi-bonus per i neo-genitori sembrano riuscire a contrastare.

Il limite della ricerca

I risultati ottenuto dall'indagine dall'YuWa Population Research Institute sembrano dunque confermare come l'aspetto economico legato alla crescita dei figli sembri influire l'andamento delle curve demografiche ben più dei fenomeni sociali o le nuove priorità dei giovani, spesso indicati come maggiormente orientati all'autoaffermazione rispetto al desiderio di crearsi una famiglia numerosa.

Gli stessi autori dello studio però hanno voluto precisare come i dati riportati debbano essere presi con le pinze.

La ricerca infatti è stata impostata su studi già esistenti e condotti nei singoli Paesi, senza un criterio scientifico uniforme. In Italia, ad esempio, il costo per la crescita figlio è stato preso dall’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori e non dall'istituto nazionale di statistica (ISTAT) come invece è stato fatto per altre nazioni.

Tale difformità negli strumenti d'analisi adottati potrebbe dunque restituire un quadro meno fedele dell'effettiva realtà delle cose, anche se per l'Italia il pericolo dell'inverno demografico rimane comunque alle porte.

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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