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23 Maggio 2023
15:30

Cristina Prenestina, la drag queen che legge fiabe ai bimbi: “Vorrei liberare i principi azzurri dall’ansia da prestazione. La diversità è un valore”

Cristina è una drag queen con una missione speciale: leggere fiabe “di ultima generazione” ai bambini nelle scuole e nelle biblioteche d’Italia, trasmettendo chiaro e forte il suo messaggio: "il nostro modo di essere ci rende unici".

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Cristina Prenestina, la drag queen che legge fiabe ai bimbi: “Vorrei liberare i principi azzurri dall’ansia da prestazione. La diversità è un valore”
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È come un supereroe. Clark Kent quando combatte il male si leva gli occhiali e la cravatta per indossare mantello e calzamaglia. Francesco Pierri, quando si trasforma in Cristina Prenestina, smette gli abiti da assistente sociale per vestire quelli di una drag queen. Borsetta in mano, tacchi ai piedi, rossetto sulle labbra. Come Superman, ha il suo super potere, che non è la forza virile: è il «potere di aprire le menti» leggendo fiabe ai più piccoli nelle scuole e nelle biblioteche d’Italia.

La storia di Cristina Prenestina

Tutto è iniziato nel 2017, quando Francesco conosce “Drag Queen Story Hour”, un progetto nato negli Stati Uniti, a San Francisco, ed importato oltreoceano, in Svezia, dove, grazie a un’iniziativa finanziata dal Ministero dell’Istruzione, una compagnia di drag queen leggeva nelle scuole storie e racconti a promozione dell’inclusione e contro il razzismo e l’omolesbotransfobia. Ispirato dal progetto americano adottato nel Paese del Nord, Francesco sogna di replicarlo nella sua città, Roma, dove inizialmente incassa una raffica di “no” secchi dalle scuole. «C’era la paura della drag queen» ci spiega. La svolta arriva quando il Mario Mieli, Circolo di Cultura Omosessuale di Roma, mette a disposizione di Francesco – in arte Cristina Prenestina – gli spazi del Circolo per leggere ai più piccoli le fiabe. Inizialmente, a sedere nella platea di ascoltatori erano le famiglie arcobaleno e i parenti degli associati al Circolo, ma con il tempo le letture della drag queen Cristina iniziano ad incuriosire e ad avere risonanza anche all’esterno, tanto che presto il progetto si allarga, le scuole si interessano e la notizia diventa virale.

Fiabe di fanciulle assonnate e gagliardi principi azzurri? No grazie!

Dal 2019 ad oggi Cristina viaggia per lo Stivale raccontando le sue fiabe nelle scuole e nelle biblioteche. I suoi giovani uditori hanno dai 3 ai 12 anni, e ascoltano incantati quei racconti bizzarri. Le principesse che descrive Cristina non vogliono più indossare quel vestito rosa impreziosito di perle, e i prìncipi non combattono necessariamente sguainando la spada, fieri, a cavallo. «Leggo racconti di ultima generazione, – racconta – uno l’ho scritta io, “Nino-Rex”, una storia di bullismo, in cui un dinosauro brutto, sporco e cattivo disturba, con i suoi dispetti, la Tribù degli Abbracci, fino a quando un personaggio neutro, Andrea, lo affronta con la domanda più potente che possa porgli: “Perché lo fai?”. Nino risponde che è invidioso, non avendo mai ricevuto un abbraccio in vita sua perché le sue braccia sono troppo corte…». Alla fine, la storia si conclude con un lieto fine, e con un abbraccio.

Le fiabe e le favole della nostra tradizione, anche se di intramontabile fascino, tendono ad escludere coloro che non si riconoscono in quei valori e in quei personaggi stereotipati. Uno di loro era Francesco, che da piccolo si trovava spaesato di fronte a modelli che non gli appartenevano. «Quello che avrei voluto dire al Francesco di vent’anni fa è: “vai bene così, non c’è nulla che non va in te”. – continua – Vorrei liberare i prìncipi azzurri dall’ansia da prestazione, dall’idea che siano costretti ad affrontare draghi, ad essere virili e machi, perché altrimenti viene meno il loro essere uomo. Così come vorrei liberare le principesse dall’idea che, se non sono belle e pettinate, deludono le aspettative degli altri».

Per Cristina, come per Francesco, la diversità è un valore. «Il nostro modo di essere ci rende unici – prosegue – fin quando non fai del male a nessuno, quello che ti rende felice va bene».

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Cristina durante una delle sue letture

Assistente sociale in ufficio, drag queen nelle scuole

«Credo che i bambini abbiano il potere di cambiare il mondo» si legge nella biografia della drag queen in rete. I più piccoli sono il comune denominatore tra la vita di Francesco, che in passato ha lavorato in una cooperativa che gestiva asili nido e oggi è un assistente sociale, e di Cristina, che nel tempo libero si prodiga per portare avanti la sua campagna gratuita di letture inclusive. «Sono convinto che gli stereotipi e le discriminazioni non siano innati nei piccoli, ma come ogni barriera viene costruita giorno dopo giorno, – spiega – se vogliamo un mondo libero da pregiudizi, dobbiamo investire nei bambini, perché il mondo è loro, che hanno la capacità di guardare l’altro con un occhio privo di pregiudizi, un’abilità che noi adulti purtroppo perdiamo con l’età. Insegnare il rispetto dell'alterità è il mio modo di fare educazione civica ed attivismo».

Quando arriva in classe con la sua parrucca multicolore, Cristina chiede ai piccoli se sanno chi sia una drag queen. E nove volte su dieci, inaspettatamente, uno di loro alza la mano e risponde correttamente: «È un uomo che si veste da donna». A quel punto, Cristina riprende parola, e rinforza la risposta del piccolo raccontandosi a modo suo. Spiega che, se Clark Kent per diventare un supereroe indossa una calzamaglia, sfoggia una “S” sul petto e si allaccia un mantello al collo, lei per trasformarsi in supereroina si infila un paio di tacchi e si sistema una parrucca sul capo. Il suo superpotere? «Aprire le menti, offrire un immaginario nuovo, dire a tutti che se sei felice a mettere lo smalto va bene, che non devi soddisfare le aspettative degli altri, ma quello che tu vuoi» rivela.

Durante l’ultima lettura collettiva a Bari una bambina ha confidato a Cristina che vorrebbe giocare a calcio, ma i suoi compagni maschi glielo impediscono perché «lei è una femmina». «Se riesco a incoraggiare la piccola a non abbandonare la sua passione per il calcio, significa che il mio superpotere ha funzionato» spiega la drag queen.

Piccoli “gender creative”

Capita che, dopo la lettura, una mamma mandi un messaggio a Cristina, la ringrazi e le riveli: “Ieri per mio figlio è stato importante incontrarti, lo ha rassicurato, gli è servito a capire che non è un bambino difettato, come un giocattolo”. Sono chiamati “gender creative” i piccoli che, non riconoscendosi pienamente nel loro genere biologico, hanno un’identità di genere “in costruzione”, che, magari, verrà esplicitata in età adulta, o magari no.

E così, Cristina Prenestina, con i suoi tacchi vertiginosi, i suoi ombretti vistosi e la sua parrucca arcobaleno, si sposta per l’Italia, quando il suo lavoro glielo permette. La sua missione è raccontare che abitano, nel Paese delle fiabe, anche altri personaggi. Esistono principesse che storcono il naso di fronte a un vestito orlato di pizzo, e principi che inorridiscono all’idea di sconfiggere un drago. Esistono fate che vogliono giocare a pallone, e maghi con le unghie smaltate. E questo è ok. «Lo faccio soprattutto per quei bimbi che come me da piccoli si sono sentiti sbagliati perché diversi, non comprendendo il valore della loro unicità» conclude.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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