In Italia gli addii alle fedi nuziali stanno subendo una battuta d’arresto, tuttavia le nuove norme su separazione e divorzio, in vigore da oggi, potrebbero innescare un nuovo boom di rotture coniugali. Tempi più brevi, sanzioni in caso di violazione degli accordi, centralità del minore, creazione di un piano genitoriale che tuteli la quotidianità del figlio e la novità principale: il via a un unico rito della procedura civile, con un solo procedimento comprensivo di domanda di separazione e domanda di divorzio. In sostanza, le coppie potranno richiedere separazione e divorzio giudiziale in contemporanea, con un limite per l'udienza davanti al giudice di 90 giorni dalla presentazione della domanda.
Una rivoluzione che semplificherebbe la sconfessione del "sì" dichiarato solennemente all’altare o in comune, ma sulla cui effettiva attuabilità gli addetti ai lavori sono scettici. «La riforma sulla carta ha indubbiamente tanti aspetti positivi – commenta a Wamily la giurista Gioia Saitta, esperta in diritto della famiglia, criminologa clinica e mediatrice familiare – dalla centralità del minore all’accorpamento dei procedimenti, ma bisognerà vedere nella pratica se le risorse giudiziarie sono sufficienti per gestire la mole di richieste nei tempi previsti».
Le nuove regole su separazione e divorzio
Negli ultimi anni nel nostro Paese oltre ai matrimoni e alle unioni civili, sono calati pure i divorzi. Secondo i dati Istat, dal 2016 – l’anno più nero per i divorzi in Italia, in cui sono state ben 99.071 le procedure civili che hanno annullato le nozze con l’ex – i divorzi sono progressivamente diminuiti di anno in anno fino a cadere a picco nel 2020, complice la pandemia, con 66.662 rotture (85.349 nel 2019, un anno prima dell’emergenza sanitaria). Il trend delle separazioni non registra cali significativi: nel 2016 le separazioni sono state 99.611, mentre nel 2019 97.474.
Ma la procedura civile del divorzio potrebbe riconquistare quota con le novità introdotte dalla riforma (Dgls 149/2022) dell’ex Ministra della Giustizia Marta Cartabia, in carica sotto il Governo Draghi. I coniugi che avvieranno le pratiche di divorzio da oggi, 1 marzo 2023, hanno il via libera per separarsi e divorziare con un unico procedimento, con tempi più brevi e con multe in caso di violazione degli accordi. Per i procedimenti già in atto verranno seguite le regole precedenti alla riforma.
Vediamo quali sono le modifiche cruciali per snellire le procedure di separazione e divorzio:
- Unica procedura – che non è più divisa nelle due fasi, presidenziale e istruttoria – per richiedere contestualmente separazione e divorzio giudiziale, con un atto completo da subito di fatti, mezzi di prova, elementi di diritto e documenti utili a definire il ricorso
- Obbligo di passaggio in giudicato della sentenza parziale di separazione
- Cessazione ininterrotta della convivenza dei due coniugi
- Udienza del giudice (uno solo) entro 90 giorni dalla presentazione del ricorso (120 se il convenuto risiede all’estero)
- Ascolto dei figli, anche di età inferiore ai 12 anni
- Competenza territoriale stabilita in base alla residenza dei figli (in caso di assenza di figli, è determinata dalla residenza del convenuto)
- Presentazione di un piano genitoriale di impegni e attività quotidiane dei figli
- Sanzioni in caso di inadempimento degli accordi
- Dichiarazione della condizione reddituale e patrimoniale di entrambe le parti
«Quello che da domani cambia è un aspetto procedurale, più che sostanziale. – spiega la dott.ssa Saitta – Gli avvocati dovranno selezionare una serie di documenti in via anticipata (perché non ci sarà più differenza fra udienza presidenziale e istruttoria), sulla base dei quali il presidente fisserà un'unica udienza. Documenti che dovranno contenere tutto, inclusi i riferimenti finanziari e un piano genitoriale che rappresenti la condizione del minore (perché si intende dare rilevanza prevalente all’interesse del minore nella separazione), il tutto entro 90 giorni dalla richiesta, nella quale può essere inserita anche la richiesta di divorzio senza dover fare due procedimenti separati».
È effettivamente attuabile?
L’obiettivo principe della riforma Cartabia sarebbe quello di ridurre la durata dei procedimenti civili del 40% entro la metà del 2026. Al momento, per arrivare a una sentenza di divorzio, occorrono, in media, dai 2 ai 3 anni. Tempi lunghi, che le nuove modifiche puntano a dimezzare.
Tuttavia, i giuristi avanzano qualche perplessità sull'effettiva attuabilità delle modifiche.
«È una riforma con tanti aspetti positivi, che punta a snellire enormemente l’iter, evitando il frastagliamento dei procedimenti, riducendo le tempistiche e attribuendo rilevanza al minore, ma la preoccupazione per chi lavora in ambito giuridico e familiare è che le norme in vigore da oggi comportino un cambiamento sulla carta, e non nella sostanza, poiché le risorse giudiziare, specialmente a livello di magistratura, sono ridotte all’osso. Giudici e magistrati potrebbero non essere sufficienti, in termini numerici, per garantire l’attuazione di una teoria tanto virtuosa» ha risposto a Wamily la giurista Saitta.
A velocizzare separazioni e divorzi avevano ampiamente contribuito le norme varate nel 2014 e nel 2015, che giustificano l’exploit di divorzi registrato nel 2015 e nel 2016, un biennio in cui le rotture sono più che raddoppiate rispetto al 2014. In particolare, il Decreto legge 132/2014 aveva snellito l’iter consensuale, senza il dovere di rivolgersi ai Tribunali, e la Legge 55/2015 (comunemente nota come “Divorzio breve”) aveva accorciato le distanze fra separazione e divorzio.
Sarà da verificare negli anni a venire se le modifiche introdotte con la nuova riforma Cartabia troveranno spazio nella realtà di quelle coppie che decidono di intraprendere strade di vita separate.