Meno di un terzo dei Millenials (27-40 anni) ha figli, contro il 60% della Generazione X (41-56 anni) e il 75% dei Baby Boomers (57-74 anni). Con l’incremento del numero di single, vedovi e divorziati è previsto per il 2031 un aumento dei nuclei familiari, da 25 a 26 milioni, mentre l’unica tipologia di famiglia che continuerà drasticamente a calare è quella formata dalle coppie con figli. Entro otto anni le “famiglie tradizionali” saranno un milione in meno (da 8 a 7 milioni), e nel frattempo cresce in Italia l’insoddisfazione per le politiche a sostegno delle famiglie, ritenute al di sotto della media europea. È quanto emerge dalla ricerca “Gli italiani e la denatalità” di Changes Unipol elaborata da Ipsos, che ha coinvolto un migliaio di individui nella fascia d’età 16-74 anni.
Non è vero che le nuove generazioni non vogliono avere figli
Non è vero che i giovani non vogliono avere figli. Quasi sette italiani su dieci ritengano che le coppie di oggi siano meno interessate ad avere figli rispetto a trent’anni fa, eppure i risultati del sondaggio li smentiscono (in parte). Tra chi attualmente non ha figli, prevale il desiderio di averne in futuro (36%), contro il 30% di chi non progetta di avere dei figli un domani. In particolare il 55% dei giovani della Generazione Z, che oggi hanno tra i 16 e i 26 anni, si immagina un giorno genitore. Tuttavia, per i più di loro si tratta di un progetto a medio termine, cioè realizzabile non prima di cinque anni, anche a causa di motivi economici. I Millenials che non hanno figli, invece, sono meno propensi a costruirsi una famiglia (48%) rispetto alla generazione più giovane.
Per la Gen Z la causa è la maggiore libertà di scelta
Il portafoglio è il punto critico della questione denatalità, almeno per gli Over 30.
Secondo il sondaggio, considerando complessivamente gli intervistati, l’aumento dell’età media in cui si diventa genitori è dovuto principalmente a motivazioni economiche (62%), quindi al costo elevato della vita e alla mancanza di una casa di proprietà.
Seguono le motivazioni socio-culturali, cioè l’aumento dell’età media per il matrimonio, ingresso ritardato nel mondo del lavoro, il calo di matrimoni e l’aumento dei divorzi. Particolarmente interessante è che due italiani su dieci addebitano il problema delle culle vuote alla maggiore libertà di scelta degli individui. In sostanza, avere figli non è più percepito come un’imposizione della società, di conseguenza le coppie, svincolate dal peso del giudizio sociale, si sentono più libere di non averne.
Al terzo posto, tra le cause della denatalità nella percezione comune, troviamo il lavoro: precarietà, contratti instabili, scarsa parità di genere e difficile conciliazione della carriera con la famiglia disincentivano la natalità.
In realtà la percezione delle cause delle culle vuote cambia a seconda delle generazioni: per la Generazione Z (16-26), a differenza di quelle più mature, le motivazioni socio-culturali e, nello specifico, la maggiore libertà di scelta, incidono di più rispetto al fattore economico.
La paura più diffusa tra le diverse generazioni, comunque, riguarda le conseguenze della denatalità sul sistema pensionistico.
Le politiche di sostegno per la famiglia sono insufficienti
Il 50% degli italiani giudica insufficienti le attuali politiche a supporto della famiglia e per quasi il 70% sono inferiori rispetto a quelle del resto d’Europa. I più critici sono i più anziani, quindi Boomers e Gen X, mentre più positivi sono i giovani della Gen Z, seguiti dai Millenials.
Quali sono, allora, gli interventi per contrastare la denatalità considerati più efficaci dagli intervistati? I più votati solo l’idea di istituire un assegno universale mensile e di incentivare le politiche di sostegno per l’educazione, mentre più critici sono i giudizi sui congedi parentali e il sostegno agli Under 35:
- Istituire un assegno universale mensile per ogni figlio a carico fino all’età adulta, senza limiti d’età per i figli con disabilità
- Rafforzare le politiche di sostegno alle famiglie per le spese educative e scolastiche e per le attività sportive e culturaliIntrodurre incentivi al lavoro femminile (detrazioni per i servizi di cura, promozione del lavoro flessibile)
- Riformare i congedi parentali, estendendoli a tutte le categorie professionali e introducendo i congedi di paternità obbligatori e strutturali
- Assicurare il protagonismo dei giovani Under 35, promuovendo la loro autonomia finanziaria con un sostegno per le spese universitarie e per l’affitto della prima casa
Anche qui, tuttavia, emergono delle differenze generazionali. La Gen Z ritiene particolarmente efficace il protagonismo degli Under 35 e l’estensione dei congedi parentali, mentre i Boomers sono più entusiasti per gli assegni universali.
La flessibilità lavorativa (lavoro da remoto, orari flessibili di entrata e uscita, settimana lavorativa corta), per finire, è considerata all’unanimità l’incentivo più efficace per contrastare la denatalità, seguito dagli aiuti economici (rimborsi per le spese scolastiche e della baby-sitter, asilo nido aziendale e coaching per il rientro a lavoro delle neomamme).