La Francia stacca di quasi 60 centesimi l’Italia, stracciando brutalmente lo Stivale. No, non è l’infelice esito di una partita di calcio: sono i tragici risultati del tasso di fecondità in Europa emersi dall’ultimo aggiornamento Eurostat, che incorona la Francia come Paese in cui nascono più figli nel continente (con un tasso di fecondità pari a 1,84), e confina l’Italia in fondo alla classifica, al terzultimo posto, con un tasso di fecondità all'1,25. Riescono a posizionarsi peggio del Belpaese solo la Spagna (con un tasso dell’1,19) e l’isola di Malta (1,13).
L’Italia non è un Paese per giovani. Una frase che abbiamo sentito a ripetizione, proferita da politologi, demografi, professori, tanto da diventare perfino, nel 2017, il titolo di un film diretto da Giovanni Veronesi. In effetti, i dati che sono pubblicati periodicamente dagli Istituti di Statistica nazionali e internazionali preannunciano un futuro quasi apocalittico per la popolazione italiana. Eppure, al di là delle Alpi, oltrepassando la dogana, i ritmi delle nuove nascite sono più frenetici e incoraggianti.
Che cos’è il tasso di fecondità
Partiamo dal chiederci che cosa sia tecnicamente il tasso di fecondità. Per tasso di fecondità totale (TFT) s’intende il numero medio di figli per donna in età fertile (15-49 anni). Un Paese in forze e in salute, dal punto di vista demografico, gode di un tasso di fecondità totale di circa 2,1, un valore che consentirebbe di mantenere costante la dimensione della popolazione in assenza di migrazione.
Se un Paese, come purtroppo il nostro, registra un tasso di fecondità totale inferiore a 1,3, viene identificato come Paese dalla “fecondità più bassa”.
Cosa dicono i nuovi dati Eurostat
Secondo Eurostat, nel 2021 sono arrivate nell’Unione Europea 4,09 milioni di cicogne, con un lieve aumento delle nascite rispetto al 2020, anno in cui i neonati si erano fermati a 4,07 milioni, ma con un consistente calo rispetto alla prima decade del nuovo millennio, in cui i piccoli nati dal grembo delle loro mamme erano 4,68 milioni per anno (2008). Il tasso di fecondità totale in UE nel 2021 si è attestato a 1,53 nati vivi per donna, con picchi dell’1,84 in Francia, che si è distinta come migliore nazione per numero di nascite fra le cugine UE.
Ad aumentare è, invece, l’età media delle donne al parto: se nel 2001 l’età media di chi aveva un figlio era di 29 anni, nel 2021 il dato è salito di più di 2 punti: oggi in Europa, in media, le donne diventano madri a 31,1 anni. In effetti, se i tassi di fecondità delle donne con meno di 30 anni diminuiscono, crescono quelli delle 30enni: in Italia, come in Europa, si diventa mamme decisamente più tardi rispetto al passato.
Rincuoriamoci: rispetto a ventidue anni fa, il tasso di fecondità nei Paesi dell’Unione Europea è migliorato. Nel 2001, infatti, non aveva superato l’1,43. Certo è che nel 2021 (ultimo dato disponibile) è peggiorato rispetto al 2008, al 2010 e al 2016, che si sono rivelati anni d’oro per il tasso di fecondità nel continente, sfoggiando un valore dell’1,57.
È interessante notare che quasi la metà dei piccoli nati nell’UE nel 2021 sono nati da madri che sono diventate tali per la prima volta. In pratica, il 45,5% dei bebé nel 2021 erano primogeniti. Ad allargare di più la famiglia sono stati Finlandia, Irlanda, Slovacchia, nazioni in cui i genitori sono più propensi a pensare al quarto o addirittura al quinto o sesto figlio.
La Francia è il Paese d’Europa con il più alto tasso di fecondità, anche se pure la nazione Oltralpe ha subìto una diminuzione dei fiocchi rosa e blu rispetto al passato: nel 2010 il tasso registrato era dello 2,03. Quali sono i Paesi che, invece, nel 2021 hanno guadagnato la medaglia d’argento e quella di bronzo? E quali sono stati annoverati nella lista nera dei reparti di neonatologia dell’UE?
I primi tre Paesi d’Europa per tasso di fecondità:
- Francia (1,84 nati vivi per donna)
- Repubblica Ceca (1,83)
- Romania (1,81)
Gli ultimi tre Paesi UE per tasso di fecondità:
Italia: (1,25)
Spagna (1,19)
Malta (1,13)
Tra i paesi EFTA, il tasso di fecondità totale più alto nel 2021 è stato riportato dall'Islanda (1,82) e il più basso dalla Svizzera (1,52), mentre tra i Paesi candidati il Montenegro contando 1,76 nati vivi per donna ha conquistato il tasso di fecondità totale più alto e l'Albania il più basso (1,31).
Perché in Italia il tasso di fecondità è così basso?
Il tasso di fecondità è in calo globale, perfino nei Paesi che registrano i tassi di fecondità più alti al mondo. Tuttavia, esiste un divario spropositato fra il Niger, in cui il tasso di fecondità registrato nel 2021 è del 6,2 (nel 2021 era addirittura del 7,6), e l’Italia, che nel 2021 ha raggiunto appena l’1,25. Ma quella distanza, seppure più ridotta, persiste anche se, al posto del Niger, collochiamo sull’altro piatto della bilancia qualsiasi altro Paese d’Europa (escluse Spagna e Malta): il Belpaese funge da fanalino di coda del continente europeo per numero medio di figli per donna. In Sardegna è stato registrato il valore più basso, con un tasso dello 0,99. Per quale motivo in Italia si fanno sempre meno figli e sempre più tardi?
Sicuramente, sulla caduta libera della natalità nello Stivale hanno inciso la crisi economica, evidenziata dal calo dei redditi medi e dalla minore disponibilità economica delle famiglie, e la pandemia da Covid-19.
Tra le cause della denatalità, è da annoverare la prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine. I figli studiano più a lungo, hanno difficoltà a entrare nel mondo del lavoro (e a rimanerci), quindi faticano a raggiungere quella stabilità economica che permetta di uscire di casa, pagare un affitto, acquistare una casa.
Oggi si parla di «baby-bust» per descrivere il disastro delle nascite. Uno scenario tragico che l’immigrazione negli anni ha aiutato a contenere, anche se l’apporto positivo dell’immigrazione sta lentamente perdendo efficacia, a causa dell’invecchiamento della popolazione straniera residente in Italia.