Senso di inadeguatezza verso la maternità, vergogna, isolamento. In una parola: depressione post-partum, quel male di vivere invisibile agli occhi, che dilania la mente e appesantisce il cuore. Un tritacarne per l’anima che colpisce fino al 12% delle neomamme alla nascita di un figlio.
La depressione dopo il parto era stata certificata anche alla mamma di 45 anni che la mattina di venerdì 14 luglio ha strangolato il figlio di 11 mesi nella sua abitazione a Voghera, in provincia di Pavia. Il marito e i familiari si erano promessi di non lasciare mai sola la donna, eppure venerdì è accaduto, per una quarantina di minuti che si sono rivelati fatali. Nella mezz’ora abbondante che ha separato la partenza del marito per il lavoro, alle 7.30, e l’arrivo della nonna materna, dopo le 8, è avvenuto il tragico infanticidio.
«La depressione post-partum può insorgere in qualsiasi momento nel primo anno di vita del bambino, con un picco che solitamente si manifesta nei 3-4 mesi successivi al parto» spiega a Wamily la dott.ssa Sara Baggetta, psicologa dello Sviluppo e dell'Educazione, specializzata in Psicologia Perinatale. Perdita di interesse, scarsa concentrazione, difficoltà nel prendersi cura di sé o del piccolo, isolamento, assenza di progettazione nel futuro, senso di indaguatezza e senso di colpa, vergogna, crisi di pianto, disperazione, ansia, insonnia. I sintomi della depressione post-partum hanno come comune denominatore l’angoscia lacerante. «La sintomatologia – continua la dott.ssa Baggetta – è generalmente più acuta al risveglio, momento in cui si percepisce la fatica della giornata e potrebbe insorgere l’ansia e la convinzione di essere incapace a vivere una nuova giornata».
La solitudine emotiva è una delle condizioni che più caratterizza la depressione post-partum. Isolamento non significa per forza assenza di partner, amici e familiari, che magari sono preoccupati per la mamma e si impegnano per dimostrare la loro vicinanza. Significa, piuttosto, incomprensione: la mamma non si sente capita in quella sofferenza in cui annaspa. «Il diventare madre, e padre, è una transizione delicata, che merita la giusta attenzione e supporto – spiega la psicologa Baggetta – . È necessario un “villaggio” che funga da fattore protettivo per i neogenitori, specialmente per le neomamme, che spesso vivono una solitudine emotiva, nonostante la vicinanza di parenti e amici».
«Si sentono sole – prosegue – ad affrontare quest’avventura, questa fatica, la stanchezza, la tristezza, sensazioni che raramente vengono accolte senza giudizi. Questo senso di solitudine, i consigli non richiesti, il sentirsi giudicate come madri, porta la donna a non chiedere aiuto e ad isolarsi. Non dimentichiamo inoltre che nella sintomatologia della depressione post-partum emerge anche l’isolamento e l’incapacità di chiedere aiuto o il negare l’aiuto».
Depressione dopo il parto non equivale automaticamente a noncuranza e maltrattamento nei confronti del neonato. In tanti casi la depressione dopo la gravidanza sfocia nell’incuria personale, e non in episodi di violenza verso il bambino. «Alcune donne, nonostante la depressione, riescono comunque a prendersi cura del proprio bambino in modo efficace, – risponde la dott.ssa Baggetta – rispondendo prontamente ai suoi bisogni e sostenendone lo sviluppo, ma non sono in grado di prendersi cura di sé stesse o si sentono profondamente inadeguate».
Esistono dei fattori di rischio nello sviluppo della depressione post-partum, di natura biologica, di natura psicologica e di natura psicosociale. Nel primo caso, si tratta di cambiamenti ormonali, esaurimenti fisici ed emotivi e disturbi quali l’insonnia, che favoriscono l’insorgenza della malattia. Avere, poi, una familiarità con l’ansia e/o depressione, bassa autostima, auto-svalutazione, senso di inadeguatezza, insoddisfazione, influisce sulla comparsa della malattia. Incidono «anche fattori di rischio psicosociali come giovane età, basso status socioeconomico, il vivere in quel momento eventi di vita stressanti e/o traumi non elaborati, scarso supporto psicologico da parte del partner o problemi di coppia e sostegno familiare/sociale inadeguato» conclude la dott.ssa Baggetta.
La famiglia, per quanto presente ed empatica, non è in grado di gestire in autonomia la depressione post-partum, che va trattata e curata da professionisti. Medico di base, ginecologo e ostetrico di fiducia sono le tre figure professionali di riferimento a cui rivolgersi in caso insorgano i sintomi di allarme, designati ad indirizzare la donna verso lo specialista più adatto. Oppure, ci si può rivolgere direttamente a uno psicologo e psicoterapeuta del settore.