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29 Marzo 2023
18:00

Dipendenza da social, videogiochi e cibo. I disagi della Generazione Z che si isola anche dai genitori

I disagi giovanili della generazione Z sono stati indagati dall'Istituto Superiore di Sanità. Già a 11 anni i ragazzi tendono a sviluppare un rapporto sbagliato con il cibo, i social e i videogame. Questo porta loro ad isolarsi e parlare anche molto poco con i genitori che di conseguenza non sanno cosa accade ai loro bimbi.

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Dipendenza da social, videogiochi e cibo. I disagi della Generazione Z che si isola anche dai genitori
Disagio giovanile

Le generazione Z comprende i nati dal 1997 al 2012 ed è stata una delle più colpite a livello psicologico dalla recente pandemia. Il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità hanno dipinto un quadro dei disagi, delle dipendenze e delle loro ripercussioni sulla mente degli studenti italiani.

Per farlo sono partiti dai risultati di uno studio condotto insieme a Explora, su un campione rappresentativo della totalità degli studenti, svolto a ottobre 2022 su 8700 ragazzi tra gli 11 e i 17 anni. 3600 delle scuole medie e 5100 delle superiori.

I social media e i videogiochi

La dipendenza più forte? Quella dai social media che aumenta con l'età. A soffrirne sono soprattutto le ragazze ma il problema rischia di coinvolgere ben 99.600 studenti italiani. A spaventare è il fatto che i giovanissimi dipendenti dai social (11-13 anni), rischiano 10.1 volte di più rispetto ai loro coetanei di sviluppare problemi gravi di ansia sociale e di diventare molto impulsivi.

Ragazzi usano cellulari

A colpire soprattutto gli studenti maschi, invece, è il cosiddetto “internet gaming disorder”, sono ben 480.000 a soffrirne, il 18% di loro è alle medie e il 13.8% alle superiori. Stare troppo davanti ai video giochi incide fortemente sulla psiche dei ragazzi che sviluppano un rischio maggiore di 5.54 volte rispetto ai coetanei di soffrire di depressione tra gli 11 e i 13 anni e ansia sociale grave tra i 14 e i 17 anni.

Lo sbagliato rapporto col cibo e la solitudine

Dall'indagine è emerso anche il rapporto sbagliato che gli adolescenti intrattengono con il cibo. Il rischio da food addiction coinvolge 1.152.000 studenti italiani e circa 750.000 sono femmine tra gli 11 e i 17 anni. Si sviluppa come una dipendenza da una qualsiasi sostanza eccitante e porta le giovani ad abbuffarsi, poi a vomitare o ad astenersi totalmente dai pasti. E tra gli 11 e i 13 anni la conseguenza può essere quella di sviluppare una forma depressiva grave.

Dipendenza da cibo

Dati allarmanti anche per quanto riguarda l’isolamento sociale, i ragazzi che ne soffrono in maniera grave sono anche conosciuti come Hikikomori, tendono a non voler uscire di casa, a concentrarsi sui videogame, a non voler praticare sport o andare a scuola. L'1.8% degli studenti delle scuole medie (circa 30.175) afferma di essersi totalmente isolato da genitori e dai compagni di classe negli ultimi 6 mesi.

Genitori e figli sono estranei sotto lo stesso tetto

I ragazzi isolati e in preda alla dipendenza non raccontano i loro disagi tra le mura di casa, soprattutto se sono dipendenti dai social network (75.9% dei casi). Di conseguenza molti genitori non sanno cosa accada ai loro figli dietro la porta della loro cameretta.

L'8.6% dei genitori non sa che loro figlio è dipendente dai videogiochi e il 20% che ha un brutto rapporto col cibo

Questo silenzio provoca in alcuni casi una sovrastima dei problemi, il 75.9% dei genitori è preoccupato dal fatto che il figlio sviluppi una dipendenza da videogame e il 55.8% da cibo. In alcuni casi, però si registra una sottostima del problema, l'8.6% dei genitori non sa che il proprio figlio è dipendente dai video-games e il 20% che ha un brutto rapporto con il cibo.

Fonti mediche
ISS
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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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