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25 Marzo 2023
9:00

Le donne con disabilità devono essere libere di fare le mamme

Si parla spesso di mamme di bimbi disabili e ancora troppo poco di mamme con disabilità. Antonella, Samanta e Margherita ci hanno raccontato la loro maternità e l'idea di fondare un'associazione che rispondesse a tutte le domande relative a disabilità e maternità.

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Le donne con disabilità devono essere libere di fare le mamme
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L’amicizia che le lega è iniziata diversi anni fa sui social, che sanno essere anche un luogo di aggregazione. Proprio in un blog “Amici della disabili abili” Antonella, stanca di sentirsi sola, ha lanciato il suo grido d’aiuto “Ciao a tutti c’è qualche mamma disabile in questo gruppo?”. Centinaia di commenti di risposta e tantissime mamme che hanno iniziato a raccontare la loro storia hanno dato il la all'associazione, DisabilmenteMamme.

Abbiamo sentito tre delle fondatrici, Samanta da Varese, che si occupa dell’area Milano-Varese, Antonella da Modena, nel cui garage si trova la sede dell'associazione in attesa di una diversa collocazione e Margherita dalla Sardegna.

Un gruppo di amiche

Loro sono un gruppo di amiche, si sono conosciute proprio grazie alla loro disabilità, contattandosi su Facebook e creando poi un gruppo su Whatsapp.

Cercando su internet non si trovava nulla riguardo maternità e disabilità

Quando i volti e le storie sono diventati troppi è stato necessario nel 2020 creare una pagina su Facebook per rispondere alle domande di tutte le mamme disabili: «Io e Antonella abbiamo fatto molte ricerche su internet e ci siamo accorte che non c'era nulla riguardo maternità e disabilità, se non pregiudizi e racconti di situazioni tristi. Questo aumentava le nostre paure, ci faceva sentire sole, ma era evidente non lo fossimo e che dovessimo mobilitarci perchè nessuna si sentisse più così» ci dice Samanta.

Associaizone DisabilmenteMamme

Finché a marzo di quest'anno non hanno deciso di farla diventare una vera e propria associazione:  DisabilmenteMamme, con l’obiettivo di colmare quel vuoto informativo e giuridico che c’è nel nostro Paese quando si parla di mamme con disabilità. Per farlo le mamme si sono attivate online, per poter raggiungere tutte le donne che hanno bisogno di aiuto o consigli ovunque nel mondo.

Tantissime sono le persone che negli anni si sono aggiunte, non solo mamme disabili ma anche genitori di bimbe disabili, che vedono nelle fondatrici il futuro delle loro figlie.

Le difficoltà iniziano già in sala parto

Le difficoltà per le mamme con disabilità si riscontrano in molti casi già in sala parto, tra l’obbligo a sottoporsi a un parto cesareo, l’intervento dei servizi sociali e le paure che rimangono inascoltate.

Per 8 mesi di gravidanza mi sono sentita dire che l'unica soluzione era il parto cesareo, perché ero disabile

Samanta ci ha raccontato di aver subito violenza ostetrica e di aver dunque dovuto spostarsi in un altro ospedale per partorire la sua bambina: «Per 8 mesi la mia ginecologa mi ha ripetuto che avrei dovuto per forza sottopormi a un cesareo, nonostante la mia gravidanza procedesse benissimo e io fossi perfettamente in grado di poter far nascere mia figlia in maniera naturale».

Con il suo carattere deciso la giovane mamma non si è fatta abbattere e si è spostata in un altro ospedale di Como dove, vista la sua cartella clinica, i medici hanno deciso che avrebbe tranquillamente potuto affrontare un parto naturale. Così il 25 dicembre è nata la sua bambina. «Per me è stato il più bel regalo di Natale. Il parto è stato naturale ed è andato benissimo, quando l’ho vista ho capito che ero rinata anche io e che la mia disabilità non era un limite».

DisabilmenteMamme

Antonella, invece, appena dopo il parto ha ricevuto una visita indesiderata, i servizi sociali si sono presentati nella sua stanza facendole tantissime domande: «Volevano accertarsi che fossi una buona madre, nonostante io nella mia vita non avessi mai avuto alcun problema a livello sociale. Semplicemente perché ero disabile, meritavo quel trattamento».

Ho raccontato le mie paure solo a mio marito, sentivo che non avrei potuto dirle a nessun altro

Margherita ha vissuto il suo parto cesareo con una paura costante: che a suo figlio capitasse quello che tanti anni prima era capitato a lei. La sua disabilità deriva infatti da una paralisi cerebrale infantile causata da del liquido amniotico che le era rimasto intrappolato in gola: «Ho parlato con mio marito, solo lui conosceva le mie paure, sentivo di non poterle dire a nessun altro e allora gli ho detto di non curarsi di me, accertarsi solo che nostro figlio stesse bene».

Passeggini e fasciatoi per mamme disabili

Se per le altre mamme esistono informazioni sull’allattamento, sugli oggetti da utilizzare per accudire al meglio i loro piccoli, non vale lo stesso per le mamme con disabilità. Servirebbero passeggini e fasciatoi costruiti ad hoc per permettere alle mamme disabili di non dover per forza sempre chiedere aiuto nell’accudimento dei loro bambini.

«Mi sono dovuta ingegnare da sola per trovare un modo per trasportare sia le mie stampelle che il passeggino. Il fatto che non esista un passeggino abbastanza pesante da sostenere me e il mio bambino, dei body che non si chiudano per forza con i bottoncini e che alcune mamme con disabilità alle mani non possono utilizzare, dei fasciatoi alla nostra altezza, ci fa sentire da meno» dice Samanta.

DisabilmenteMamme

Perché il nostro Paese presuppone sempre che una donna disabile abbia bisogno di aiuto e che quindi non possa poi prendersi cura di un neonato che ha bisogno di essere accudito. «Non possiamo portare da sole i nostri bimbi nei parchi a tema, perché i regolamenti presuppongono che qualcuno accompagni noi e che un accompagnatore maggiorenne non disabile accompagni nostro figlio» continua Antonella.

Conosco i miei limiti nell'accudimento di mio figlio perché sono la sua mamma e mai lo metterei in pericolo

Alle mamme disabili in più contesti viene chiesto se sono in grado di badare ai propri figli, se sanno prendersi questa responsabilità. «Io i miei limiti li conosco bene – dice Margherita – so quando devo chiedere aiuto a mio marito e dove posso arrivare nell’accudimento di mio figlio, perché sono la sua  mamma e come tutte le mamme non metterei mai in pericolo mio figlio. Se una donna si rompe una gamba e ha le stampelle, sta vivendo una condizione di disabilità, eppure nessuno le chiede se è in grado di badare a suo figlio, con noi tutto è lecito invece».

Come si racconta la disabilità ai propri figli

La disabilità delle mamme per i loro bimbi è un fatto del tutto naturale, molto meno lo è per chi le circonda. Tra chi si stupisce  del fatto che siano rimaste incinte e chi si avvicina al passeggino dicendo loro "Ma questa è roba tua?". C’è anche chi direttamente si rivolge ai loro bimbi increduli con frasi del tipo "Che disgrazia che è capitata alla tua mamma", "Che peccato" o "Come mi dispiace".

Mio figlio mi disegna con le stampelle perché fanno parte di me

Tra le mura domestiche sono spesso i figli a dare alle loro mamme le più grandi lezioni sulla disabilità, anche con dei semplici disegni. «Ismaele non mi ha sempre disegnata con le stampelle, anche perché in casa le uso molto poco. Un giorno ha fatto un disegno in cui invece le avevo e allora gli ho chiesto perché. La sua risposta è stata per me una lezione di vita sulla quale ragiono ancora oggi, mi ha detto “Mamma, perché fanno parte di te”. Ed è vero, come il figlio di una mamma con gli occhiali la disegnerebbe con gli occhiali, lo stesso fa mio figlio con le mie stampelle».

DisabilmenteMamme

Samanta ci ha raccontato che invece sua figlia disegna le sue stampelle color arcobaleno, perché grigie e spoglie non le piacciono: «Mia figlia mi dice "Mamma ti meriteresti delle stampelle a fiori tutte colorate"!»

Per Margherita non ci sono disegni ma il suo piccolino di 3 anni e mezzo si arrampica ovunque perfino sulla sua carrozzina e per lei è un sogno poter giocare con lui in questo modo.

Libere di essere mamme

Lo stigma sociale che ricade sulle mamme con disabilità arreca loro una sofferenza psicologica enorme. «I comportamenti delle persone sono solamente la materializzazione delle barriere che hanno nel cervello e che sono l'impedimento più grande all'abbattimento di tutte le barriere fisiche che esistono» spiega Antonella.

Samanta e sua figlia al lago

Ci sono persone che strappano loro i figli dalle braccia dicendo che lo fanno per aiutarle. Aggiungono anche che lo fanno perché da in piedi i bimbi possono essere cullati meglio. I commenti piovono anche sui compagni delle donne disabili che vengono visti come i loro assistenti, peggio i mammi: «Mio marito fa il papà e ha la stessa responsabilità che ho io sulla nostra bambina» ci dice Samanta.

Scegliere di diventare mamme ha dimostrato loro che la disabilità non è un limite

Nonostante le molte sofferenze che ogni giorno il mondo provoca loro, la scelta della maternità è stato qualcosa di meraviglioso per tutte e tre le mamme, uno dei momenti in cui hanno capito che la loro disabilità non era un limite. I loro figli le amano e le stimano, come donne e come mamme: «Mio figlio un giorno mi ha guardata e mi ha detto "Mamma perché le persone non ti lasciano in pace?" E io non avevo una risposta, se non che era così che il nostro Paese guardava alle persone disabili. Ma come al solito mi ha stupita incalzandomi con un bel "Tu sei una bravissima mamma, fidati di me". Questo mi ha dato la forza per continuare a combattere, mi ha ripagata di tutto ed è stata ed è la medicina per le ferite che il mondo mi riserva da sempre». Conclude Antonella, un po' emozionata.

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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