La disprassia è un disturbo del neurosviluppo. Si manifesta con un deficit della coordinazione motoria, che rende difficile l'automatizzazione di alcuni gesti semplici e quotidiani, a casa o a scuola. La disprassia nei bambini può influenzare molto lo sviluppo e la crescita, così come i rapporti sociali.
Secondo il DSM-5 questa condizione fa parte dei DCD (Developmental Coordination Disorder, Disturbo dello Sviluppo della Coordinazione) e appartiene ai disturbi del movimento. Le cause sono diverse, così come differenti possono essere i sintomi, che è bene conoscere per cogliere il prima possibile i segni di questo disturbo dello sviluppo, così da arrivare velocemente a una diagnosi e mettere in atto i trattamenti migliori per aiutare il bambino.
Come si riconosce un bambino disprassico e come aiutarlo
La disprassia è un disturbo dello sviluppo ancora poco conosciuto. Si caratterizza per un deficit nell’acquisizione e nell’esecuzione di abilità motorie coordinate. Le difficoltà si manifestano con goffaggine ( per esempio: cadere, sbattere contro gli oggetti) o con lentezza o imprecisione nello svolgimento delle attività motorie (per es: afferrare un oggetto, usare le forbici, scrivere a mano, guidare la bici o partecipare ad attività sportive. Per essere considerata una condizione clinica, il deficit motorio deve compromettere in maniera significativa il funzionamento dell’individuo nei vari contesti di vita.
La disfunzione può essere:
- acquisita, in seguito a un trauma cranico o altro danno cerebrale
- associata a un ritardo dello sviluppo neurologico o altro disturbo del neurosviluppo
La disprassia è una condizione che fa il suo esordio durante lo sviluppo, persistendo anche in età adulta, e che può manifestarsi con diversi sintomi e presentarsi con differenti gradi di severità. Può coinvolgere una sola capacità oppure più abilità. Le conseguenze sono importanti per quello che riguarda l'equilibrio e la motricità dei bambini, sia a livello generale, quindi in tutto il corpo, sia in specifici distretti.
Prevalenza
La prevalenza del disturbo dello sviluppo della coordinazione motoria è del 5-6% nei bambini tra 5 e 11 anni. I maschi sono colpiti più spesso delle femmine con un rapporto maschio femmina tra 2:1 e 7:1.
A seconda dell'età del bambino, ci sono diversi segnali da cogliere per capire se un bambino è disprassico.
La disprassia si manifesta in modo chiaro in età prescolare, perché i bambini possono mostrare difficoltà: a salire e scendere le scale, a camminare senza inciampare, a correre senza sembrare goffi, a coordinarsi, a vestirsi e allacciarsi le scarpe, a mangiare da soli, ad acquisire nuove abilità. Non hanno, poi, il senso del pericolo, non riescono a usare gli oggetti in modo corretto (ad esempio afferrare una palla o andare in bici), non riescono a giocare con i coetanei e a fare attività di coordinazione come puzzle e costruzioni o a disegnare e ricopiare. Inoltre, non riescono a concentrarsi bene, a esprimere le emozioni.
Oltre a questi segni, facilmente riconoscibili, altri sintomi che accompagnano la disfunzione sono:
- scarse abilità nei movimenti, nella coordinazione, nell'equilibrio
- goffaggine e lentezza nei movimenti
- deficit o ritardo del linguaggio
- gestualità difficoltosa
- deficit dell'attenzione, iperattività, scarsa memoria
- difficoltà nell'organizzarsi
- bassa autostima
- irritabilità
- scarsa autonomia
Può manifestarsi senza altri disturbi oppure sovrapporsi ad autismo, ADHD, disturbi del linguaggio e disgrafia. Per tutti questi sintomi e segnali, i bambini provano disagio psicologico, possono provare paura, fobia, ansia, disturbi somatici come mal di testa e mal di pancia che non sembrano avere cause apparenti, fobia sociale.
Quando si notano alcuni o molti dei segnali prima elencati, è bene parlarne subito con il pediatra, che saprà fare tutte le valutazioni del caso ed eventualmente rimandare a uno specialista. La diagnosi di disprassia viene fatta da un neuropsichiatra infantile, che si avvale della collaborazione di altre figure professionali.
Per aiutare un bambino disprassico, per prima cosa dobbiamo metterci nei suoi panni e cercare di capire come si sente quando non riesce a fare le cose che vorrebbe. Mai giudicare e mai criticare, mai usare frasi del tipo "Ma come, alla tua età non ci riesci", che non farebbero altro che indebolire ulteriormente la sua autostima. Dobbiamo aiutarlo a comprendere che insieme si possono compiere anche i passi che sembrano più difficili e dobbiamo supportarlo in ogni modo. Magari cercando di facilitare alcuni compiti che per lui sono difficili:
- evitare lacci, bottoni e cerniere: meglio il velcro per i capi di abbigliamento
- accompagnare il bambino mentre mangia, per aiutarlo nei movimenti e nella postura
- offrire al bambino posate e penne e matite con impugnatura grande
- per aiutarlo a muoversi nello spazio, usare colori, frecce, cartelli
Inoltre sono tante le attività che si possono fare per dargli una mano a superare i limiti dettati dalla condizione: fare percorsi in giro per casa, giocare al gioco dei mimi o al gioco delle coppie, evitare giochi troppo difficili e creare momenti di svago con regole di facile memorizzazione e altre attività analoghe. A scuola, come previsto dal disegno di legge 904, gli studenti con diagnosi di disprassia/DCD possono usare strumenti compensativi per poter seguire le lezioni con i compagni.
Si guarisce dalla disprassia?
Per la disprassia non esiste una medicina o una cura, nel senso che non esistono al momento trattamenti definitivi che possono evitare il manifestarsi dei segni clinici e della sintomatologia che accompagnano il disturbo. Si può però agire proprio sui sintomi e sullo sviluppo del bambino, per aiutarlo a superare i limiti che la condizione gli pone.
La terapia per la disprassia è volta a migliorare la qualità della vita dei bambini, a rendere meno pesanti le difficoltà collegate a questa disfunzione, a migliorare le abilità necessarie e a ottenere autonomia nei gesti quotidiani. I sintomi possono ridursi tantissimo, ma non si guarisce mai del tutto.
Anche quando la terapia è perfetta per i piccoli, si potrà sempre notare una lentezza nell'esecuzione dei gesti e manifestazioni clinici della condizione del neurosviluppo, che comunque accompagneranno l'individuo, anche se in forma minore, anche nell'età adulta.
Risulta comunque fondamentale seguire le indicazioni di pediatra e specialisti, in particolare per quello che riguarda figure professionali come il logopedista o lo psicomotricista.