Il Fondo per il contrasto dei disturbi alimentari, istituito nel 2021 e grazie al quale nel biennio 2022-2023 sono stati assunti 780 professionisti per fronteggiare il crescente numero di casi diagnosticati di anoressia e bulimia, non è stato rinnovato dalla legge di bilancio appena approvata dal Governo. Eppure, quella dei disordini del comportamento alimentare rappresenta una delle più gravi emergenze nella sanità pubblica del nostro Paese. I disturbi dell’alimentazione costituiscono la seconda causa di morte tra gli adolescenti dopo gli incidenti stradali, e l’esordio della malattia che debilita mente e corpo è sempre più precoce, con casi di bambini di 8-9 anni malati di anoressia.
Mangiare di meno e saltare i pasti o, al contrario, abbuffarsi compulsivamente, contare maniacalmente le calorie, pesarsi, specchiarsi continuamente, ossessionarsi con l’attività fisica, isolarsi dal mondo esterno, cambiare umore. Si tratta dei principali campanelli d’allarme generalmente manifestati da chi soffre dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), quali anoressia, bulimia nervosa e “Binge Eating Disorder” (BED), cioè il disturbo da alimentazione incontrollata.
In Italia i DCA affliggono oltre 3 milioni di individui e sono quasi raddoppiati con la pandemia, registrando un aumento della patologia di quasi il 40% rispetto al 2019, come riporta il Ministero della Salute. Il picco riguarda specialmente bambini e adolescenti, prevalentemente di sesso femminile (il 90%), colpiti fino a quattro volte di più rispetto al periodo pre-Covid a causa dell’isolamento, della permanenza forzata a casa, della chiusura delle scuole e dell’annullamento delle iniziative di coinvolgimento sociale. Come rivela il primo censimento condotto nel 2022 dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia il 59% dei pazienti ha tra i 13 e 25 anni di età e il 6% ha meno di 12 anni.
Sono dati allarmanti di cui tuttavia la legge di bilancio 2024 non tiene più conto. Tra le misure depennate dal Governo è incluso il Fondo per il contrasto dei disturbi alimentari grazie al quale erano stati stanziati 25 milioni di euro per il biennio 2022-2023 da spendere entro il 31 ottobre del 2024. Una somma che ha consentito di assumere 780 professionisti (psicologi, psichiatri e neuropsichiatri infantili, infermieri, dietisti e nutrizionisti e medici specialisti in nutrizione clinica) e aprire una rete nazionale di ambulatori nei quali migliaia di pazienti affetti da anoressia, bulimia e disordini alimentari e le loro famiglie hanno trovato cure e conforto. A causa del non avvenuto rinnovo del Fondo e quindi del mancato stanziamento di denaro però a partire dal prossimo 31 ottobre la rete ambulatoriale sarà destinata a ridurre drasticamente le risorse e a chiudere.
Attualmente in Italia sono 126 le strutture specializzate nella cura dei disturbi alimentari, 112 pubbliche e 14 private accreditate, con grandi differenze a livello regionale. La maggior parte di quelle attive sono concentrate al Nord Italia, in particolare in Emilia Romagna (20) e in Lombardia (15).
Si tratta comunque di una rete insufficiente visto l’incremento esponenziale di casi con la pandemia, come ha commentato al Corriere della Sera Laura Dalla Ragione, direttore Rete disturbi alimentari Usl 1 dell’Umbria. «Di anoressia e bulimia cinque anni fa sono morte 2.178 persone – ha spiegato la dott.ssa Dalla Ragione –, in quello appena finito i decessi sono stati 3.780, con una età media di 25 anni: che significa che un’alta percentuale, tra arresti cardiaci e suicidi, ha meno di 18 anni».
I disturbi legati all’alimentazione non di rado sono associati ad altri sintomi come depressione, ansia, bassa autostima e comportamenti autolesionistici, come riporta la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Disagi estremamente comuni tra le nuove generazioni, tanto che negli ultimi giorni Meta, il colosso imprenditoriale statunitense che controlla Facebook e Instagram, ha comunicato di aver aggiornato le linee guida per proteggere i minorenni da contenuti online su autolesionismo, disturbi alimentari e suicidio.
«Siamo disperati, come è possibile che non si sia riusciti a dare continuità? Non sappiamo come dirlo alle famiglie – ha dichiarato al Corriere della Sera Giuseppe Rauso, presidente dell’Associazione nazionale disturbi del comportamento alimentare –. Qui si parla della seconda causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali. Speriamo che qualche decreto legge possa restituirci la speranza».