Stiamo perdendo di vista i valori più profondi, trasformando la scuola in quello che non è. È amara la lettera di un'insegnante ai genitori dei suoi alunni. Una docente di lettere di Rimini, in servizio da 38 anni e ormai prossima alla pensione, ha deciso di scrivere una lettera per parlare della situazione attuale della scuola italiana.
In un'intervista rilasciata al Corriere Romagna, la professoressa, che ha dedicato tutta la sua vita all'insegnamento e ai suoi studenti, sottolinea che stiamo vivendo una crisi dei valori, con le famiglie che delegano l'educazione ai docenti e che vogliono dettare le regole, arrivando anche a minacciare. Una situazione non più tollerabile.
Nella sua lunga lettera, la professoressa romagnola sottolinea che la scuola è oggi vista come se fosse un'azienda nella quale non esistono più i valori di un tempo. "L’importanza dell’individuo è ormai perduta. Una volta si predisponeva un giudizio per ogni studente. Oggi, invece, tutto è ridotto a numeri e generalizzazioni".
Spesso i problemi maggiori si sperimentano non tanto con i ragazzi, ma con i loro genitori, con i quali il rapporto non è più di collaborazione attiva: si vive nella paura di minacce, denunce, lamentele per ragioni assurde e senza senso. “Il patto con le famiglie sembra essersi spezzato. Genitori che delegano l’educazione, ma vogliono dettare le regole senza fiducia. E questo mina il rispetto dei ruoli e la serenità del dialogo”.
I genitori, tra l'altro, non sanno nemmeno quanto è pesante il lavoro dell'insegnante, lamentandosi che non fanno nulla e che, oltre all'orario scolastico, hanno molto tempo libero: “Si ritiene che lavoriamo solo tre ore al giorno, senza considerare il lavoro sommerso, dalle correzioni alla preparazione dei progetti”.
Non esiste nemmeno più il rispetto, come emerso dal recente caso di cronaca avvenuto in una scuola di Rovigo. Alcuni studenti hanno sparato alla loro insegnante con una pistola ad aria compressa. A fine anno sono tutti stati promossi, ottenendo anche voti alti in condotta, nonostante un gesto da condannare come quello che hanno compiuto ai danni della professoressa. Per la docente quasi in pensione non si tratta di un bel segnale: "Serve maggiore severità, per far comprendere ai ragazzi i limiti e il rispetto per i docenti, che sono pubblici ufficiali”.
Le cose vanno anche peggio sul piano educativo, perché professori e genitori non sarebbero più sulla stessa lunghezza d'onda per quello che riguarda educazione e crescita dei ragazzi. Inoltre, i ragazzi non pensano più sia un dovere andare a scuola, studiare, impegnarsi: arrivano a trascurare alcune materie, perché tanto poi sanno che possono recuperarle in estate. Quindi durante l'anno scolastico l'impegno è ridotto all'osso, giusto per arrivare al minimo sindacabile, senza aspirare ad altro.
Si dovrebbe tornare a una concezione di scuola nella quale l'obiettivo fondamentale è formare ogni individuo secondo le sue potenzialità e capacità e non meramente preparare della forza lavoro per il futuro. “Abbiamo bisogno di ragazzi curiosi, non di mummie tra i banchi. L’educazione civica deve tornare a essere un pilastro del sistema scolastico”. Questo è il futuro della scuola che lei sogna, alla soglia della pensione, dopo essersi dedicata completamente ai suoi studenti.