Marta è una fotografa abruzzese di trent’anni, fidanzata da 10 che non vuole avere figli. Non si è mai immaginata nei panni di mamma e condivide questa visione della vita con il suo compagno.
Tutti i giorni si destreggia tra commenti scomodi, sessisti o retrogradi di chi non si rende conto che mamma e donna sono due termini che non vanno per forza in coppia. Per questo il nome per lei che usiamo è di fantasia. Reduce da una sua esposizione mediatica che le ha portato una serie di reazioni negative, preferisce per questo rimanere anonima.
Eppure al mondo sono tantissime le donne che non desiderano avere figli: l’Istat rileva un calo delle nascite in continuo aumento, con 6 mila nati in meno tra il 2021 e il 2022. Le motivazioni sono le più disparate: aumentano gli anni che i ragazzi impiegano nello studio, il mondo del lavoro è molto precario e ne consegue una grande difficoltà a raggiungere l’indipendenza economica in età adulta. Tra i fattori che incidono sulla denatalità c’è anche quella fetta di persone che, come Marta, sceglie di non fare figli perché semplicemente non li vuole.
In America è nato il movimento Childfree, popolato da tutte le coppie o i single che non vogliono avere figli. In questo si differenzia dal movimento Childloss, di chi non fa figli perché non può. Si è poi largamente diffuso in Italia, dove spopolano blog e gruppi Facebook a riguardo. La copertina del "Time" del 12 agosto 2013 è stata dedicata interamente alle coppie che non vogliono figli, con il titolo “When having it all means not having children” (“Quando avere tutto significa non avere bambini”).
Marta ci ha raccontato del suo lavoro da libera professionista, delle rinunce che dovrebbe fare per avere dei figli. E che non vuole fare. Ha anche condiviso con noi un concetto importantissimo: non può mancarci qualcosa che non abbiamo.
Marta, quando hai sentito che la maternità non era la tua strada?
Fin da piccola ho sempre saputo di non volere dei figli, non ho mai sentito l'istinto materno. Anche quando è nata mia sorella e avevo 10 anni, ho fatto fatica ad avvicinarmi a lei, perché ho sempre pensato che i bisogni dei bambini fossero difficili da gestire.
Vedevo come una costrizione l’idea che avrei dovuto avere una famiglia e questo pensiero mi pervadeva già tra gli 8 e i 12 anni. In casa mia, per fortuna, nessuno mi ha mai fatto pressione. Crescendo l’idea è rimasta la stessa: sono arrivata a 30 anni, ho una relazione di 10 anni e per noi non è un grande problema.
La tua decisione di non volere figli ha influito sulla tua vita di coppia?
Il mio compagno non ha mai considerato questa mia scelta come un problema, ma inizialmente non ci pensava. Ci siamo fidanzati che avevamo appena 20 anni, ma mi è sembrato giusto dirglielo fin da subito. Col passare del tempo ha iniziato a pensarci e più passa il tempo, più prende consapevolezza del fatto che neanche lui vuole dei figli. Quindi per adesso siamo d’accordo, non posso prevedere se cambierà idea o meno, ma fino ad oggi non lo ha mai fatto.
Come vivi la relazione con il tuo compagno?
Innanzitutto noi siamo migliori amici, prima che che fidanzati, parliamo per ore, abbiamo obiettivi non identici ma sovrapponibili, andiamo nella stessa direzione. Ci sentiamo bene e abbiamo una buona affinità. E so che questa ci sarebbe anche se non fossimo una coppia di fidanzati.
Siamo in perfetto equilibrio, anche a casa, nelle faccende domestiche. So che molti si danno dei compiti, delle regole. Da noi invece ognuno fa ciò che deve e che vuole fare, senza specifiche richieste. Questo perfetto equilibrio che abbiamo creato col tempo è così stabile che mi fa dire a piena voce che dei figli lo farebbero vacillare e non è quello che vogliamo.
Quali sono le tipiche domande che ti fanno quando dici che non vuoi avere figli?
La prima domanda generalmente è sempre: "Ma proprio non li vuoi?". Poi mi sono accorta che l’entità delle domande dipende dalla fascia d’età di chi me le pone. Le persone della mia età mi chiedono se sono davvero sicura, le persone più adulte mi dicono: "Sei giovane, vedrai che cambierai idea, devi solo trovare la persona giusta". Quest’ultima osservazione mi infastidisce molto, perché sto insieme al mio compagno da anni, ho già trovato la persona giusta.
Gli anziani invece non prendono proprio in considerazione la possibilità, oppure mi dicono: "Ma ci pensi, un giorno sarai da sola, come farai senza figli?". Sembra che non si possa avere una famiglia senza i figli, che per chi ha avuto figli si debba per forza avere una famiglia piena di bambini.
In generale non mi sento eccessivamente pressata, perché non do modo alle persone di avvicinarsi a me, con domande invadenti. Ci sono persone che magari hanno un approccio più gentile e questo diventa per gli interlocutori sinonimo di poter fare ogni genere di domanda sulla loro vita privata.
Ti sei mai sentita giudicata per questa scelta?
Sì, ed è questo il motivo per cui per questa intervista non ci posso mettere la faccia. Io lavoro soprattutto con le famiglie e il parere comune è che mi guadagno da vivere con gente che fa figli, li battezza, mette su famiglie numerose. Vivo in Abruzzo e lavoro in diversi paesi della zona, conosco tantissima gente che ha come obiettivo quello di fare figli, molti non lavorano per prendersi cura di loro. Quindi, fatta questa premessa, è evidente che con loro non posso parlarne.
In generale i giudizi più pesanti arrivano sempre dagli uomini, e non dalle donne. Questo a causa di quel sessismo di fondo, frasi del tipo: "Dite tutte che non volete figli, poi a 50 anni cercate di farvi mettere incinta all’ultimo", "Tanto poi vi sentite sole" o "Parlate senza sapere" sono all’ordine del giorno. La società è ancora permeata da un fare paternalistico, sembra che alcuni uomini si infastidiscano quando le donne non svolgono il ruolo che mentalmente assegnano loro: “le madri”.
A livello sociale cosa si può fare per eliminare lo stigma che donna equivalga a mamma?
Personalmente credo che prima di tutto dovrebbe cambiare la modalità narrativa dei media. Partendo da film e serie tv, ogni volta che viene presentato un personaggio che non vuole figli, finisce poi per trovare la sua massima felicità sposandosi e avendoli. È una rarità che un personaggio del genere si mantenga identico dall’inizio alla fine. Anche i mezzi di informazione e i social, spesso per parlare di una donna la nominano o aggiungono alla sua definizione “mamma di”.
Dovremmo staccarci da questa narrazione. A livello sociale si parla di pensioni anticipate per le madri, per le donne che accudiscono i figli: questo tipo di informazioni influisce moltissimo sulla sovrapposizione del concetto di mamma con quello di donna.
Dopo l’intervista divenuta popolare online, che genere di commenti ti sono arrivati? Cosa ti ha fatto male?
In realtà è stato tutto collaterale, perché ciò che ho visto sul web è stata la foto di un'altra ragazza intervistata, quindi non io, finita su una pagina di sfottò online. La foto era stata messa per riprendere e rispondere ad un concetto espresso durante l’intervista, ma i commenti erano tutti contro di lei "Vabbè dici che non vuoi figli perché non ti prende nessuno”, commenti sul suo aspetto fisico, uomini che le davano della brutta e stupida.
Sulla mia persona non è arrivato nulla. In famiglia è tutto a posto. Ho condiviso quell'intervista con la mia cerchia di amici, nessuno ha commentato o risposto in malo modo. Nei commenti ho letto qualche frase che avevo detto, presa come bersaglio, andandola a sminuire, soprattutto quando ho parlato di carriera. Eppure è un dato di fatto che sono una fotografa e rispetto a un fotografo uomo, se decidessi di avere un figlio, sarei in ogni caso svantaggiata.
Pensi che il mondo del lavoro, per come è organizzato, influisca sulla scelta delle donne di avere o meno dei figli?
Nella mia realtà lo vedo poco, anche se penso che in realtà corporative o aziendali si sentirebbe molto di più. Qui io vedo ragazze che hanno da sempre la consapevolezza che una volta che saranno madri lasceranno il lavoro perché i mariti guadagneranno più di loro. Molte donne non investono nemmeno sulla propria carriera pur di stare loro con il bambino durante il giorno quando è ancora piccolo.
Per me, da libera professionista sarebbe un dramma perché dovrei fermarmi per un anno circa. Un mio collega una volta mi ha detto: "Ma sì, prima fai i figli poi trovi il modo di fare tutto", e io gli ho prontamente risposto: "Ma ora che siamo qui a lavorare fino a mezzanotte, chi sta pensando ai tuoi figli? Tua moglie. Non è detto che un uomo farebbe lo stesso".
La tua famiglia ha da subito capito e accolto la tua decisione o è stato un percorso?
Mia madre credo non ci abbia creduto all'inizio. Mi ha detto: "Che peccato! Guardaci, poi tu non avrai una bella famiglia così". L’ho fatta ragionare sul fatto che se avessi figli poi loro un giorno magari potrebbero anche odiarmi, non si possono sapere le cose prima del tempo. Mio padre ha appreso la notizia senza troppe questioni a riguardo. Certo, vorrebbero dei nipoti, ma hanno capito che il mio non è un capriccio, semplicemente non voglio.
Pensi che un giorno potresti anche cambiare idea?
Non credo, non c’è mai stato un minuto di sospetto. Sicuramente è un’esperienza della vita che so che non farò mai, per me equiparabile al fatto che, per esempio, non andrò mai in Indonesia. Non ho né la voglia, né l'intenzione di fare tutto ciò che si dovrebbe per crescere dei figli. Soffrirei moltissimo il dover mettere da parte tutto quello che mi piace fare.
Ci sono persone con le quali ti confronti e che hanno la tua stessa idea?
C’erano amiche che inizialmente non volevano figli, ma poi hanno cambiato idea. Nel mio giro di amicizie però nessuna ha ancora avuto figli. Io nonostante questo rimango granitica sulle mie decisioni e questo mi fa pensare che per me sarà per sempre così.
Qual è la tua idea di famiglia?
Per me la famiglia è un nucleo, composto da me e dal mio compagno, un posto dove posso tornare sentendomi sempre accolta e a mio agio. Con lui io non sento il peso delle responsabilità del mondo addosso: lo abbraccio e respiro, lasciando alle spalle la frenesia del lavoro, per esempio.
Per me avere dei figli vorrebbe dire guardare alla famiglia come una fonte di stress, non di serenità e amore.
E come risponderesti a chi invece ti dice che avere dei figli potrebbe completarvi?
Innanzitutto ribadirei il concetto che la mia visione dei figli è come di qualcuno che potrebbe complicare l'equilibrio che vivo nella mia vita.
E poi reputo la mia coppia molto solida, sento che non abbiamo bisogno di aggiunte di alcun tipo, siamo a posto così. Abbiamo trovato un buon equilibrio che non richiede aggiunte, sentiamo di fare qualcosa per creare la nostra famiglia tutti i giorni, semplicemente stando noi due insieme.