Emma non è una ragazzina di 13 anni come le altre. É una stella del nuoto e ha battuto i record italiani paralimpici nei 100 stile libero e nei 100 rana, scivolando sull’acqua per combattere la malattia genetica di cui soffre da quando è nata, la sindrome di Larsen.
La sindrome di Larsen è una patologia rara, che provoca dislocazione congenita delle grandi articolazioni, deformità di piedi e mani, malformazioni cranio-facciali, problemi di udito e respiratori. Non esiste una terapia e in Europa la sua incidenza è stimata in meno di 1 su 100.000 nati. L’unica strada per cercare di avere una vita serena è la fisioterapia e il coraggio.
Emma abita a Concorezzo, vicino Monza e si è distinta ai Campionati italiani di Nuoto paralimpico a Brescia, dove ha ottenuto dei risultati i credibili: ha superato il record nei 100 stile libero, mai superato dal 2015, e quello nei 100 rana, inviolato dal 2007. “Mia figlia è nata con le ginocchia completamente rovesciate all’indietro. A soli 30 giorni di vita è stata operata per riportarle in sede, ma non sono comunque riuscite a posizionarsi in modo corretto”, ha raccontato il papà Enrico a Repubblica.
I problemi sono stati numerosi, da un’ipoacusia grave, corretta con protesi acustiche, alle difficoltà di respirazione a causa della mandibola arretrata che le chiudeva la glottide. Emma, fin da piccolissima, non si è mai arresa. Ha sempre dimostrato coraggio e caparbietà, due doti fondamentali per ottenere grandi risultati nello sport.
Pratica nuoto da quando ha 5 anni per rinforzare la muscolatura e la colonna vertebrale. Bracciata dopo bracciata si accorge che questa attività rappresenta qualcosa di più e si iscrive alla Polha Varese, un’associazione polisportiva dilettantistica per disabili, e a iniziare a misurarsi con le prime gare, fino ai Campionati italiani di Nuoto paralimpico a Brescia, dove finalmente la sua stella ha brillato.