Spesso parliamo di empatia nei bambini e di come aiutarli a svilupparla, ma sappiamo esattamente cos'è? L'empatia è che la capacità di capire e sentire quello che la persona che abbiamo di fronte sta provando. Significa mettersi nei panni dell'altro, per comprenderlo e aiutarlo. La parola deriva dal greco antico "εμπάθεια" (empátheia), termine composto da en-, che significa dentro, e pathos, che significa sentimento o sofferenza.
L'empatia può essere una dote innata, che però può essere "allenata" e stimolata. Ogni bambino nasce con una certa dose di empatia, che si sviluppa nel corso del tempo. Per i più piccoli, come per i grandi, è fondamentale sperimentarla, per costruire relazioni sociali solide e imparare a comprendere e gestire le emozioni, vedendole anche rispecchiate negli altri.
Empatia e neuroni specchio
A giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo dell'empatia sono i neuroni specchio, scoperti da Giacomo Rizzolatti, neuroscienziato italiano, nel 1992. Questi particolari neuroni, sempre esistiti nel cervello umano, sono oggi studiati in modo approfondito a partire dagli anni Novanta in poi. Sono considerati importanti per comprendere come la nostra mente gestisce sentimenti ed emozioni.
I neuroni specchio sono piccoli neuroni che si trovano nelle aree cerebrali che si occupano di regolare i movimenti. Ogni volta che facciamo un gesto, loro si attivano non solo nella persona che lo compie, ma anche in quella che la sta osservando. Per questo motivo si chiamano neuroni specchio.
Guardando quello che fanno gli altri, possiamo capire cos'hanno in mente, captare le loro emozioni, provare empatia nei loro confronti e imparare imitando proprio come fanno i bambini con gli adulti di riferimento. I neuroni specchio sono alla base dell'empatia, una dote che consente al nostro cervello di connettersi con quello degli altri per provare cosa provano loro. Questo non avviene sempre, anche perché non è detto che questi neuroni siano sempre in grado di attivarsi. Tra i fattori di attivazione possiamo citare il contesto, l'ambiente in cui l'individuo è cresciuto, il non riuscire a riconoscersi in chi si ha di fronte. Tendiamo a provare empatia verso chi riteniamo più simile a noi per diversi motivi.
I vari modelli sull'empatia
Sono tanti i studiosi che hanno approfondito il tema dell'empatia, dando ognuno una visione preziosa di questa capacità di mettersi nei panni degli altri e identificare e riconoscere non solo le proprie emozioni, ma anche quelle di chi ci sta di fronte.
Il significato odierno di empatia è stato dato dallo psicologo inglese Edward Titchener a inizio Novecento, che ha spiegato come questa sia la capacità delle persone di mettersi al posto degli altri per poterli capire meglio. Da allora si è iniziato a parlare di empatia cognitiva (abilità di intuire il pensiero dell'altro e comprenderne il punto di vista, senza coinvolgimento emotivo) ed empatia emozionale o emotiva (provare quello che prova l'altro, anche fisicamente ed emotivamente). Anche se in tempi più recenti si è preferito associare le due sfere, indiscindibili, e quindi fare riferimento all'empatia cognitiva ed emozionale nel suo insieme.
Il modello dello sviluppo dell'empatia di Martin Hoffman, invece, spiega che la competenza è innata nei bambini ed è la risposta affettiva più adeguata alla situazione di un'altra persona e alla propria. Il suo è considerato il modello più completo per parlare di sviluppo di empatia, al quale si aggiunge la visione di Janet Strayer che, partendo dalle ipotesi di Martin Hoffman, ha eseguito ulteriori ricerche. L'autrice sottolinea l'importanza della condivisione empatica, come motore per insegnare anche ai più piccoli a essere empatici.
Fasi evolutive di sviluppo dell'empatia
Ognuno di noi nasce con un po' di empatia, capacità che si sviluppa nel corso della crescita. Gli studiosi hanno delineato le diverse fasi evolutive che permettono di arrivare al pieno sviluppo dell'empatia.
- Nei primi mesi di vita, il neonato sperimenta l'empatia tramite una reazione emotiva che non dipende dalla sua volontà: vive sulla sua pelle quello che vivono le persone che lo circondano
- Verso il primo anno di vita, i bambini osservano le emozioni degli altri e riescono a imitarne le espressioni: cercano di aiutare gli altri per fini personali, però, senza sapere ancora distinguere le proprie emozioni da quelle degli altri
- Tra uno e due anni i bambini migliorano dal punto di vista empatico, capendo che quello che provano gli altri è cosa a parte rispetto a quello che provano loro: per questo iniziano ad aiutare gli altri in modo consapevole, ribaltando la prospettiva (aiuto te per far stare meglio te e non me)
- Dopo i due anni l'empatia raggiunge la maturità completa: i bambini sono capaci di riconoscere le emozioni e i pensieri degli altri e sanno offrire consolazione e aiuto in maniera consapevole
- Dai 6 ai 13 anni l'empatia diventa sempre più presente nella quotidianità di bimbi e ragazzini, anche grazie allo sviluppo del linguaggio e alla conoscenza del proprio io: questa capacità inizia a basarsi sul riconoscere il bisogno dell'altro e calibrare la propria reazione anche in base ad esperienze precedenti
L'empatia nel rapporto tra genitori e figli
L'empatia diventa fondamentale per i bambini per una crescita sana e armoniosa. L'ambiente in cui vivono deve stimolare non solo lo sviluppo fisico, ma anche quello emotivo, per porre le basi per la nascita di legami e relazioni sociali che possano accompagnare i bambini in ogni fase della loro vita. Utilizzare in casa un metodo educativo che si basa sull'empatia è importante per riuscire a entrare in contatto con i nostri figli, mettendoci nei loro panni, dando finalmente importanza alle emozioni.
Per i bambini l'empatia è una dote innata, che però noi adulti potremmo aver perso nel corso della vita. C'è, ovviamente, chi è più portato e chi meno, ma tutti dovremmo allenare il nostro lato empatico e i nostri neuroni specchio, per creare relazioni più solide, anche e soprattutto con i bambini. Loro, infatti, sanno riconoscere bene quando ci sono delle discrepanze tra ciò che diciamo con il linguaggio verbale e quello che, invece, affermiamo con il linguaggio del corpo, con il quale escono fuori emozioni e sentimenti che a volte a parole tentiamo di nascondere.
Una comunicazione empatica migliora il rapporto tra genitori e figli, quando sono piccoli e, a maggior ragione, quando sono grandi, magari durante l'adolescenza, quando spesso i rapporti si fanno tesi perché si parlano "lingue diverse". L'empatia si impara anche attraverso l'imitazione. Se i nostri figli hanno buoni esempi a casa, sarà più facile per loro imparare a dare un nome alle emozioni e gestirle, iniziando a mettersi davvero nei panni dell'altro per capirlo in profondità e non solo superficialmente.
Come insegnare l'empatia ai bambini
Come abbiamo visto, tutti nasciamo con una predisposizione all'empatia, ma non tutti, nel corso della vita, la sperimentiamo e mettiamo in pratica allo stesso modo. Questa capacità, però, si può allenare fin dalla più tenera età, per permettere ai nostri figli di crescere ed essere in grado di creare legami e rapporti più solidi, mettendosi nei panni degli altri.
Educare i bambini a gestire le emozioni e a riconoscerle non solo in se stessi, ma anche negli altri, consente ai più piccoli di riuscire a entrare in contatto e in sintonia con le persone che li circondano. Per aiutare i bambini a sviluppare l'empatia sono diverse le cose che possiamo fare, ogni giorno, sin dalla più tenera età.
- Dare un nome a emozioni e sentimenti, per spiegare loro cosa provano e far capire ai nostri figli che anche le altre persone possono provare le stesse cose
- Comunichiamo sempre con i nostri figli, anche quando, soprattutto da adolescenti, si nascondono dietro risposte date a monosillabi: facciamola diventare una buona abitudine quotidiana
- Dare sempre il buon esempio: i bambini imparano per imitazione, anche quando si tratta di sviluppare l'empatia
- Giochiamo a metterci nei panni degli altri, per capire come avrebbero reagito se fossero stati al posto di qualcun altro in determinate situazione e cosa avrebbe potuto farli sentire meglio
- Anche mimare le espressioni delle persone di fronte a determinate emozioni è un bel gioco da fare insieme, per riconoscere tali sentimenti nei volti degli altri
- Educhiamo i nostri figli alla gentilezza, alla generosità, all'essere disponibile: ogni sera raccontiamo un piccolo gesto di altruismo che ogni membro della famiglia ha fatto
- Leggiamo ai bambini e con i bambini libri che parlano di emozioni e di sentimenti, che contengano storie con le quali i più piccoli possano immedesimarsi