In gravidanza e specialmente dopo il parto aumenta nella mamma il rischio di sviluppare coaguli di sangue. Come riporta la Società Italiana di Ginecologia e Ostetrica (SIGO), il tromboembolismo venoso (TEV), cioè la formazione di un coagulo di sangue in una vena con il conseguente rischio di embolia polmonare, colpisce in media 1 donna in gravidanza ogni 1000 e l’incidenza diventa fino a cinque volte più alta dopo la nascita del figlio. Per prevenirne l’insorgenza in specifici casi il medico prescrive alla paziente l’eparina a basso peso molecolare (EBPM), un farmaco anticoagulante (cioè che impedisce la formazione di coaguli e fluidifica il sangue) che non ha effetto diretto sul feto e sul suo sviluppo e che si somministra tramite iniezioni sottocutanee. Accade, per esempio, in gravidanze che presentano fattori di rischio (quali obesità, precedenti eventi di trombosi, malattie cardiovascolari, trombofilie genetiche o altro) e soprattutto nel post-parto in caso di parto cesareo.
Perché serve l’eparina dopo il parto cesareo
La terapia a base di eparina a basso peso molecolare (EBPM) viene prescritta generalmente in presenza di uno o più fattori di rischio dopo il parto cesareo per prevenire l’insorgenza di trombi nella puerpera. Come tutti gli interventi chirurgici, infatti, anche il taglio cesareo comporta un rischio maggiore di formazione di coaguli di sangue nelle gambe della mamma.
Il rischio di trombosi aumenta in caso di parto cesareo d'urgenza e in presenza di uno o più fattori di rischio, che sono suddivisi in maggiori e minori:
Tra i fattori di rischio maggiori compaiono:
- Precedente evento tromboembolico venoso (TEV)
- Profilassi con eparina durante la gravidanza
- Trombofilia ad alto rischio, cioè un’anomalia della coagulazione del sangue che aumenta il rischio di trombosi
- Taglio cesareo d’urgenza
- Obesità (BMI >40 kg/m2)
- Ospedalizzazione prolungata prolungata
- Procedura chirurgica in puerperio (ad eccezione della sutura perineale)
- Comorbilità mediche
Tra i fattori di rischio minori (che richiedono eparina solo se compresenti in quantità maggiore o uguale a 2) compaiono invece:
- Obesità (BMI >30 kg/m2)
- Età superiore a 35 anni
- Avere già avuto almeno altri 2 figli.
- Abitudine al fumo
- Taglio cesareo elettivo
- Storia familiare di tromboembolismo venoso (TEV)
- Trombofilia a basso rischio
- Vene varicose
- Sepsi
- Preeclampsia
- Immobilità o viaggi a lunga percorrenza
- Gravidanza gemellare
- Parto pretermine (<37 settimane)
- Parto operativo
- Morte fetale
- Travaglio prolungato per più di 24 ore
- Emorragia post partum superiore a 1000cc
- Emotrasfusione
In caso di parto cesareo programmato senza altri fattori di rischio, non è obbligatoria la profilassi con eparina, come riporta l’Istituto Superiore di Sanità. In quei casi vengono raccomandati la mobilizzazione precoce (la ripresa del movimento il prima possibile) e una corretta idratazione.
Oltre a sottoporsi a iniezioni di eparina, le mamme sono esortate a iniziare a muoversi presto e a indossare le calze elastiche anti-trombo durante l’operazione di taglio cesareo e per tutta la durata del ricovero in ospedale.
Per quanti giorni si assume eparina dopo il parto cesareo
I medici raccomandano alle mamme che si sottopongono al cesareo (programmato o d’urgenza) di rispettare la profilassi sia in ospedale che a casa e di sottoporsi regolarmente ad iniezioni di eparina per 7-10 giorni dopo il cesareo. Con il passare dei giorni dalla nascita del piccolo infatti il rischio di trombosi si riduce. Se invece sono presenti fattori di rischio maggiori la profilassi con eparina deve essere continuata per almeno 6 settimane.
Dove fare l'iniezione di eparina?
Nei giorni dopo il parto cesareo, durante la permanenza in ospedale è il personale sanitario che si occupa delle iniezioni di eparina alla neomamma. Le iniezioni vengono effettuate generalmente nella pancia, sul gluteo o nella parte alta del braccio o della coscia della neomamma, comunque in zone ricche di tessuto sottocutaneo, evitando punti particolarmente magri o che presentano voglie, cicatrici o lesioni. Una volta a casa, invece, la puerpera si auto-somministrerà il farmaco, se lo desidera con l’aiuto del partner, di un familiare o di un amico.
Per effettuare l’iniezione, vanno seguiti dei passaggi:
- Lavaggio delle mani
- Scelta del punto del corpo per l’iniezione
- Pulizia della zona interessata con un batuffolo di cotone e disinfettante
- Stringere la pelle tra pollice e indice, come in un “pizzicotto”
- Introdurre con l’altra mano l’ago della siringa perpendicolarmente nella piega della pelle, iniettando lentamente il liquido
- Estrarre l’ago e premere il punto di iniezione con il batuffolo di cotone, senza strofinare né massaggiare
Se si salta una dose, si consiglia di procedere con l’iniezione non appena ci si rende conto della dimenticanza. Se, tuttavia, ci si accorge della sbadataggine quando è ormai l’ora della dose seguente, sono assolutamente da evitare la doppia iniezione o due iniezioni ravvicinate.
Cosa non fare se si prende l’eparina
È importante non iniettare l’eparina per via intramuscolare per il rischio di creare irritazioni, emorragie ed ematomi.