Per generazioni siamo stati abituati a concepire la punizione come la conseguenza più naturale per un comportamento scorretto.
Il bambino combina un guaio, va male a scuola o fa troppi capricci? Bisogna punirlo per correggerlo prima che sia troppo tardi e fargli capire lo sbaglio.
Questo modo di pensare è molto radicato nella nostra cultura e tutt'ora chi preferisce non ricorrere ad un simile approccio educativo viene spesso tacciato di avere poco polso, di essere un genitore che sta viziando troppo i figli.
Ma siamo veramente sicuri che questa strada, benché percorsa da secoli, sia veramente quella migliore da intraprendere per crescere i nostri piccoli?
La punizione ha valore educativo?
Tradizionalmente la punizione è stata spesso associata a metodi coercitivi, come il castigo fisico (sberle, sculaccioni ecc…) o le restrizioni punitive.
Benché negli ultimi decenni si sia sviluppato un graduale – e, si spera, definitivo – rigetto della violenza fisica, ancora oggi è molto diffusa l'idea che, alla fine dei conti, una punizione non eccessivamente severa rimanga sempre il modo migliore per "raddrizzare" i comportamenti dei figli senza troppi contraccolpi psicologici.
In realtà però, la pedagogia moderna ci ha ormai dimostrato che anche quando la punizione non rappresenta un serio pericolo per l'equilibrio psicofisico del bambino, la sua efficacia educativa rimane comunque molto più bassa rispetto alle aspettative.
La punizione infatti dice al bambino che ha sbagliato, ma non fa capire il perché ha sbagliato, come ha spiegato la pedagogista Lorella Boccalini in un nostro precedente articolo sull'argomento.
Per un individuo in fase di sviluppo e che dunque ha bisogno di essere guidato per conoscere il regolamento più appropriato da tenere, l'essere punito non porta nulla dal punto di vista dell'apprendimento delle regole sociali e anzi rischia di far maturare sentimenti di frustrazione e risentimento.
Pensiamo a quelle volte in cui da bambini ci è stato impedito di andare a giocare con gli amici o siamo stati costretti a svolgere attività noiose perché ci eravamo comportati male: il nostro pensiero allora era rivolto alla riflessione verso ciò che avevamo fatto o alla delusione (se non alla rabbia) per essere finiti in una situazione del genere?
Esiste una punizione "sana"?
La risposta è tendenzialmente no: la punizione ha di per sé pochissima utilità dal punto di vista dell'insegnamento di un comportamento corretto, soprattutto se i bambini sono piccoli.
Ciò però non significa che chi ha punito in passato i figli sia un mostro sanguinario. Perdere la pazienza è del tutto normale e non dobbiamo crucciarci troppo se talvolta cadiamo istintivamente nella tentazioni di rivalerci del figlio monello con un provvedimento punitivo.
L'importante è non alzare mai le mani e che una volta passata la bufera ci si renda conto della necessità di favorire il dialogo e la comunicazione.
Niente punizioni non significa niente regole
La profondità con la quale la punizione è radicata nel nostro retaggio educativo fa sì che spesso si scambi la mancanza di punizioni con l'assenza totale di disciplina.
Ovviamente però nessun educatore al mondo si è mai professato contrario alle regole, le quali rappresentano anzi la base fondamentale su cui costruire la crescita sana di un bambino.
Il punto dunque è cercare di scongiurare l'infrazione delle regole (e quindi le possibili punizioni) giocando d'anticipo.
Come? Consolidando fin dai primi anni di vita un rapporto genitore-figlio basato sulla fiducia, i rituali, l'ascolto e la collaborazione reciproca.
Ciò non significa rendere il bambino partecipe di tutte le decisioni. L'orario della nanna, ad esempio, non può essere oggetto di trattative, così come tutto ciò che riguarda la salute del bambino, che infatti non ha gli strumenti per sapere cosa sia meglio per lui.
Spiegare i motivi dietro alcuni obblighi e comportamenti però aiuta senz'altro il piccolo a maturare una maggiore consapevolezza di ciò che lo circonda.
E se nonostante questo i figli finiscono per combinare un guaio o fare un capriccio? Beh, rallegriamoci, significa che non stiamo allevando dei cyborg!
In casi simili conta molto la presenza del genitore, il quale dev'essere pronto a censurare il comportamento scorretto – anche con severità – e riportare la calma con fermezza, senza far passare tutto in cavalleria (questo sì che sarebbe da mamme o papà troppo permissivi), mettendo il bambino di fronte alle conseguenze della sua azione.
Hai combinato un macello in cameretta? Ora si dovrà perdere del tempo per metter in ordine. Fai i capricci perché vuoi il gelato prima di cena? Sappi che non puoi averla vinta e fare scenate non porterà a nulla.
Insomma, non c'è affatto bisogno di punire per essere genitori sul pezzo.