"Se fai il bravo ti do un premio!", "Se ti comporti bene ti compro un regalo!", "Babbo Natale porta i regali solo ai bimbi che fanno i buoni". Sono frasi molto comuni tra i dai genitori, che però non possono definirsi un valido metodo educativo.
Ma che male c'è a premiare un figlio quando si comporta come gli chiediamo noi? Innanzitutto il premio che stiamo promettendo, a differenza di un regalo, è una merce di scambio, dobbiamo ricordarlo. In questo caso il patto è molto semplice da intuire, se il bimbo si comporterà bene avrà ciò che gli abbiamo promesso. Dunque appare chiaro che non stiamo affatto promettendo un regalo perché, a differenza del premio, il regalo è un gesto spontaneo e soprattutto incondizionato. Un premio, invece, è un gesto che condiziona il comportamento del bambino ed è a sua volta condizionato dall'esito di quest'ultimo. Insomma, vale la pena non confondere le due cose, per evitare che "stipulare un contratto con il bambino" diventi sinonimo di educarlo.
È giusto fare regali ai bambini per premiarli?
Dobbiamo trovare le differenza tra: fare un regalo per un'occasione che si è creata a seguito di un comportamento particolarmente meritevole (come ad esempio: un bel voto preso in una materia in cui siamo sempre in difficoltà a seguito di un grande sforzo, un comportamento particolarmente adeguato in una situazione particolarmente faticosa o di disagio ecc.) e promettere un regalo in cambio di un comportamento o un voto ecc. Se nel primo c'è il rinforzo di un fatto straordinario, nel secondo c'è un vero e proprio ricatto in positivo, che per quanto positivo non elude tutti i fattori di rischio connessi a un ricatto.
Non è comunque giusto demonizzare il desiderio dei genitori di premiare i comportamenti che ritengono "giusti" per i loro figli, se hanno inteso il vero significato della parola premiare.
Quando è sbagliato fare regali e perché?
È sbagliato fare i regali ai bambini quando si diventa genitori "bancomat". Questo perché bambini apprendono abilità sociali in modo molto rapido e non possiamo permetterci di imprimere orme dannose. In virtù della loro abilità ad imparare, i bambini capiscono quale sia la modalità migliore per ottenere ciò che vogliono, cogliendo nel condizionamento del premio, uno strumento per condizionare a loro volta il comportamento dei genitori. Per farla facile e breve: quello che i genitori pensavano fosse un loro strumento per gestire i figli, diventa uno strumento dei figli per gestire i genitori. Ed è così che nascono i genitori "bancomat".
Facciamo molta attenzione, però, agli effetti di tutto ciò. Abbiamo detto che i bambini imparano dall'esempio e che quando pensiamo di usare la strategia del premio (che se usato così, altro non è che un ricatto in positivo), finiamo per insegnare ai nostri figli la stessa strategia ma alla rovescia: insomma, un modo per far si che loro condizionino noi.
E l'effetto a cui fare attenzione qual è? Quando i bambini perdono la spontaneità della relazione, si rinforza un apprendimento difficile da estinguere.
I bambini perdono la spontaneità delle azioni, perdono la capacità di auto-gratificarsi, perdono l'opportunità di imparare a tollerare le frustrazioni. Insomma, i bambini perdono. Questo è l'effetto. E perché succede questo? Succede perché se ho imparato che per ogni minimo sforzo il mondo deve restituirmi qualcosa, quando questo non succede non saprò contenermi, auto-governarmi e richiederò a gran forza che il mondo risponda al mio disagio esprimendolo in comportamenti problematici, crisi. In questo modo il mondo degli adulti, non riuscendo a contenerlo, sarà più influenzato a cedere e concedere il tanto voluto premio.
Come gratificare i bambini?
Buone notizie, esistono altre strategie educative per rinforzare i comportamenti positivi e gratificare i bambini. Innanzitutto dobbiamo intendere il premio nel modo corretto, ossia un riconoscimento che si esprime in gesti e azioni.
Riconoscere ai propri figli il merito di qualcosa, significa dedicare tempo a sigillare con parole di stima, di apprezzamento, di fiducia. Come di recente mi è capitato di vedere: se riusciamo a far credere ai bambini che esiste "Babbo Natale", possiamo anche fargli credere di essere bravi, capaci, belli, degni di stima. E per fare tutto ciò bastano le attenzioni insite nella natura stessa di un genitore: coccole, parole di incoraggiamento, attenzioni particolari.
Vi riporto le dolci parole di un amico diventato da poco padre:"Luca, ero spaventato all'idea che non sarei stato abbastanza, all'idea che non avrei dato a mia figlia abbastanza. Pensavo di doverla riempire di attenzioni e di cose, ma quando ho visto che di tutto quello che le ho comprato lei ha scelto di giocare con il cordino della tenda, ho capito che i figli non hanno bisogno di tutto quello che i genitori hanno bisogno di dare."