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14 Dicembre 2023
9:00

Famiglie e figli senza diritti: la legge non tutela per tutti il diritto di esistere

La famiglia è cambiata e le nuove realtà meritano di essere tutelate con diritti sulla carta e diritti nella vita. Migliaia di padri, madri, figli, nonni sono in attesa di essere riconosciuti per quello che sono: famiglia.

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Famiglie e figli senza diritti: la legge non tutela per tutti il diritto di esistere
famiglie

Alla difficile domanda: "Cos'è per noi famiglia?", cosa risponderemmo? Famiglia è una di quelle parole che racchiudono e custodiscono un mare di immagini ed emozioni, che è complicato condensare in unico concetto. Forse, se siamo fortunati, risponderemmo che la famiglia è qualcosa che profuma di casa, di pastasciutta al pomodoro fumante sulla tavola della domenica, di piatti e bicchieri impilati nel lavello, di raccomandazioni della nonna, di bagno occupato quando abbiamo un’urgenza, di mazzi di chiavi sbadatamente dimenticati sullo scaffale, di calzini spaiati in lavatrice, di valigie stipate nel bagagliaio dell’auto prima della partenza per le vacanze, di scarpe in fila davanti alla porta d’ingresso, di voci e di cuori, che pulsano seguendo un unico ritmo, quello dell’amore.

Ma scendiamo dalle nuvole e parliamoci chiaro: la famiglia non è più solo questo, e probabilmente non lo è mai stata, anche se forse, prima, si faticava di più ad ammetterlo. Essere una famiglia significa pure affrontare dolori e difficoltà, quelle quotidiane e quelle che lasciano cicatrici nella vita. Significa essere consapevoli che – pur essendo parte di un’unica famiglia – l’uno è diverso dall’altro e che scendere a compromessi con il partner, con il fratello o con il figlio non è sinonimo di sconfitta, ma di coraggio. Significa comprendere che i nonni, i genitori, i figli e coloro che entrano nelle nostre case non sono supereroi, ma persone che possono sbagliare. Essere una famiglia significa non avere intorno delle riproduzioni di noi stessi o delle anime gemelle con cui essere perennemente sulla stessa lunghezza d’onda, ma avere degli alleati con cui combattere insieme battaglie di vita, che – per alcune famiglie più che per altre – sono particolarmente logoranti perché la posta in palio è alta: i loro diritti.

Diritti che hanno, al centro, la tutela e la salvaguardia del minore e dell’unità familiare, che dovrebbero essere garantiti e rispettati da chi ci governa e dalla società giudicante, anche se non sempre è così. Diritto di essere una famiglia senza essere sposati e avere una fede all’anulare. Diritto di arrivare da un Paese geograficamente lontano e di costruire e crescere la propria famiglia in Italia, senza discriminazioni e senza “ma”. Diritto dei figli delle coppie omosessuali di essere riconosciuti dalla legge nazionale. Diritto di essere amato per chi una mamma e un papà li aveva e da loro è stato abbandonato. Diritto delle famiglie con minori disabili di ricevere l’assistenza che meritano. Diritto dei nonni di frequentare i nipoti. Diritto dei papà separati di vedere i figli. Diritto delle famiglie – tutte – di essere considerate tali e diritto dei bambini di crescere sereni in società, senza diventare preda delle discriminazioni e delle faide politiche degli adulti.

Come lo Stato tutela la famiglia e i figli

La Costituzione italiana dedica alla famiglia tre articoli:

L’art. 29 sancisce che:

La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.

L’art. 30 dispone che:

È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti. La legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima. La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità.

L’art. 31 recita:

La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.

La famiglia è un nucleo sociale che, per Costituzione, si erige su un atto giuridico, quello del matrimonio. Una sentenza da cui restano fuori le convivenze, le Unioni civili fra coppie omosessuali, le famiglie monogenitoriali, realtà che esistono e che sono in forte crescita.

In Italia 1 famiglia su 10 è monogenitoriale

Anzi, secondo gli ultimi dati Istat disponibili, le famiglie monogenitoriali rappresentano attualmente il 10,8% del totale e dovrebbero raggiungere l’11,6% nel 2040: una famiglia su dieci in Italia è monogenitoriale e nella quasi totalità è donna. Genitori single perché separati, divorziati, perché abbandonati dal partner, per caso o per scelta, a cui è negata la possibilità di adottare un figlio o di concepirlo tramite tecniche di procreazione assistita.

A confermare che le convivenze sotto un unico tetto senza legami matrimoniali sono in aumento, lo dimostrano i numeri forniti dall'Istat, che annualmente certifica un calo drastico dei sì pronunciati in comune e soprattutto davanti all'altare. Nel 2019 – prima della pandemia, che ha temporaneamente congelato in matrimoni – le nozze celebrate sono state 11.690, il 6% in meno rispetto all’anno precedente.

E anche se non abbiamo, ad oggi, stime esatte del numero di famiglie omogenitoriali in Italia (l’ultima, quella di Arcigay, risale al 2005 e probabilmente già allora sottostimava il fenomeno per la poca disponibilità delle famiglie intervistate a dichiararsi arcobaleno), è sufficiente sbirciare nella classe di nostra figlia, nel corso di calcio dei pulcini, nel gruppo di iscritti al centro estivo, per trovare figli di coppie omosessuali, che per lo Stato sono orfani di madre o di padre, nonostante ad aspettarli a braccia aperte a casa abbiano due mamme o due papà premurosi.

È un diritto riconosciuto per legge che i genitori – tutti e due, se entrambi presenti – educhino i figli. Eppure, è lunga e gremita la lista di padri separati o divorziati disperati, economicamente sul lastrico, che chiedono di vedere i figli più giorni alla settimana di quanti gliene abbia concessi il giudice. Proprio intorno al diritto di visita (cioè il diritto del genitore non collocatario, di solito il papà, di mantenere un rapporto significativo con il figlio minore e il diritto del figlio di frequentare il genitore con il quale non coabita) nascono criticità di natura emotiva, che riguarda quei padri che soffrono terribilmente il distacco repentino dal figlio, rimanendo inascoltati di fronte alla legge.

Il 15% degli italiani sono toccati dalla disabilità

Lo Stato italiano, per Costituzione, «protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù», mettendo a disposizione «gli istituti necessari» per garantire la difesa dei più piccoli e della loro crescita. Ma in Italia esiste un mondo, quello della disabilità, che pur coinvolgendo un alto tasso della popolazione – si stima, secondo un sondaggio di SWG del 2021, che circa il 15% della popolazione, tra soggetti direttamente coinvolti e familiari sia toccato dalla disabilità – è lasciato al margine della società, dell’educazione, dell’istruzione, dell’integrazione, dell’assistenza.

L’art. 8 della Legge n. 40/2004 sancisce che:

I nati a seguito dell’applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita hanno lo stato di figli nati nel matrimonio o di figli riconosciuti della coppia che ha espresso la volontà di ricorrere alle tecniche medesime.

In pratica, per legge i nati tramite PMA sono riconosciuti esattamente come i figli partoriti per via naturale, solo se i genitori sono eterosessuali, dato che simili tecniche nel nostro Paese sono vietate alle coppie gay. In Italia, tuttavia, esistono centinaia, se non migliaia, di bambini e adulti nati e cresciuti in famiglie omogenitoriali, la quali per avere un figlio si sono dovute rivolgere a cliniche di PMA all’estero, oltrepassando i confini nazionali. Bambini nati con le stesse metodologie, che davanti alla legge non sono uguali. Un paradosso che ha creato una crepa a livello delle istituzioni: più di un sindaco in Italia si è schierato al fianco delle famiglie arcobaleno, decidendo in autonomia di inserire sull’atto di nascita il nome del genitore non biologico.

Quanto ancora può funzionare un sistema diviso in due, in cui l’altra metà della mela continua a essere ritenuta marcia. Un Paese spaccato fra comuni che permettono l'iscrizione all'anagrafe per conto di due mamme, e di comuni che la vietano, fra chi riconosce la genitorialità delle coppie gay e chi la nega.

La famiglia è cambiata negli anni, le leggi meno

Da quando è nata l’Italia fino ad oggi, la famiglia è stata al centro di una vera e propria rivoluzione. Nel primo Novecento esisteva la famiglia gerarchica e patriarcale, dipinta come un’istituzione fondata sul matrimonio e sulla patria potestà.

Solo nel 1969 è stato depenalizzato l’adulterio, e nel 1970 introdotto il divorzio. Il 1975 è stato l’anno della riforma del diritto di famiglia, che ha riconosciuto la parità di padri, figli e madri.

Negli anni la famiglia ha subìto un restyling e ha perso quei connotati rigidi e ferrei del passato. Oggi, la famiglia è lo specchio di una società in costante cambiamento, che guarda alla parità di genere, che punta all’equilibrio, anziché alla gerarchia, e che non nasconde più le sue imperfezioni e fragilità.

Come ha scritto in un articolo la docente universitaria Margherita Marzario: "Nel corso degli ultimi vent’anni la famiglia è uno dei teatri più drammaticamente al centro delle trasformazioni economiche, sociali e culturali che attraversano la nostra società. È indubbiamente anche un luogo simbolico di contesa nell’arena politica, nella quale si scontrano in modo anche aspro visioni che faticano a misurarsi con la complessità di ciò che io chiamo famiglia nelle moltitudini".

La famiglia è diventata propaganda

La famiglia non è propaganda, eppure lo è diventata. Negare l’esistenza di quello che effettivamente già esiste e chiudere gli occhi davanti alla realtà, non elimina, né risolve le criticità che si presentano all'ufficio anagrafe o davanti a una richiesta di divorzio al giudice.

Non esiste più, insomma, una sola famiglia, nel senso di un unico modello di famiglia. Nel 2023 le famiglie sono tante e sono diverse l’una dall’altra. Una molteplicità e, quindi, una complessità del reale che, forse, richiedono nuove tutele e nuovi diritti.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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