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29 Aprile 2023
17:00

Fare la “primina”, pro e contro dell’anticipo scolastico. Il pedagogista: «Interrompe un percorso di vita»

Fare la primina significa iniziare un anno in anticipo la scuola primaria. Un’opportunità garantita dalla legge 53/2003 e destinata ai bambini che compiono 6 anni di età entro il 30 di aprile dell’anno scolastico di riferimento. Negli anni l’anticipo scolastico è stato oggetto di lodi e di critiche. Abbiamo chiesto un parere al pedagogista Luca Frusciello.

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Fare la “primina”, pro e contro dell’anticipo scolastico. Il pedagogista: «Interrompe un percorso di vita»
primina

Iniziare un anno in anticipo la scuola elementare, con la speranza di sostenere l’esame di maturità nell’anno dei Diciottesimi e di recuperare con un vantaggio temporale un eventuale anno di bocciatura, o aspettare i canonici 6 anni compiuti per varcare la soglia della scuola dell’obbligo?

L’anticipo di iscrizione alla scuola primaria – comunemente noto come “primina” – permette ai bambini nati entro aprile di saltare l’ultimo anno di scuola dell’infanzia per iniziare la scuola elementare un anno in anticipo rispetto ai coetanei nati da maggio a dicembre dello stesso anno.

Un’opportunità scolastica che, negli ultimi vent’anni, è stata oggetto di lodi e critiche e che è stata colta da tanti genitori e rifiutata da altri. Andare a scuola prima del tempo favorisce o penalizza il giovane scolaro? Lo aiuta nello sviluppo o interferisce con il suo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale? Abbiamo chiesto un parere al pedagogista Luca Frusciello, membro del Comitato socio-scientifico di Wamily.

I requisiti per l’iscrizione anticipata alla scuola primaria

Con il termine “primina” s’intende l’iscrizione alla scuola primaria un anno in anticipo. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, in relazione allo “scavalcamento” scolastico, precisa che:

L'anticipo di iscrizione alla scuola primaria è consentito ai bambini che compiono sei anni di età entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento. I genitori che richiedono l’anticipo possono avvalersi, per una scelta attenta e consapevole, delle indicazioni e degli orientamenti forniti dai docenti delle scuole dell’infanzia frequentate dai bambini. Le scuole che accolgono bambini anticipatari rivolgono agli stessi particolare attenzione e cura, soprattutto nella fase dell’accoglienza, ai fini di un efficace inserimento.

Il requisito per accedere alla scuola elementare prima dei 6 anni è uno: la data di nascita del piccolo deve essere compresa tra l’1 gennaio e il 30 aprile. Se soddisfa quel requisito, ha il diritto di iniziare la primaria a 5 anni e mezzo circa. Tuttavia, l’ammissione alla frequenza anticipata è condizionata da:

  • La disponibilità dei posti
  • I criteri di precedenza

In più, i genitori che intendono iscrivere il figlio un anno in anticipo alla primaria sono caldamente invitati a consultare maestri ed educatori della scuola dell’infanzia, prima di procedere all’iscrizione anticipata.

A regolamentare le ammissioni anticipate è il decreto legislativo n. 59 del 19 febbraio 2004 (che ha formalizzato la legge 53/2003), con il quale fu sancita l’approvazione della Riforma Moratti. Il limite temporale previsto per le ammissioni – oggi fissato al 30 di aprile – è cambiato nel corso degli anni: nell’anno scolastico 2003/2004 avevano potuto iscriversi i bambini che avevano compiuto i 6 anni entro il 28 febbraio.

I pro e i contro della primina

Non esiste un giudizio univoco sulla primina e sull’opportunità di frequentare la scuola elementare prima del tempo. Ogni piccolo è a sé e ha i suoi tempi e ogni famiglia ha le sue motivazioni e le sue esigenze. Essenziale, nella scelta, è, senza dubbio, il consiglio di un insegnante o educatore che conosce come si muove il piccolo nella realtà scolastica. In più, potrebbe essere utile valutare le caratteristiche dell’istituto scelto e il metodo didattico adottato dagli insegnanti.

I sostenitori della primina ritengono che un bambino che ha maturato le competenze cognitive, emotive e relazionali adeguate abbia le carte in regola per accedere direttamente alla scuola primaria, senza “sprecare” un anno frequentando la scuola dell’infanzia. Avrebbe, così, l’opportunità di mettersi subito in gioco e imparare, apprendere, accrescere il suo bagaglio di competenze e informazioni che fino a quel momento gli erano sconosciute.

Il rischio è che la primina tolga un anno di gioco al piccolo

Per i detrattori, invece, la primina toglierebbe un anno di gioco al piccolo, obbligandolo a precorrere i tempi. Il rischio è che si annoi, che incontri difficoltà o che non si trovi a suo agio con i compagni più grandi.

Il parere del pedagogista

L’acquisto dei pennarelli, del primo zaino, dell’astuccio più capiente. I giorni di settembre che precedono l’inizio della prima elementare sono emozionanti per il piccolo. Al di là delle competenze strutturali raggiunte, quello che si è concluso alle sue spalle è un percorso di vita e quello che si prospetta davanti da percorrere è un tragitto diverso, con nuovi compagni e insegnanti. «La scuola italiana di oggi è strutturata per fasce d’età – risponde il pedagogista Luca Frusciello – presupponendo di fatto che a 6 anni il bambino abbia sviluppato le abilità cognitive, emotive, relazionali adatte ad affrontare la scuola primaria, tuttavia, abbiamo bambini che accedono alla primaria anche se magari non hanno sviluppato tutte le abilità necessarie. Detto ciò, anche nel caso in cui un bambino abbia raggiunto la maturità cognitiva, emotiva e relazionale prima del tempo, non è detto che anticipare il percorso possa essere una buona idea. Il percorso alla scuola dell’infanzia è un percorso che ha un inizio e una fine e non è fatto solo di sviluppo e apprendimenti, come la pregrafia o l’accesso alle regole, ma è fatto di compagni, di gruppo di pari, di affetto nei confronti dell’insegnante. Nel momento in cui me ne vado prima, non concludo il percorso».

Non rispettare i tempi potrebbe creare confusione nel bambino

Per il piccolo potrebbe non essere semplice capire il motivo per cui debba lasciare indietro i compagni e salutarli senza ritrovarli l’anno successivo, al ritorno dalle vacanze estive. «L’anticipazione – continua il pedagogista – non è una coerenza accessibile per il bambino, che non ha le sovrastrutture dell’adulto per comprenderlo. Il bambino vive quello che gli è intorno, i pari, il gruppo, e il fatto di doversene andare prima non è spiegabile con la logica o la ragione perché un percorso finisce quando è chiaro che finisce: se i suoi compagnetti restano là, mentre solo lui esce, non è chiaro per il piccolo, e quello che è accessibile ai bambini è la limpidezza».

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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