Lo swaddling è una pratica antichissima di fasciatura dei neonati. Così antica da essere entrata nell'immaginario comune, a partire dalle rappresentazioni della nascita di Gesù, che lo ritraggono spesso ben fasciato in uno stretto panno.
L'obiettivo principale della fasciatura dei neonati è semplice: dare al neonato una sensazione di sicurezza e comfort simile a quella che aveva nel grembo materno, proprio attraverso la stretta fasciatura che non gli consente movimenti, ma che lo fa sentire protetto.
Un tempo si credeva che lo swaddling prevenisse la SIDS, ovvero la sindrome della morte in culla, ma in realtà i pro e i contro ci sono e riguardano anche questo pericolo.
Cos'è lo swaddling
Il termine "swaddling" si riferisce letteralmente alla pratica tradizionale che prevede di avvolgere il neonato in un panno o una coperta in modo da tenerlo stretto e fornirgli una sensazione confortevole. Lo si utilizza solo nelle prime settimane di vita e in particolare nei primi due mesi.
Questa fasciatura, detta swaddle, viene eseguita in modo da stringere saldamente il corpo del bambino, con particolare attenzione alle braccia e alle gambe che devono restare ben strette ma non piegate in angoli pericolosi, limitando così i movimenti del bebè. Naturalmente se ben eseguita la fasciatura non compromette la respirazione.
I benefici della fasciatura
Lo swaddling in italiano si traduce principalmente in "contenere il neonato". I benefici si trovano proprio in questa definizione: contenendo il neonato e contenendone i movimenti, gli si fornisce una sensazione di protezione che in molti casi concilia la tranquillità e il sonno.
Oltre a ciò, la compressione – che è utilizzata anche come tecnica contro ansia e attacchi di panico a ogni età – tranquillizza nel caso di agitazione. I neonati che soffrono particolarmente gli stress ambientali esterni, come i rumori o le situazioni quotidiane, possono trarre giovamento dalla fasciatura.
I contro
Ci sono tuttavia anche dei contro, e il primo riguarda proprio la SIDS a cui abbiamo accennato. Se un tempo si riteneva che la fasciatura prevenisse la morte in culla grazie al fatto di tenere le braccia del bambino fuori dalla portata delle coperte (che possono venire alzate inavvertitamente soffocandolo nel sonno) e per il fatto di impedire il rotolamento sulla pancia, oggi lo swaddling non è ritenuto privo di rischi in questo senso.
Il rischio principale è quello di non lasciare libertà di movimento al neonato, che non ha la forza di girarsi. Se si trova a pancia in giù, quindi, il pericolo è che non abbia l'agio di respirare, compresso dal proprio peso o semplicemente per colpa del respiro impedito dalla posizione. Meglio adagiare i bebè sempre in posizione supina, quindi, con la pancia verso l'alto.
L'altro accorgimento è quello di non stringere troppo la fasciatura: uno swaddle troppo stretto è altrettanto pericoloso, per la respirazione ma anche per la displasia dell'anca.
E, infine, tra i contro c'è la regolazione della temperatura: lo swaddling va fatto con tessuti leggeri come cotoni e mussole, e mai in più strati, per evitare il surriscaldamento, e mai fin sopra la testa. La testa ha infatti un ruolo fondamentale per la termoregolazione.
Come fasciare un neonato
A questo punto, come si fa a fasciare un neonato correttamente per ottenere i benefici citati?
Ci sono diverse tecniche, ma quella base prevede l'utilizzo di una mussola quadrata, da adagiare a rombo e su cui appoggiare il bambino per fare una sorta di baby–burrito, con una piega inferiore e due pieghe laterali.