La pandemia da Covid-19 ha lasciato tanti strascichi, e anche la scuola non ne è immune. Se nell'epoca pre-pandemica raffreddore e accenni di influenza non erano per molti genitori deterrente per portare a scuola i figli, oggi per rispetto degli altri alunni e delle altre famiglie è più opportuno tenere a casa i bimbi e le bimbe che presentano sintomi.
Ma in generale cosa succede quando il bambino o la bambina ha la febbre a scuola? Insomma: come si comportano gli insegnanti e cosa devono fare i genitori o i tutori quando i sintomi compaiono a lezioni già cominciate?
Il vademecum arriva dal ministero
In generale, le regole riguardanti la febbre a scuola sono reperibili sul vademecum inviato dal Ministero della Pubblica Istruzione alle scuole all'inizio dell'anno scolastico.
Nell'ultimo aggiornamento, quello 2022-2023, si legge per esempio che le misure da adottare sono volte a garantire le lezioni in presenza (dopo anni di didattica a distanza) così come la salute degli alunni e degli studenti.
Cosa fare se la febbre arriva a scuola
La regola generale ministeriale vuole che con la febbre superiore a 37,5 gradi centigradi (così come con comprovato contagio da Covid-19) non sia permesso stare negli ambienti scolastici. Ciò significa che se il bambino o la bambina hanno la febbre già a casa, sarà opportuno non portarli in classe.
Lo stesso vale anche se la febbre compare durante l'orario scolastico.
Essendo compatibile con i sintomi da Covid-19, è previsto che i bambini vengano ospitati in infermeria o in una stanza isolata opportunamente predisposta, mentre vengono avvisati i genitori o tutori, che a questo punto dovranno recarsi a scuola a prendere i bambini per portarli presso la propria abitazione.
Lo dicono anche nelle FAQ del ministero, quando specifica che all'ingresso scolastico non è prevista la misurazione della temperatura corporea come nei mesi passati.
Per accedere ai locali scolastici non è prevista alcuna forma di controllo preventivo da parte delle Istituzioni scolastiche. Ma, se durante la permanenza a scuola, il personale scolastico o il bambino/alunno presenti sintomi indicativi di infezione da SARS-CoV-2 viene ospitato nella stanza dedicata o area di isolamento, appositamente predisposta e, nel caso dei minori, devono essere avvisati i genitori. Il soggetto interessato raggiungerà la propria abitazione e seguirà le indicazioni del MMG/PLS, opportunamente informato. A titolo esemplificativo, rientrano tra la sintomatologia compatibile con COVID-19: sintomi respiratori acuti come tosse e raffreddore con difficoltà respiratoria, vomito (episodi ripetuti accompagnati da malessere), diarrea, perdita del gusto, perdita dell’olfatto, cefalea intensa.
Cosa fare con gli altri sintomi
I bambini possono tuttavia presentare sintomi più lievi (che non siano quelli gravi sopra citati), in assenza di febbre. Parliamo di:
- Lieve raffreddore.
- Lieve tosse.
- Altri sintomi che non fanno presagire nulla di grave.
In questo caso gli insegnanti e le insegnanti non sono tenuti a chiamare i genitori né a consigliare di stare a casa. Nei bambini e nelle bambine, infatti, la rinorrea semplice (il classico raffreddore) è piuttosto frequente e limitare la frequenza degli alunni e delle alunne che presentano solo questi lievi fastidi significherebbe intralciare le lezioni e l'apprendimento.
Sì invece alle mascherine chirurgiche o FFP2 per bimbi e bimbe sopra i 6 anni che presentino questi sintomi, in modo da limitare il contagio, seppure del semplice raffreddore.