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Feci chiare nei bambini: cosa sono, cause e quando preoccuparsi

Le feci bianche o chiare nei bambini possono essere dovute ad un problema delle vie biliari, alle controindicazioni di alcuni farmaci o allo sviluppo di condizioni come la celiachia, la gastroenterite o rare malattie infettive e genetiche. Rivolgersi prontamente al pediatra quando ci si accorge del problema è il modo migliore per salvaguardare la salute dei piccoli.

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Feci chiare nei bambini: cosa sono, cause e quando preoccuparsi
Pediatra
Feci bianche
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Il colore delle feci può dirci molto sullo stato di salute del nostro bambino. L’emissione di feci bianche nei bambini può, ad esempio, essere sintomo di diverse condizioni che non devono essere assolutamente sottovalutate. Tale fenomeno, definito con il termine medico di "feci acoliche o ipocoliche", consiste nell’emissione di feci di colore chiaro, variabile dal grigio cretaceo fino al biancastro.

Si tratta di un’alterazione della pigmentazione delle feci dovuta a una problematica nella produzione di bile oppure all’ostruzione del normale deflusso della stessa all’interno dell’albero biliare.

Vi possono essere diverse cause per cui il bambino produce feci chiare, tra cui atresia delle vie biliari, cisti del coledoco, calcolosi biliari e, meno frequentemente, colangite sclerosante, fibrosi cistica, sindrome di Alagille, patologie tumorali e farmaci, gastroenterite acuta infettiva.

Le cause delle feci chiare nei bambini piccoli

Tra le più comuni cause di feci acoliche nel bambino vi sono:

  • Atresia delle vie biliari: si tratta di una rara alterazione congenita delle vie biliari in seguito alla quale la bile non viene scaricata nell’intestino ma si accumula all’interno del fegato, danneggiandolo. Si associa alla presenza di ittero, ovvero a una colorazione giallastra delle sclere e della cute. L'emissione dopo la seconda settimana di vita di feci acoliche o ipocoliche e/o l'ittero devono far sospettare l'atresia delle vie biliari. È importante arrivare alla diagnosi il prima possibile, entro le prime quattro-sei settimane di vita del bambino, per effettuare un intervento correttivo noto come “procedura di Kasai”, che serve a ripristinare il flusso della bile, connettendo il fegato all'intestino. I migliori risultati si ottengono se l'intervento chirurgico viene realizzato entro i primi 40-60 giorni di vita, consentendo il ripristino del flusso biliare. Mamma e papà potrebbero essere spaventati nel far sottoporre il proprio bambino, così piccolo, ad un intervento chirurgico. È bene, però, non rimandare.  Oltre i tre mesi di vita, l'efficacia dell'intervento di Kasai è minore, poiché il fegato del neonato ha già subito danni gravi. Il trapianto di fegato è  la cura definitiva dell'atresia delle vie biliari che, nella maggior parte dei casi, si rende necessario entro i primi 2 anni di vita.
  • Cisti del coledoco: si tratta di una patologia congenita malformativa della via biliare principale, il coledoco, deputato al trasporto della bile dalla cistifellea all'intestino. Nel dettaglio, si tratta di una dilatazione del coledoco, che determina un ostacolo nello scorrimento della bile. La dilatazione può anche estendersi ai dotti biliari intraepatici, quelli che trasportano la bile all'interno del fegato. Si tratta di una malformazione rara, 1.150.000 nuovi nati. Alcune forme di cisti del coledoco possono essere sospettate in epoca prenatale, dopo la 20esima settimana di età gestazionale. I sintomi più comuni sono dolore addominale, ittero, febbre, nausea e vomito. Il trattamento consiste in un intervento chirurgico per ripristinare il fisiologico flusso della bile.
  • Calcolosi biliare: si tratta di una condizione caratterizzata dalla presenza di concrezioni solide costituite da bilirubina, colesterolo, calcio e matrice inorganica – definite calcoli – all’interno delle vie biliari. Tali concrezioni ostacolano il passaggio di bile determinando dolore intenso (si parla di “colica biliare”), ittero e feci acoliche. Spesso la calcolosi è idiopatica, ovvero non si riesce a trovare una spiegazione plausibile alla formazione dei calcoli. Tra i fattori di rischio vi sono la familiarità (ovvero mamma, papà o parenti stretti hanno presentato a loro volta calcoli), l'obesità, e alcune malattie sistemiche tra cui le malattie emolitiche, il diabete e la fibrosi cistica. La terapia è medica: si utilizza l’acido ursodesossicolico per tentare di ridurre le dimensioni/numero dei calcoli.  Può essere indicato nei pazienti sintomatici il trattamento chirurgico mediante colecistectomia, procedura che generalmente non si esegue in urgenza ma si programma preferibilmente per via laparoscopica.

Del tutto infondata invece l'associazione che talvolta circola in Rete tra feci bianchi e un'eccessivo consumo di riso.

Altre cause di feci chiare nei bambini (soprattutto nella fascia 2 e 6 anni) piuttosto frequenti sono:

  • Assunzione di farmaci: alcuni farmaci, come gli antacidi contenenti calcio o l'assunzione eccessiva di farmaci antiacidi, possono contribuire a feci di colore chiaro o bianco nei bambini.
  • Infezioni: infezioni intestinali, in particolare quelle causate da virus o batteri, potrebbero influenzare il colore delle feci.
  • Malassorbimento di grassi: problemi di malassorbimento dei grassi possono causare feci di colore chiaro. Questo può essere dovuto a disturbi come la celiachia o l'intolleranza al lattosio.
  • Ostruzione biliare: l'ostacolo nel flusso della bile attraverso i dotti biliari può causare feci di colore chiaro.

Le malattie a cui possono essere associate

Le feci bianche possono essere denunciare la presenza di diverse patologie – alcune rare, altre più comuni:

  • Colangite sclerosante primitiva: si tratta di una rara malattia infiammatoria cronica e progressiva che coinvolge le vie biliari all'interno e all'esterno del fegato e che causa il restringimento delle vie biliari con conseguente ristagno e accumulo della bile nel fegato. Le manifestazioni cliniche più frequenti sono: debolezza, prurito cutaneo, ittero, inappetenza, perdita di peso e dolore addominale.
  • Fibrosi cistica: si tratta di una malattia genetica causata da mutazioni del gene CFTR, intercettata nel più dei precocemente grazie allo screening neonatale a cui vengono sottoposti tutti i neonati nei primi giorni di vita. Tuttavia, ancora oggi alcuni pazienti vengono diagnosticati successivamente, da bambini o adulti, per sintomi sospetti di Fibrosi Cistica. Quando la diagnosi di Fibrosi Cistica viene sospettata al di fuori del periodo neonatale, i segni e i sintomi con cui si manifesta possono essere variabili e interessare uno o più organi, tra cui il polmone, il pancreas, l’intestino e i seni paranasali. Tra i sintomi più comuni vi sono scarso accrescimento, sinusite cronica e infezioni respiratorie ricorrenti, occlusione intestinale, insufficienza pancreatica o pancreatiti ricorrenti.
  • Sindrome di Alagille: rara malattia multisistemica di origine genetica, causata da mutazioni nel gene JAG1 o più raramente del gene NOTCH2. La patologia può coinvolgere il fegato, il cuore, lo scheletro, l’occhio, i reni etc. La sindrome di Alagille nel neonato può mostrare la classica facies triangolare, sella nasale larga, mento piccolo e appuntito e occhi infossati
  • Epatite: si tratta di una infezione a carico del fegato, rara in età pediatrica. I pazienti presentano dolore acuto al quadrante superiore destro, inappetenza e malessere generale. Vi possono essere anche urine scure, feci acoliche, ittero e prurito.
  • Patologie tumorali: sono alcune condizioni (rare in età pediatrica) come i tumori esocrini del pancreas
  • Farmaci: l'utilizzo di alcuni farmaci può indurre un danno epatico. Sintomi con cui si possono manifestare sono: malessere, febbricola, anoressia, nausea, vomito, dolore al quadrante superiore destro, ittero, feci acoliche o urine scure
  • Celiachia: si tratta di una forma di intolleranza al glutine in soggetti geneticamente predisposti. I sintomi della sono estremamente variabili da paziente a paziente e possono includere riduzione della crescita staturo-ponderale, dolore addominale ricorrente, scarso appetito, diarrea cronica con feci schiumose giallastre, stipsi o o alternanza delle due condizioni, meteorismo intestinale.
  • Gastroenterite acuta di natura infettiva: si tratta di una situazione transitoria dovuta all’accelerato transito intestinale che non permette un omogeneo mescolamento delle feci con la bile. E così le feci assumono un carattere più chiaro rispetto al solito.

Cosa fare in caso di feci chiare nel bambino? 

In caso di comparsa di feci ipo/acoliche è importante in primo luogo rivolgersi al pediatra perché si potrebbe trattare di un problema che riguarda il fegato, la cistifellea o le vie biliari.

È importante segnalare anche segni o sintomi che possono essere presenti insieme alle feci chiare, quali  urine scure, ittero, dolore addominale, e che possono aiutare il pediatra nella diagnosi e all' invio allo specialista (epatologo o gatroenterologo).

Quando preoccuparsi

Se il bambino emette feci bianche per diversi giorni consecutivi e questo persiste o è accompagnato da altri sintomi come ittero (colorazione gialla della pelle e degli occhi), dolore addominale persistente, perdita di peso o febbre, è molto importante cercare immediatamente l'attenzione di un professionista medico.

Solo un medico può valutare la tua situazione specifica, eseguire test diagnostici e fornire una diagnosi accurata. Non ignorare questi sintomi, poiché possono essere indicatori di problemi di salute che richiedono tempestiva attenzione medica.

Le ultime novità per la diagnosi

Nel 2015 il gruppo della Johns Hopkins University ha sviluppato per primo un’applicazione per telefoni cellulari (PoopMD), in grado di identificare le feci acoliche.

Più recentemente anche un' altra applicazione, sviluppata per smartphone iOS e Android (PopòApp), si è dimostrata in grado di identificare le feci acoliche. Tale applicazione potrebbe essere utile per evitare ritardi nella diagnosi di alcune patologie, come ad esempio la atresia biliare, in cui la tempestività dell’intervento-come detto sopra- è veramente importante.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Elena Bozzola
Pediatra
Laureata in Medicina e Chirurgia nel 2001, poi Specializzata in Pediatria Generale e Specialistica presso l’Università degli Studi di Pavia. Ho lavorato presso UO Neonatologia S Giuseppe a Milano, poi UO Pediatria Ospedale Universitario S Paolo a Milano. Dal 2009 lavoro quale dirigente medico in pediatria presso Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, occupandomi prevalentemente di pediatria generale e malattie infettive.  Ho effettuato una fellowship presso Ospedale Nicklaus, Miami, USA nel 2018. Sono stata eletta Segretario e Consigliere  Nazionale della Società Italiana di Pediatria nel 2016, ruolo che tuttora ricopro.  Inoltre, sono Vicedirettore di “Pediatria Magazine”, rivista ufficiale della Società Italiana di Pediatria,  e Coordinatore della Commissione Comunicazione Scientifica della Società Italiana di Pediatria.
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