A seconda della stagione fuori dalla finestra, varia la possibilità di rimanere incinta tramite una tecnica di Pma. A rivelarlo è uno studio australiano pubblicato a inizio giugno su Human Reproduction, una delle più autorevoli riviste di medicina riproduttiva a livello mondiale. Secondo la ricerca, aumenta del 30% la probabilità che la fecondazione in vitro con embrioni congelati abbia successo se gli ovuli della donna sono stati raccolti in estate, anziché in autunno. In inverno e in primavera, invece, si ottengono tassi di nascite intermedi tra i due estremi. A crescere nei mesi d’estate è pure il numero dei parti riusciti, con il 28% in più di possibilità di un parto vivo tra le gestanti che hanno prelevato ovuli durante i giorni con più sole dell’anno rispetto ai giorni più uggiosi.
I ricercatori hanno evidenziato l’importanza del fattore ambientale e, quindi, della stagione, della temperatura esterna e del numero di ore di sole splendente, nella riuscita della gravidanza. «Ci sono molti fattori che influenzano il successo del trattamento per la fertilità, l'età è tra i più importanti – ha spiegato il dottor Sebastian Leathersich, che ha condotto lo studio –. Tuttavia, questo studio aggiunge ulteriore peso all'importanza dei fattori ambientali e alla loro influenza sulla qualità delle uova e sullo sviluppo embrionale. Abbiamo effettivamente separato le condizioni al momento della raccolta delle uova dalle condizioni al momento del trasferimento, dimostrando che i fattori ambientali durante lo sviluppo delle uova sono altrettanto importanti, se non di più, dei fattori ambientali durante l'impianto e l'inizio della gravidanza».
In effetti, prima della ricerca guidata da Leathersich, gli studi sui tassi di successo della Fivet si erano concentrati sull’analisi dei trasferimenti di embrioni freschi, prelevati al massimo una settimana prima del trasferimento. Lo studio australiano, invece, ha esaminato gli embrioni congelati e poi impiantati in un secondo momento nell’utero della paziente. «Ci siamo resi conto che questo ci ha dato l'opportunità di esplorare separatamente l'impatto dell'ambiente sullo sviluppo delle uova e sulla gravidanza precoce – ha continuato l’ostetrico e ginecologo –, analizzando le condizioni al momento della raccolta delle uova indipendentemente dalle condizioni al momento del trasferimento dell’embrione».
Il dottor Leathersich e i suoi colleghi hanno esaminato i risultati di tutti i trasferimenti di embrioni congelati effettuati in un'unica clinica a Perth, in Australia, per un periodo di otto anni, da gennaio 2013 a dicembre 2021. Si tratta in totale di 3.659 trasferimenti di embrioni, analizzati prendendo in considerazione le gravidanze riuscite e i nati vivi in base alla stagione, alle temperature e al numero effettivo di ore di sole splendente al momento del prelievo delle uova.
I risultati finali suggeriscono che le migliori condizioni per la buona riuscita della fecondazione in vitro sono associate all’estate e all’aumento delle ore di sole nel giorno del prelievo delle uova (non del trasferimento). «Il tasso di nati vivi a seguito di un trasferimento di embrioni congelati da un uovo raccolto in un giorno con meno ore di sole è stato del 25,8%, questo è aumentato al 30,4% quando l'embrione proveniva da un uovo raccolto nei giorni con il maggior numero di ore di sole» ha spiegato il dott. Leathersich. Oltre agli accorgimenti di evitare il fumo e l’alcol e condurre uno stile di vita sano, tra dieta equilibrata e regolare attività fisica, anche le condizioni dell’ambiente esterno favoriscono, quindi, il successo della gravidanza.
I ricercatori hanno anche riscontrato un aumento del 28% delle possibilità di un parto vivo tra le gestanti che hanno raccolto gli ovuli nei giorni con più sole, rispetto ai giorni con meno sole. Il tasso complessivo di nati vivi dopo il trasferimento di embrioni congelati emerso dallo studio era di 28 nascite ogni 100, un numero che è calato a 26 nel caso di uova raccolte in autunno e che, invece, è salito a 31 su 100 nel caso di ovuli prelevati in estate.
«Sarebbe anche interessante esaminare l'impatto della stagione e dei fattori ambientali sui parametri dello sperma, in quanto ciò potrebbe aver contribuito alle nostre osservazioni» ha continuato il medico, prima di rivelare che con i colleghi è già al lavoro per analizzare i dati sulla qualità dell’aria, ipotizzando dei cambiamenti stagionali nell’esposizione a inquinanti nocivi che potrebbero influire negativamente sugli esiti riproduttivi.
Dati significativi per quelle coppie costrette a ricorrere a trattamenti di procreazione medicalmente assistita per avere un figlio. Non è ancora chiaro, tuttavia, se la raccolta delle uova in estate registri risultati positivi anche nel caso di embrioni scongelati e fecondati ad anni di distanza dal prelievo, come accade con il “congelamento sociale degli ovociti”, una pratica a cui ricorrono via via più donne per preservare la loro fertilità.