La Corte d'Appello civile di Milano ha dichiarato illegittimi gli atti di nascita di tre bambini con due mamme, ordinando la cancellazione del nome delle madre intenzionale – ossia le genitrici che non hanno partorito la prole – da ogni documento ufficiale relativo ai tre minori. Accolto dunque il ricorso presentato dalla Procura milanese in seguito alla prima sentenza dello scorso 23 giugno, la quale aveva invece conferito il pieno riconoscimento di entrambe le genitrici.
Il ribaltone trova le propria radici nella pronuncia della Corte di Cassazione con al quale il 30 dicembre 2022 aveva negato il riconoscimento di due padri che volevano registrare all'anagrafe un bambino nato in Canada da maternità surrogata. Tale sentenza aveva portato per tutto il 2023 ad un'ondata d'impugnazioni culminate con l'iniziativa-shock della Procura di Padova che invalidò gli atti di nascita di 33 bambini nati da coppie omogenitoriali.
Anche il caso di queste tre coppie milanesi finì nel calderone e dopo un primo pronunciamento favorevole, oggi i giudici di secondo grado hanno dovuto dichiarare nulle le iscrizioni dei tre piccoli.
Secondo la Corte d'Appello infatti, la legge attuale esclude la possibilità della doppia maternità (o doppia paternità) ed è necessario che sia il Legislatore – ossia il nostro Parlamento – ad adoperarsi per colmare un vuoto normativo che da ormai troppo tempo lascia centinaia di famiglie nell'incertezza e nella privazione delle più basilari forme di tutela garantite dal Diritto.
«La materia richiede l'intervento del legislatore unico soggetto capace di un articolato disegno normativo idoneo a declinare in modo corretto i diritti dei soggetti coinvolti nella vicenda procreativa umana medicalmente assistita e a realizzare il bilanciamento di diritti di rango costituzionale che non devono venire a trovarsi in conflitto tra loro, ivi inclusi quelli del nascituro, soggetto capace di diritti nel suo essere e nel suo divenire» hanno scritto i giudici in un comunicato della Presidenza, arricchendo la già corposa lista di appelli in materia formulati in passato anche da Consulta e Cassazione.
Insomma, il Tribunale ha dovuto uniformarsi alla passata giurisprudenza e ai pochi riferimenti normativi, ma gli stessi membri della Corte riconoscono grosse lacune nell'attuale panorama giuridico.
In attesa che la politica italiana si desti dal suo torpore però, alle donne che sono state spogliate della propria maternità non resta che tentare la via delle adozioni "in casi particolari" – la cosiddetta Stepchild Adoption – per provare ad adottare i propri stessi figli, con annesse spese legali, colloqui con gli assistenti sociali e lungaggini burocratiche.
Sembrerebbe una barzelletta, se solo non ci fosse nulla da ridere.