Dopo il recente caso di Milano e le controverse dichiarazioni rilasciate da alcuni Ministri e membri della maggioranza di Governo, nelle ultime settimane il dibattito sui diritti delle famiglie omogenitoriali appare più caldo che mai.
I continui e botta e risposta tra le differenti fazioni politiche però, al di là d'incendiare l'opinione pubblica, rischiano di mischiare tra di loro un sacco di argomenti differenti – dal riconoscimento anagrafico dei figli alla maternità surrogata – e spostare l'attenzione sulle effettive richieste di migliaia di genitori che chiedono solamente maggiori tutele per i propri figli.
Un copione già sentito
Quando si parla di diritti per i figli delle coppie omosessuali, il canovaccio seguito da chi si oppone ad una revisione delle leggi attuali è più o meno sempre lo stesso.
Per prima cosa si minimizza la faccenda, derubricando la questione ad un capriccio di una minoranza che, dopotutto, ha già a disposizione sufficienti strumenti per costruirsi il proprio modello familiare. C'è la stepchild adoption signora mia, che se la facciano andare bene!
Poi, quando la discussione malauguratamente non si esaurisce nel giro di qualche ospitata in TV, si passa al richiamo della tradizione, della sacra e inviolabile legge di Natura, e dulcis in fundo, alla contestazione di pratiche che, se accettate dallo Stato rischierebbero di tradire i valori del nostro Paese.
In una recente intervista al Corriere della Sera, per esempio, il Ministero per la Famiglia Eugenia Roccella ha affermato come il grande pericolo dietro le rivendicazioni delle famiglie arcobaleno fosse la GPA, la Gravidanza per Altri (o maternità surrogata) che però lo stesso ministro preferisce malignamente continuare a chiamare "utero in affitto" per sottolineare la «compravendita della genitorialità».
Il problema, al di là del fatto che la GPA venga praticata perlopiù da coppie eterosessuali e chi in Paesi occidentali come Usa e Canada rimanga una procedura legale e normata per tutelare la dignità delle donne, risiede nel fatto che tra le varie proposte avanzate per modificare la legge in favore delle famiglie omogenitoriali, la GPA non sia affatto un tema contemplato.
Un tranello da evitare
Suggerire l'idea che una legge più inclusiva potrebbe minare le fondamenta della nostra società e introdurre la commercializzazione di donne e bambini è dunque una strategia comunicativa sempre molto efficace quando si vuole indignare l'opinione pubblica.
E pazienza se per farlo si arriva a paragonare una tecnica generativa alla pedofilia – come fatto nei giorni scorsi dal presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone – ciò che conta è instillare dubbio e timore.
Tuttavia, quando in gioco ci sono i diritti di migliaia di genitori e, soprattutto, di tantissimi bambini, una maggiore adesione alla realtà dei fatti sarebbe un buon servizio alla comunità.
La proposta di legge rivendicata dalla stessa leader Dem Elly Schlein in occasione della manifestazione dello scorso 18 marzo a Milano si concentra infatti su quattro grandi richieste:
- Riconoscimento alla nascita per i figli delle coppie omosessuali
- Matrimonio egualitario
- Adozioni permesse anche omosessuali e single
- Accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) con fecondazione eterologa esteso anche alle donne single e alle coppie lesbiche
Niente GPA, niente maternità surrogata, niente mercimonio liberalizzato di uteri e bebè che rimarrà illegale e vietato in Italia anche qualora questa travagliata legge dovesse passare in Parlamento. Solo la richiesta di poter essere genitori dei propri figli anche davanti allo Stato e di coronare il proprio desiderio di genitorialità senza per forza riparare all'estero.