Diventare padri è davvero una gioia che non ha età? La conferma sembrerebbe arrivare dallo scintillante mondo del jet set, dove l'intramontabile Robert de Niro ha recentemente annunciato in un'intervista di aver appena avuto un altro figlio – il settimo – alla veneranda età di 79 anni.
La tardiva paternità dell'attore di Toro Scatenato e Taxi Driver non è però un'eccezione così rara ad Hollywood, dove anzi il mito dell'uomo che non cede un centimetro ai propri anni sembra rinnovarsi in continuazione.
Prima di De Niro infatti, molti altri illustri attori e registi hanno recitato la parte del papà "attempato": Clint Eastwood ebbe una figlia a 66 anni, Michael Douglas fece lo stesso a 59 anni e il divo Anthony Quinn ebbe l'ultimo dei suoi 13 figli ad 80 anni suonati.
Per trovare il papà più anziano in assoluto, però, occorre lasciare il mondo patinato del cinema e volare in India, dal meno noto ma non per questo meno arzillo Ramjeet Raghav, diventato padre all'età record di 96 anni.
Ma se a differenza di quanto avviene nelle donne i maschi possono dunque diventare padri anche nelle fasi più avanzate della propria vita, esiste un vero limite biologico alla possibilità di procreare? Ci sono controindicazioni nell'affrontare la paternità oltre una certa età?
Facciamo un po' di chiarezza anche perché, al di là del gossip, anche in Italia l'età media dei padri si sta notevolmente innalzando e questo rientra tra i (tanti) motivi possibili dietro l'attuale crisi della natalità nazionale.
Nessun limite biologico ma molte complicazioni
Tecnicamente è vero: gli uomini non hanno una "data di scadenza" per i propri spermatozoi e potenzialmente possono continuare a produrre gameti in grado di fecondare un ovulo fino alla fine dei loro giorni.
Questo però non significa che diventare padri oltre una certa età sia facile e, soprattutto, particolarmente consigliabile.
Anche gli uomini infatti – benché con modalità differenti rispetto a quanto accade nel corpo femminile – subiscono un certo calo della fertilità dopo i 40 anni a causa di un minor volume dell’eiaculato e un numero di spermatozoi che inizia progressivamente e diminuire.
Senza parlare poi delle maggiori difficoltà che, soprattutto dopo i 60 anni, molti uomini iniziano a incontrare nel completare un rapporto sessuale soddisfacente in termini procreativi (ossia un rapporto il cui esito si concluda con l'eiaculazione all'interno della vagina)
Dai 40/50 anni poi, anche la qualità del seme tende a peggiorare drasticamente (vi è d esempio un maggio rischio di alterazioni morfologiche degli spermatozoi) e questo incide non solo sulla probabilità di concepire, ma anche sulla salute del feto.
Studi recenti hanno infatti dimostrato come le paternità in età più avanzati siano generalmente associate ad un rischio molto più elevato di aborti spontanei, parti pretermine e anomalie genetiche nel bebé.
Non solo, alcune ricerche hanno evidenziato come l'età avanzata dei padri sia sovente connessa all'insorgere di disturbi nel neurosviluppo nei figli.
Esiste un'età ideale per diventare padri?
Benché non si tratti di una regola universale o di un diktat sanitario, la scienza ha ormai individuato la fascia di età compresa tra i 20 e i 35 anni come quella ottimale per diventare genitori, sia per gli uomini che per le donne.
Anche se non gravati dal ticchettio dell'orologio biologico, infatti, i padri troppo in là con gli anni non solo hanno maggiore probabilità d'incorrere nei su citati problemi di origine medica, ma rischiano anche di vedere la propria esperienza genitoriale ostacolata dai naturali peggioramenti dovuti all'incedere dell'età.
Pensiamo solo alle tante notti insonni dei primi anni o agli sforzi fisici richiesti per trascorrere del tempo di qualità con i propri bambini (prenderli in braccio, giocare insieme sul pavimento, rincorrerli sulla bici ecc…): non è affatto detto che il fisico di un sessantenne o un settantenne riesca facilmente a sopportare un simile stress.
Chi può, dunque, non perda tempo, essere padri da giovani è molto meglio.