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8 Giugno 2023
14:30

Forgotten baby syndrome, cos’è la sindrome che fa dimenticare i bimbi in auto

La sindorme del bambino dimenticato o Forgotten Baby Syndrome (Fbs) colpisce molti adulti nel mondo, che compiendo azioni abituali dimenticano di lasciare il piccolo, caricato in auto, dove devono. A risultare centrale sembrerebbe la memoria di lavoro, che improvvisamente smette di funzionare.

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Forgotten baby syndrome, cos’è la sindrome che fa dimenticare i bimbi in auto
bimbo in auto

Si chiama Forgotten Baby Syndrome (Fbs), in italiano sindrome del bambino dimenticato, quella che malauguratamente colpisce gli adulti, convincendoli di aver accompagnato il bambino a scuola, in piscina, dagli amici, quando invece il piccolo è rimasto in auto, ancora allacciato al seggiolino.

È quanto successo ieri a Roma, dove è stata trovata senza vita una bimba in auto, davanti all'asilo che frequentava ogni giorno, dove il papà avrebbe dovuto portarla, ma in cui non è mai arrivata.

Non è purtroppo il primo caso, in Italia dal 1998 sono stati più di 10 i bambini, citati dalla cronaca, che hanno perso la vita a causa delle ore passate nell'abitacolo dell'auto, per una dimenticanza di genitori, nonni o babysitter.

Ma cosa accade alla mente umana in quegli istanti? Un improvviso annebbiamento e la memoria che di solito permette di agire smette di lavorare.

Un improvviso e inspiegabile vuoto di memoria

Negli Stati Uniti, dove il fenomeno è drammaticamente in costante aumento e si registrano 171 morti di bambini lasciati in auto, è risultato che nella maggior parte dei casi la sindrome del bambino dimenticato colpisce genitori sempre amorevoli e mai stati negligenti prima di quel momento.

Dai racconti che seguono il dramma sembra che nella mente degli adulti sia saltato un passaggio

Nella mente dell'adulto, spesso dai racconti che seguono il dramma, sembra essere saltato un passaggio. La mattina si alza, si prepara, mette il piccolo in macchina, allacciando accuratamente la cintura, arriva al luogo in cui lo deve portare e poi si reca al lavoro, convinto di aver lasciato il bimbo all'asilo o dove doveva portarlo.

Le circostanze che si ripetono

Non esistono evidenze specifiche ma ci sono delle circostanze che sembrano ripetersi sempre uguali nell'analisi dei casi di abbandono dei bambini in macchina:

  • Nel 27% dei casi i bimbi salgono in macchina in autonomia, poiché trovano il veicolo aperto, ma nel 75% sono proprio i genitori a posizionarli, come al solito sul seggiolino sul sedile posteriore della macchina.
  • Un quarto degli adulti risulta consapevole di aver lasciato il proprio bimbo in macchina, ma più della metà ne è completamente ignaro, essendo sicuro invece, di averlo portato dove doveva.
  • Nel 40% dei casi l'abbandono avviene da parte di chi sta effettuando una pratica di assistenza ordinaria, ossia dal caregiver che tutti i giorni si occupa per esempio di portare il bambino all'asilo.

La memoria di lavoro che smette di funzionare

Secondo uno studio del 2020 del Dipartimento di Neuroscienze Umane, dell' Università Sapienza  di Roma, publicato pubblicato sulla "Rivista di psichiatria", che ha analizzato il monitoraggio statunitense, gli adulti interrogati, risultano inconsapevoli, completamente dimentichi di ciò che hanno fatto poche ore prima. Il fatto drammatico è che nella maggior parte dei casi si tratta di adulti con funzionalità psichiche e cognitive perfettamente funzionanti.

La memoria di lavoro ci permette di agire attingendo dalla memoria a lungo termine, in base agli stimoli esterni

Secondo la ricerca un ruolo centrale in questa sindrome lo avrebbe la memoria di lavoro o working memory. Questa memoria, associata alla corteccia celebrare frontale e all'ippocampo, ci permette di agire, attingendo le informazioni dalla memoria a lungo termine e manipolandole proprio in relazione agli stimoli esterni che stiamo avvertendo in un dato momento.

bambino in auto

Ma come è possibile dimenticarsi di compiere un'azione che si è abituati a fare? Secondo lo studio nella maggior parte dei casi a chi sta guidando l'auto, per l'intero tragitto, o una parte di esso, non arrivano più segnali esterni che richiamano alla mente la presenza del piccolo in auto. Per esempio il bambino si addormenta e l'assenza di gridolini, pianto, movimenti, porta la memoria di lavoro a non essere stimolata dall'esterno e dunque a non entrare in azione.

L'assenza di segnali da parte del piccolo, sembrerebbe incidere molto di più di eventuali elementi di distrazione esterni, come una chiamata al telefono improvvisa, l'incontro con un collega, un cambiamento improvviso dei piani.

A livello psicopatologico, la memoria di lavoro poi risulta danneggiata nei casi di adulti sottoposti a forte stress, affetti da schizofrenia o depressione.

Il trend invertito in Italia

Dalla ricerca dell'Università di Roma risulta che in Italia, in una serie di casi di bimbi dimenticati in auto, avvenuti tra tra il 2011 e il 2012, il 75% dei genitori risultava consapevole dell'accaduto. La negligenza in questo caso, risultava dal sottovalutare l'entità del problema, come se lasciare il piccolo per poco tempo in auto, non avrebbe arrecato lui alcun danno.

bimbo sul seggiolino

Eppure il colpo di calore o ipertermia, la causa del decesso dei piccolo in auto nella maggior parte dei casi, si verifica in pochissimo tempo. L'abitacolo dell'auto, sotto il sole della mattina o del primo pomeriggio, raggiunge temperature altissime, anche superiori ai 50°. All'interno di quello che a tutti gli effetti diventa un forno, la capacità di termoregolazione del corpo dei bambini, inferiore a quella degli adulti, va in tilt, facendo innalzare la loro temperatura con una velocità dalle 3 alle 5 volte più rapida del normale.

Per questo è stato introdotto dal 2019 nel Codice della Strada, l'obbligo di munirsi di seggiolini per il trasporto di minori con dispositivi anti abbandono il cui suono, percepibile da dentro e fuori dall'auto, può salvare la vita a molti bambini. 

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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