Giornalista, conduttrice, scrittrice e mamma di 4 figli, così diversi gli uni dagli altri. Dopo aver trattato per anni di mafia, Francesca Barra si dedica oggi al tema della genitorialità, cercando di abbattere gli stereotipi imposti dalla società, normalizzando le insicurezze, gli errori e le difficoltà e battendosi affinché tutte le famiglie abbiano gli stessi diritti. La sua impresa parte dalle mura domestiche, dove si destreggia in quello che lei definisce "il difficile mestiere del genitore", tra un giovane uomo dal carattere forte e deciso e tre bimbe pacifiche, perché ancora lontane dall'adolescenza.
Con il marito Claudio Santamaria, cerca di tenere in equilibrio tutti i pezzi di quella che oggi definiremmo "famiglia allargata", anche se lei odia (giustamente) le etichette. A noi di Wamily ha detto:«Per diventare mamma ho dovuto rinunciare a qualcosa, perché i miei figli hanno bisogno di me, non hanno chiesto loro di venire al mondo».
Come racconteresti la tua famiglia?
La somma dei miei giorni felici.
Sei mamma di bimbi piccoli e il tuo figlio più grande ha ormai superato l'adolescenza, si va sempre tutti d'accordo?
É difficilissimo il mestiere del genitore quando l’impegno è quotidiano, quando non si cede ai ricatti emotivi, ai giochi di forza, alla stanchezza delle discussioni mollando nelle fasi più delicate.
Ho quattro figli di età diversissime che ho vissuto e attraversato, ma che non sono assolutamente simili. Ogni esperienza è diversa perché anche io sono diversa, i tempi lo sono, da un anno all’altro subentra qualcosa di imprevedibile, com’è stato il Covid, ma anche un trasferimento, il divorzio, il cambio città, il cambio lavoro, il cambio scuola. Ci si modella senza perdere il focus anzi, cercando il più possibile di farsi percepire da un figlio un punto fermo, anche quando tutto a te sta crollando. Anche quando tu stai crollando. Qualche volta è come se fossi sorretta da un’impalcatura.
Apprezzo tanto chi ti sprona a non sacrificarti per i figli, a pensare comunque a se stessi, ma la verità è che non ti hanno chiesto di venire al mondo.
Io, poi, ne ho quattro, a qualcosa per forza ho dovuto rinunciare. Non tanto per una questione pratica, ma emotiva. Hanno tutti bisogno di me, devo esserci.
Recentemente hai detto che i ruoli genitoriali che impone la società sono delle gabbie. Cosa manca nella nostra società perché la genitorialità sia libera?
Ci sentiamo sempre migliori degli altri, unici. Siamo unici perché siamo diversi certamente, anche quando viviamo esperienze simili come, appunto, la genitorialità. Ma dobbiamo analizzarci nello specifico senza applicare regole universali. Senza spaventarci per ciò che non ci sembra conforme, omologato, rodato da noi.
Non mi sento migliore della mia più cara amica che non ha voluto figli. Non mi sento più speciale perché ho quattro figli o in difficoltà rispetto ad una famiglia tradizionale o a due genitori dello stesso sesso. Mi piacerebbe che si rispettasse ogni vissuto, si ascoltassero le storie degli altri e che fossero per noi fonte di confronto e di conoscenza.
Che figlia è stata Francesca Barra? C’è qualcosa che tornando indietro non rifaresti nei confronti dei tuoi genitori?
Ho avuto una mamma severa e un padre che compensava questa rigidità assecondando la mia parte creativa. Quando studiavo canto lirico perché sognavo di diventare una cantante nessuno dei due, però, mi accompagnò a fare gli esami di ammissione. Le inclinazioni artistiche, a differenza di tanti genitori, per loro erano un passatempo, nulla di più e da rimandare possibilmente dopo lo studio, la lettura, la laurea.
Malgrado questi limiti non sono cresciuta con recriminazioni o con rancori. Probabilmente il mio spirito critico, la mia libertà intellettuale, nasce anche dal fatto che niente di ciò che fanno o non fanno gli altri, può limitare la tua natura. So che hanno sempre agito per il mio bene e questo mi rincuora, mi basta.
Mia madre è stato un modello di integrità ed eleganza, ci ha nutriti con pazienza e costanza, mio padre è un uomo forte e autorevole pur essendo molto affettuoso. Entrambi sono viaggiatori, hanno una grande cultura e anche se abbiamo idee politiche opposte che spesso ci hanno fatto scontrare, è in casa che ho imparato il valore del rispetto per la diversità. Ci hanno tenuti tutti insieme legati da un filo morbido, di seta. Questo conta davvero. Sono buoni, generosi, sono i nonni migliori che potessi augurare ai miei figli e ai miei nipoti.
Mi guardo in giro e scopro che proprio in molte famiglie si creano contesti di dolore, aggressività e frustrazioni, alla mia età non posso che prenderne atto e ringraziare.
La tua è una famiglia che potremmo definire "allargata". Quali sono i punti di forza e le difficoltà nell’unire per amore delle realtà prima separate?
I miei figli hanno allargato le braccia a nuove figure genitoriali. Non serve trascorrere insieme i Natali o le vacanze per far crescere sereni i ragazzi in contesti rassicuranti. Basta che gli adulti si rispettino, rispettino i ruoli di tutti, anche dei nuovi arrivati, che tranquillizzino i ragazzi che l’amore si moltiplica, non si sottrae. Senza invidie e gelosie.
I figli sono felici quando hanno genitori sereni. I miei sono figli felici. Io, suo padre e Claudio abbiamo lavorato insieme per fare in modo che quello che sicuramente è un momento di grande delusione, forse il più grande, il primo vero della vita, potesse trasformarsi in un’opportunità.
Non siamo perfetti, non sempre ci muoviamo senza vacillare, abbiamo debolezze come tutti, ma stiamo molto insieme, condividiamo, creiamo occasioni semplici e oneste. Mi chiedo spesso se io stia facendo un buon lavoro, il dubbio è sano.
Hai vissuto la maternità in due fasi diverse della vita, la prima volta a 26 anni, l’ultima dopo i 40. Come cambia il modo di vivere la maternità e cosa cambieresti (tra il prima o il dopo)?
Non cambierei niente, sono troppo pragmatica. La prima gravidanza è vissuta senza particolari consapevolezze, con maggiore leggerezza. Per l’ultima sai tutto, io ho avuto più timori per me, per lei. Ho perso un bambino prima di Atena e ho avuto con lei una minaccia di aborto, pensavo di averla persa e mi hanno tenuto a riposo forzato.
La mia più grande emozione è stato tornare a casa con Atena, l’accoglienza dei miei figli. A quel punto sospiri, guardi tutto da fuori e pensi che malgrado tutto, il rumore lontano, distante, il male, le paure, lì c’era la risposta della mia esistenza.
Hai detto che i tuoi figli sono molto diversi gli uni dagli altri e che tu sei una mamma diversa con ciascuno di loro. Cosa significa?
Con il maschio adolescente sono affaticata più che con le bambine, ha uno spirito critico molto accentuato, un carattere forte, determinato. Quando era piccolo ha condiviso così tanto con me, il mio lavoro, il mio tempo, mi accompagnava sempre. Si sedeva in prima fila e mi ascoltava con uno sguardo profondo.
Oggi attraverso lui vivo un mondo che ignoravo, i nostri confronti avvengono soprattutto in cucina. Mi chiama dopo scuola e mi chiede: "Che si mangia ma’?". Forse quello è il momento che preferisco con lui, nel luogo che è la mia comfort zone da madre: dove nutro. Mi capita di perdere la pazienza però, ogni tanto urlo, soprattutto quando abbandona la discussione. Il problema è che è altissimo, ormai non posso inseguirlo nemmeno più con una pantofola volante.
Con le bambine mi rinfacciano tutti che io sia morbidissima, ma loro sono ancora pacifiche, mi porto avanti per quando- probabilmente- entreranno anche loro in quella fase che ribalta tutti gli equilibri.
Ragazzi, bambini e social media: è il problema del momento. Secondo te come dovrebbero agire i genitori?
Il tema della sicurezza è fondamentale. Renderli autonomi non vuol dire permettergli di avere un accesso libero, senza misura, a tutto ciò che facilmente possono raggiungere. Dalla televisione di qualche anno fa, ai social oggi. Bisogna proteggerli con autorevolezza, senza cedere e senza pensare che sia fisiologico abusare di questo strumento.
Ho sempre controllato, ho sempre messo dei divieti, ho cercato loro di offrire esperienze e alternative. É un tema che presuppone un impegno fuori dal comune, me ne rendo conto perché ormai è entrato a far parte del nostro vissuto dalla scuola, alla burocrazia, al tempo libero. Ma applico le regole che applicherei con qualsiasi pericolo fuori casa. Vorrei che i social collaborassero con scuola e famiglie rendendo più efficace la comunicazione su questo tema urgente.
Pensi che a frenare i giovani di oggi davanti all’idea di diventare genitori, oltre alle difficoltà sociali, siano anche gli stigmi sociali sui genitori perfetti?
Basta che i nostri figli ci guardino per capire che non esiste un genitore perfetto.
Ti sei mai sentita giudicata come mamma?
I figli ci giudicano sempre. Degli altri me ne infischio.
Secondo te oggi tutte le famiglie hanno le stesse tutele e gli stessi diritti?
Sul tema famiglia c’è una grande ipocrisia. Non mi piace che si definiscano le varie tipologie di famiglia: arcobaleno, allargate. Esiste famiglia dove c’è chi si ama.
Sogno un Paese che dia a tutti la possibilità di vivere felicemente, e che dia ad altre coppie i miei stessi diritti e l’assistenza che meritano. Chi interviene sul diritto ha qualche problema in casa propria: ti spaventa ciò che non hai.