Il fumo è un agente silenzioso che provoca danni tanto lenti quanto inesorabili. Se si fuma in gravidanza poi, i pericolo sono ancora maggiori: in questo caso, infatti, non è solo la mamma a rischiare la salute, ma anche (e soprattutto) il bambino nella pancia.
È l’Istituto Superiore di Sanità a fornirci i dati più significativi per quanto riguarda l’abitudine al fumo in gravidanza, grazie a delle indagini campionarie di popolazione che avevano come obiettivo la valutazione generale dell’assistenza al percorso nascita: su 4953 donne intervistate tra il 2008 e il 2011 subito dopo il parto, e di nuovo a 3 e 12 mesi dal parto, il 23% ha dichiarato infatti di fumare già da prima del concepimento; tuttavia di queste, il 70% riferisce di aver smesso durante la gravidanza. Tra chi ha smesso, però, il 18% ha ripreso a fumare dopo 3 mesi dal parto e il 30% dopo 12 mesi.
Altri dati giungono poi dalle statistiche ministeriali per ricordarci come titolo di studio e benessere economico influenzino molto l’abitudine al fumo in gravidanza ed allattamento. Solo il 10% ed il 4% delle donne laureate, infatti, fumano rispettivamente durante gravidanza ed allattamento, ma se la scolarità si riduce al diploma di licenza media le due percentuali aumentano rispettivamente al 24%(gravidanza) ed al 16%(allattamento).
Il 19% delle gravide fumatrici ha poi dato come motivazione principale dell'abitudine al fumo quella delle problematiche socio-economiche.
Cosa succede quando si fuma in gravidanza
Ogni volta che si fuma, il corpo umano inala migliaia di sostanze dannose che, in caso di una donna gravida, a partire dai polmoni della mamma si immettono nel circolo sanguigno attraversano la placenta e, tramite il cordone ombelicale, raggiungono il feto.
L’azione principale che ne deriva è una riduzione dell’apporto di ossigeno, aspetto tutt’altro che scontato considerando che si tratta di una sostanza essenziale per la corretta crescita del futuro bimbo.
Tutte le linee guida, per tale motivo, raccomandano ai professionisti che si occupano del monitoraggio della gravidanza (ostetriche e ginecologi) di discutere l’eventuale condizione di fumatrice al primo contatto con la donna, informando correttamente sui rischi ed offrendo soluzioni personalizzate per cercare di ridurre la quantità di sigarette fumate o di eliminarle completamente.
Ulteriori momenti significativi che aiutano in una scelta così decisiva sembrano essere la nascita del bambino e la scelta di allattare al seno: se infatti mentre il piccolo è ancora in pancia molte donne ci tengono a mantenere le abitudini acquisite in precedenza, il momento della nascita rappresenta uno stacco reale e ben comprensibile.
Finite le ipotesi e i pensieri determinati da un bambino immaginario, finalmente si palesa un frugoletto completamente reale. Ecco allora che comprendere la necessità di modificare alcuni stili di vita a beneficio del piccolo diventa molto più facile.
Allo stesso modo, anche l’allattamento al seno, un rituale fatto di contatto e di odori (basti pensare a quanto è importante il senso dell’olfatto affinché il neonato riconosca il seno materno e si predisponga ad un buon attacco o molto più banalmente per trarre conforto dalla presenza della madre), potrebbe essere un ulteriore incentivo nel far cessare una pratica così dannosa come quella del fumo.
Chiaramente vale poi la pena ricordare che la modifica delle proprie abitudini comprende anche l’attenzione a non esporsi al fumo passivo, anche quello estremamente dannoso per la diade mamma-bambino.
Quali sono i rischi per il feto e per la madre?
Andando più nello specifico cerchiamo di vedere a quali rischi si espone una mamma che fuma anche se, a partire dalla letteratura scientifica, risultano decisamente maggiori le problematiche legate al futuro bambino.
I rischi materni sono infatti più o meno gli stessi della popolazione generale e quindi direttamente collegati ad un aumento delle patologie a carico degli apparati cardiovascolare e respiratorio.
Ciò che dicono gli studi, invece, è che fumare durante la gravidanza può compromettere in modo importante il benessere del piccolo in pancia perché aumenta notevolmente il rischio di:
- Aborto spontaneo
- Gravidanza ectopica (o extrauterina)
- Parto prematuro
- Restrizione della crescita fetale
- Mortalità e morbilità perinatale e infantile.
Inoltre i nati da madre fumatrice hanno un eccesso di rischio del 70% di avere malattie delle basse vie respiratorie rispetto ai bambini figli di madri non fumatrici.
Il fumo materno in gravidanza è poi il principale responsabile della SIDS, la sindrome da morte improvvisa del lattante (Sudden infant death sindrome), tant’è vero che la riduzione dell’esposizione al fumo (anche passivo) fa parte delle dieci regole della nanna sicura che ogni genitore dovrebbe cercare di mettere in pratica per il proprio figlio.
Ma non è finita qui: durante la gravidanza il fumo sembrerebbe aumentare la probabilità di condizioni di rischio come il distacco placentare, la rottura prematura delle membrane e la placenta previa.
Per non parlare della responsabilità che potrebbero avere il fumo attivo e passivo nel determinare alcune malformazioni fetali, tra cui lo sviluppo di labio-palatoschisi, nell'indurre e/o cronicizzare casi di asma o, infine, nel compromettere la qualità e la produzione di latte materno (è noto, infatti, come le madri che fumano hanno meno latte e di minore qualità rispetto alle non fumatrici e la produzione di latte nel tempo è più breve).
Come aiutare la madre a non respirare fumo passivo?
Appare evidente, perciò, come la gravidanza sia un momento estremamente delicato e per tale motivo, durante i nove mesi di gestazione, si dovrebbero avere particolari attenzioni per mantenere uno stile di vita sano. Quale migliore occasione per smettere di fumare? Una decisione che aiuterebbe a fare del bene al futuro bambino, ma anche alla mamma stessa.
Per chi fuma, però, non è comunque un percorso facile: il tutto può essere causa di notevole stress e necessitare dell’aiuto di professionisti preparati. Per questo una donna non si deve sentire sola: può rivolgersi al proprio curante oppure ai servizi consultoriali. Troverà una vasta gamma di professionisti che potranno essere d’aiuto in un momento così importante.
C’è poi da dire che la rinuncia al fumo in gravidanza più che una scelta materna dovrebbe essere una scelta familiare: anche il papà e i nonni potrebbero approfittare della lieta notizia per smettere il vizio poco salutare. E così non solo fornirebbero alla madre una rete di supporto nella sua scelta ma garantirebbero, allo stesso tempo, una sostanziale riduzione all’esposizione di fumo passivo.
Basta infatti anche questo a rendere vani gli sforzi di molti giorni aumentando comunque il rischio di complicanze della gravidanza stessa.
E la sigaretta elettronica?
Un ultimo accenno deve essere fatto per quanto riguarda le sigarette elettroniche, novità dei nostri tempi. Vengono spesso presentate come la soluzione per ridurre il numero di sigarette "classiche" che si fumano: esse permettono un controllo maggiore sull'assunzione di nicotina ma, allo stesso tempo, garantiscono il mantenimento di quella ritualità gestuale necessaria e gradita ai fumatori.
Tuttavia l'effettiva riduzione del danno rispetto alle sigarette tradizionali non è molto chiara e nonostante venga a mancare il processo di combustione che è quello ritenuto responsabile della maggior parte delle sostanze cancerogene e tossiche che vengono sprigionate, non ci sono ancora studi sufficienti per definire ad esempio i possibili danni prodotti dal riscaldamento di aromi e glicole propilenico (il contenuto degli svapo).
Inoltre all'utilizzo della sigaretta elettronica è associato un aumento di ricaduta verso l'utilizzo della sigaretta tradizionale, a dispetto di altri metodi utilizzati per smettere di fumare come il cerotto alla nicotina (presidio da utilizzare sotto stretta sorveglianza medica).
Insomma: non è tutto oro quello che luccica. E anche la sigaretta elettronica fa parte delle abitudini da eliminare per il benessere di mamme e bambini.