Due gemelle identiche hanno scoperto l'esistenza l'una dell'altra grazie a TikTok e un vecchio talent-show. È la storia di Amy e Ano, due diciannovenni georgiane che, proprio come in una commedia di Plauto, si sono ritrovate grazie al caso e hanno cominciato a ricomporre i tasselli di un'origine segreta e mai svelata, contribuendo a ricostruire un inquietante mercato nero delle nascite che per decenni ha strappato bimbi e bimbe appena nati dalle loro culle per poi rivenderle a famiglie facoltose.
Tutto ha inizio nel 2014, quando la giovane Amy Khvitia, classe 2002, vede in TV una ragazzina partecipare a Georgia’s Got Talent che le assomiglia in tutto e per tutto.
La somiglianza è tale che dopo la messa in onda dello show la famiglia di Amy venne subissata di telefonate per sapere come mai non aveva avvisato nessuno della sua esibizione e, soprattutto, per quale motivo si fosse presentata sul palco con un nome di fantasia, Ano Sartania.
Una coincidenza senz'altro curiosa ma che con il passare delle settimane passa nel dimenticatoio. Nel novembre 2021 però è l'algoritmo di un social network a dare una svolta al destino delle due ragazze.
Amy infatti si è tinta i capelli di blu e sfoggia un nuovo piercing sul sopracciglio, condividendo l'evento su TikTok. Il video però non viene visto solo dai suoi follower, ma incuriosisce anche una coetanea che vive nella capitale del Paese, Tbilisi, a 320 km di distanza. Quella ragazza era proprio Ano che, sorpresa a sua volta dall'aspetto così familiare, inizia a scandagliare le chat dei gruppi universitari per rintracciare la sosia.
Grazie al tam tam social le due riescono a mettersi in contatto su Facebook e scoprono di avere molte cose in comune, perfino alcune ereditarietà genetiche. Ano e Amy decidono quindi d'incontrarsi e dopo essersi viste di persona ogni dubbio viene dipanato. «Era come guardarsi in uno specchio» ha in seguito raccontato Amy.
Da quel momento inizia una nuova ricerca, quella della verità. Da. confronto – piuttosto traumatico – con le famiglie, le gemelle ritrovate iniziano così a scoprire sempre più dettagli sulla loro nascita e la successiva separazione, avvenuta poco dopo il parto della madre naturale in un ospedale di Kirtskhi, in Georgia occidentale: le bimbe erano state dichiarate morte e con la connivenza di alcuni medici e addetti dell'anagrafe erano state vendute ad altre due famiglie.
Nella a storia entra dunque in gioco un altro gruppo Facebook dal nome decisamente evocativo, Vedzeb, che in georgiano significa "sto cercando". Il gruppo è stato aperto da Tamuna Museridze, giornalista georgiana che proprio durante le ricerche della propria madre biologica è riuscita a far alla luce sul traffico di bambini che in Georgia ha prosperato fin dagli anni Cinquanta.
Il post Instagram con cui Amy Khvitia ha annunciato la pubblicazione della sua storia e della gemella ritrovata
In questo spazio social Museridze cerca di aiutare i figli rapiti a ritrovare i propri genitori naturali e così anche Ano e Amy entrano a far parte della community, nella speranza di riuscire a scovare quel filo nascosto che avrebbe permesso loro di risalire alle proprie radici.
All'appello delle gemelle risponde un'altra giovane donne, la quale racconta che nel 2002 sua madre aveva partorito due bambine – poi dichiarate morte – proprio nell'ospedale dov'erano nate le due sorelle. Le ragazze prendono dunque contatti con la donna e dopo qualche tempo il test del DNA riporta la luce dopo 19 anni di buio e menzogne: quella era proprio la madre di Amy e Ano
L'intera vicenda è stata recentemente raccontata da un'inchiesta della BBC, ma purtroppo rappresenta solamente la punta di un iceberg sommerso che la giornalista Museridze sta faticosamente riportando a galla.
Ancora oggi sono migliaia i ragazzi e le ragazzi georgiani che stanno incessantemente cercando i propri genitori biologici dai quali sono stati separati per denaro.