Spesso utilizziamo l’espressione "questo è un gioco da ragazzi" quando qualcosa ci sembra davvero semplice e anche di poco conto. Implicitamente stiamo minimizzando l’importanza del gioco.
Relegare le attività ludiche a semplici “passatempi per bambini”, significa perdere di vista quanto giocare sia fondamentale per lo sviluppo della personalità, delle competenze e dei neuroni dei nostri bimbi. A ricordarcelo sono diversi studi condotti dalla professoressa Jacqueline Harding della Middlesex University, direttrice di Tomorrow's Child esperta di sviluppo infantile, raccolti in un libro “The brain that loves to play”.
In un’intervista rilasciata a Repubblica la docente ha spiegato l’importanza di strutturare dei giochi adatti a ciascuna fase dello sviluppo del bambino.
Non lasciarli giocare, da soli, in gruppo, o con i fratelli, pensare anzi che stiano sprecando tempo, è sbagliatissimo, significherebbe togliere loro delle esperienze di apprendimento importantissime e non sostituibili con nient’altro nella crescita. Il gioco, spiega la ricercatrice, permette ai bimbi di esplorare e creare nuovi percorsi neurali che se stabiliti prima dei 6 anni, hanno un immenso impatto sulle future opportunità del piccolo. Ecco perché quando diciamo ai bimbi “dai usciamo a giocare”, “giochiamo insieme” o “dopo i compiti puoi giocare quanto vuoi”, il loro sguardo si illumina, il gioco o la prospettiva del gioco li appaga continuamente.
Un gioco per ogni fase dello sviluppo
Ogni età ha il suo gioco ideale per lo sviluppo del bambino:
- Bubusettete: sembra un gioco sciocco, volto al semplice divertimento dei bimbi, invece già a 6 mesi di vita, nascondere il nostro volto tra le mani, o camuffarci sotto un telo e ricomparire poco dopo, attiva diversi percorsi neurali nei bimbi. Innanzitutto imparano a gestire l’effetto sorpresa del nostro scomparire e poi ricomparire, imparano il concetto della permanenza degli oggetti e che le persone ci sono anche se non sono nel loro raggio visivo.
- Giochi sensoriali: tra i 6 mesi e i 2 anni permettere ai bimbi di giocare con le foglie, con la sabbia, con il fango o di mettere le mani su superfici lisce, ruvide, dure o morbide li stimola all’esplorazione del mondo circostante.
- Costruire una tana: i bimbi tra i 2 e i 4 anni iniziano a sentire il bisogno di costruire uno spazio tutto per loro, bastano sedie e un lenzuolo per costruire una tenda. L'appagamento che ne trae il cervello è proprio quello di ingegnarsi per costruire qualcosa che prima non esisteva, allenando così una capacità fondamentale nella crescita, quella di problem solving.
- Giocare a bowling: tra i 5 e i 6 anni si può proporre questa attività ai bambini, sia portandoli a sperimentare l'attività nei centri dotati di piste apposite, sia costruendo un piccolo bowling fai da te con bottiglie o barattoli da riciclare e una palla di spugna. Questo gioco allena la creatività dei bambini, fa loro sperimentare il controllo e li aiuta anche a contare.
Ma in un'epoca in cui i bimbi stanno sempre più ore dinnanzi a dispositivi digitali e giocano a giochi online, c'è da aspettarsi che questa nuova modalità di gioco sostituisca in toto la bellezza del giocare all'aperto o fisicamente con un compagno che non è solo un nome su un display? Per la professoressa Jacqueline Harding questa domanda non ha una risposta, ma l'unica cosa certa è che le due modalità di gioco non possono minimamente entrare in competizione. I benefici del gioco attivo, di gruppo, all'aperto o al chiuso sono innumerevoli e per quanto le tecnologie si evolveranno, la macchina più complessa rimane l'uomo, dunque non riusciranno mai a sostituirli. Per fortuna.