I bambini possono mangiare le fave? Questa è una domanda ricorrente quando si hanno bimbi molto piccoli, poiché questo particolare legume viene spesso visto con sospetto per via del favismo, una condizione genetica che può causare importanti fenomeni di anemia in chi ne soffre.
Ma si tratta di una diffidenza fondata? O talvolta si rischia di eccedere in prudenza?
I legumi in allattamento e svezzamento
I legumi sono noti per essere alimenti ricchi di nutrienti (ferro, proteine, carboidrati ecc..) e un'ottima alternativa alla carne.
Fagioli, fagiolini, piselli, lenticchie e, appunto, fave sono ricchi (chi più, chi meno) di ferro, zinco, carboidrati, fibre, proteine, vitamine e antiossidanti. Il tutto mantenendo un basso apporto di grassi.
Si capisce bene dunque perché introdurre simili cibi nella propria alimentazione comporti senz'altro un effetto positivo sulla salute sia degli adulti quanto dei più giovani.
Eppure su legumi e bambini piccoli circolano ancora tanti falsi miti che spesso insinuano dubbi nei neo-genitori, come il consiglio di non mangiare legumi durante l'allattamento per evitare accumuli d'aria nella pancia del bebè. Un autentico nonsense, poiché attraverso il latte il bimbo non acquisisce le componenti fibrose del legume, già assimilate e digerite dall'organismo materno.
In realtà non esiste alcune prova scientifica che scoraggi l'introduzione dei legumi nelle pappe dello svezzamento o dell'autosvezzamento, a patto che vi sia una certa gradualità e rispetto delle tempistiche dettate dallo stesso bebè.
Ma questo discorso vale anche per le fave?
Posso dare le fave al mio bambino?
Le fave sono legumi molto presenti in squisite ricette di tradizione contadina, i cosiddetti piatti "poveri" che però sono sempre ricchi di gusto.
Non solo, i semi di questa pianta della famiglia Fabaceae sono una miniera di vitamina C, ferro, potassio e calcio, il che ha reso la fava uno degli ingredienti principali dell'alimentazione vegana e vegetariana.
Non tutti però possono godere del sapore e delle proprietà di questo alimento. Le fave infatti sono ricche anche di due sostanze chiamata vicina e convicina che nelle persone affetta da favismo possono innescare processi metabolici che portano ad importanti anemie. Per questo molti genitori esitano a proporre questi legumi ai bambini piccoli.
Il favismo è una condizione ereditaria, dunque se in famiglia ci siano persone che ne soffrono, le fave non dovrebbero essere proposte a cuor leggero ai bimbi.
Per stare più tranquilli è necessario interessare il pediatra sulla possibilità d'introdurre o meno le fave nell'alimentazione del bimbo.
Quando poi si arriva il momento delle prime prove è bene tenere alta l'attenzione sull'eventuale comparsa di sintomi come stanchezza cronica o pallore, tipici degli stati anemici.
Cos'è il favismo nei bambini
Il favismo è una malattia genetica ereditaria che comporta il deficit dell’enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD), una proteina che ha il compito di proteggere l'integrità dei globuli rossi, le cellule del sangue che permettono all'organismo di nutrirsi d'ossigeno.
Quando questo enzima viene a mancare, le sostanze contenute nelle fave vanno a rompere le membrane che ricoprono i globuli rossi, finendo per distruggerli. La riduzione dei globuli rosi quindi innesca la cosiddetta anemia emolitica, che invalida e rallenta molti processi fisiologici dell'organismo.
Nei neonati, il basso livello di protezione può causare accumuli di bilirubina – il risultato della degradazione dell'emoglobina — i quali possono provocare gravi danni cerebrali e complicazioni nello sviluppo cognitivo e motorio. I bimbi più grandicelli invece possono accusare ittero (la colorazione giallastra della pelle e degli occhi), febbre, dolori addominali e, nei casi più gravi, veri e propri collassi.
Poiché il favismo viene trasmesso da un'alterazione del cromosoma X, sono le madri a trasmettere la condizione e di solito sono quasi sempre i maschi ad essere soggetti alla malattia, mentre le femmine rimangono perlopiù portatrici sane.