In Italia gli embrioni in sovrannumero, resti di una gravidanza che non ha mai avuto inizio, sono abbandonati ad un sonno eterno. Sono rinchiusi in bidoni di azoto liquido a -196°, temperatura glaciale che consente di mantenerli vitali. Dormono in attesa di un risveglio legislativo: a causa delle falle della Legge 40/2004, che norma la Procreazione Medicalmente Assistita, gli embrioni crioconservati che non vengono trasferiti nell’utero sono destinati a rimanere congelati per l’eternità perché in Italia, a differenza di altri Paesi, non è lecito donarli, adottarli o distruggerli.
Cosa sono gli embrioni abbandonati
Gli embrioni congelati “fantasma” sono embrioni dichiarati per legge in “stato di abbandono”, come precisa il D.M. del 4 agosto 2004 sulle “Norme in materia di Procreazione Medicalmente Assistita”. In sostanza, a differenza degli embrioni in attesa in un futuro impianto e quindi trasferibili, questi embrioni sono considerati “abbandonati" perché la coppia che li ha generati è irreperibile oppure ha rinunciato all’impianto in una dichiarazione scritta.
In realtà, anche quando una coppia si sottopone a una tecnica di Pma vengono generalmente utilizzati due embrioni sui tre o quattro prodotti: i restanti vengono congelati, e i partner, se esauriscono il loro desiderio di genitorialità (perché l’hanno coronato, o perché vi hanno rinunciato), si fermano, lasciando gli embrioni inutilizzati nei Centri di Pma, che li conservano in giacenza per decenni.
Nonostante siano in uno “stato di abbandono” o inutilizzati, nel nostro Paese non è lecito sottrarli all’orfanatrofio di ghiaccio e permetterne l’adozione da parte di una coppia in cerca di un figlio. Non è consentito neppure destinarli alla ricerca biomedica, o estinguerli, neanche se a richiederlo sono i genitori biologici che li hanno generati, i quali dunque non hanno potere sulla sorte dei loro embrioni in esubero. Sono, di fatto, inutilizzabili, prigionieri di quei bidoni di azoto liquido conservati nei Centri di procreazione assistita a spese dello Stato.
Il destino sospeso degli embrioni in sovrannumero
Il destino sospeso degli embrioni abbandonati è in discussione da decenni. Il decreto del 2004 ne aveva previsto il trasferimento in una Biobanca Nazionale, costruita appositamente per la loro conservazione in un’area dell’Ospedale Maggiore di Milano dietro un ingente esborso economico (25mila euro per ogni bidone d’azoto). All’epoca, erano stati stimati 2.527 embrioni abbandonati in Italia (oggi, secondo quanto riporta Il Giornale, quelli in sovrannumero sono quasi 40mila). Il progetto di accentramento in un’unica Biobanca, tuttavia, non ha mai visto la luce e tutt’oggi gli embrioni abbandonati vengono custoditi all’interno dei 320 Centri di Pma sparsi nelle Regioni d’Italia. Walter Vegetti, responsabile del Centro procreazione assistita (Pma) del Policlinico meneghino, ha dichiarato, come riporta Il Giornale, che «ogni centro sarebbe felice di non dover custodire embrioni orfani perché i costi a carico delle Regioni sono ingenti fra azoto liquido, sistemi di allarme energia elettrica e personale. Una volta entrati in funzione gli impianti non possono più essere spenti». La Legge, tuttavia, non ammette deroghe: gli embrioni congelati rimangono dove sono, non potendo essere donati alla scienza, adottati o estinti.
C'è chi negli anni ha criticato l’uso del termine “adozione” in quanto presupporrebbe l’idea pro-vita per cui gli embrioni siano soggetti giuridici con diritti fondamentali. Non a caso la Chiesa, notoriamente contraria alle diverse forme di Pma, si è schierata a favore dell’“adozione” degli embrioni abbandonati. Nel 2010 una Commissione di studio sugli embrioni crioconservati nei Centri di PMA, nominata l’anno precedente dall’allora ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali Maurizio Sacconi, si era riunita per «affrontare le questioni di carattere giuridico, etico e scientifico relative alla conservazione degli embrioni nei Centri di procreazione mediamente assistita», senza tuttavia arrivare a una soluzione definitiva.
L’inutilizzabilità degli embrioni abbandonati, comunque, incentiva il turismo procreativo. Centinaia di coppie italiane infatti si sposta in Spagna, dove la donazione e l’adozione di embrioni sono regolamentati e consentiti.
In Italia, come nel resto del mondo, il dibattito sugli embrioni abbandonati si è riacceso lo scorso novembre, quando dagli Stati Uniti è arrivata la notizia della nascita di due gemelli, Lydia e Timothy Ridgeway, da embrioni congelati nel 1992, trent’anni anni prima. In quell'occasione, Antonino Guglielmino, Presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana (Siru) aveva esortato le istituzioni a «riprendere alcune idee sul destino degli embrioni crioconservati e abbandonati nel nostro Paese, ancora limitato da restrizioni normative» perché, se la situazione non cambia, «l’Italia diventerà la più grande banca di embrioni crioconservati al mondo».
Come funziona negli altri Paesi
Fuori dai confini gli embrioni abbandonati non sono “fantasmi” inutilizzabili. La donazione o l’adozione di embrioni crioconservati è consentita in Belgio, Spagna, Gran Bretagna, Grecia, Cipro, Repubblica Ceca, Ucraina, Stati Uniti, anche se esistono delle differenze dovute alle leggi dei singoli Stati e, quindi, delle criticità (nei Paesi dell’Est Europa sono stati denunciati casi di traffico illegale di embrioni crioconservati). Tra i Paesi più regolamentati in cui l’adozione degli embrioni è ritenuta sicura c’è senza dubbio la Spagna, dove i genitori biologici hanno la possibilità di decidere subito se donare volontariamente i loro embrioni in sovrannumero o se conservarli per utilizzarli un domani. Se non scelgono, gli embrioni restano in custodia alla clinica, che dopo quattro anni ha diritto ad assegnarli a coppie in cerca di un figlio, alla ricerca o distruggerli.