In un neonato e in un lattante movimenti agitati, pianti intensi che sembrano grida e strepiti, pugni chiusi, insofferenza alla luce e agli stimoli esterni, difficoltà ad addormentarsi e inappetenza possono farci capire che qualcosa non va.
Spesso i genitori da soli riescono a capire se qualcosa veramente non va, ad esempio quando il bambino appare nervoso ed agitato, e cercano di intercettare le esigenze. In altre parole, cercano di “sintonizzarsi” sui gesti del figlio e capire lo stato di malessere del piccolo osservandolo con attenzione.
Comprendere il linguaggio del corpo del neonato
È opportuno, per un genitore, imparare a interpretare il linguaggio del corpo del neonato e del lattante e a riconoscere gli “indizi” di un eventuale fastidio. Anche se non immediato, capire il perché dei loro gesti torna utile per comprendere qual è lo stato fisico ed emotivo di quelle creature non ancora in grado di comunicare a parole. Ecco quali sono i segni fisici più comuni che indicano che il neonato è nervoso:
Movimenti agitati
Il neonato si muove in modo frenetico e disorganizzato o a scatti, si dimena, agita braccia e gambe. II movimenti irrequieti indicano una certa agitazione in lui.
Nello specifico, se il bambino mangia con difficoltà, cresce poco e presenta spesso dei rigurgiti a fine pasto, l’inarcamento del corpo all’indietro del corpo potrebbe essere un segnale di malattia da reflusso esofageo. Un altro segno a cui prestare attenzione è il piegamento delle gambe, specie alla sera: può sottintendere delle coliche intestinali, tipiche “disturbatrici” dei bebé nei primi cinque mesi di vita.
Non sempre è facile capire il linguaggio dei piccini. I loro calcetti ad esempio indicano felicità o, al contrario, fastidio: nel primo caso, i calci sono accompagnati da sorrisi ed espressioni rilassate, mentre se il piccolo scalcia piangendo e urlando è probabile che stia manifestando un disagio.
Anche la rigidità e i muscoli tesi rientrano nei segnali che indicano un possibile stato di inquietudine dei più piccoli, così come una postura insolita. Trovare giovamento dondolati in braccio potrebbe essere spia di un dolore alle orecchie, la così detta otalgia.
Espressioni facciali tese
L’espressione tesa del volto nei più piccoli, come negli adulti, sono chiari indicatori di uno stato di agitazione, disagio o malessere. Il piccolo, quando è rilassato, ha un’espressione decisamente più distesa.
Esiste una scala di misurazione del dolore dei neonati, la “EValuation ENfant DOuLeur" (EVENDOL), proposta come scala di misurazione del dolore relativa alla fascia d’età neonatale e validata per il suo utilizzo in bambini fino ai 7 anni di età. Considera l’espressione vocale o verbale (pianto, urla, gemiti e lamenti), l’espressione facciale (fronte, sopracciglia corrucciate e bocca tesa), i movimenti (inquieto, agitato, rigido e muscoli tesi), la postura (antalgica, insolita, immobile e protezione dell’area dolente) e l’interazione con l’ambiente (conforto, interesse al gioco e interazione con le persone). Ogni voce ha un punteggio su 4 livelli valutati con due criteri simultanei: intensità e durata del dolore, dove 0 corrisponde all’assenza di dolore e 3 a dolore intenso/continuo. Il punteggio totale va da minimo di 0 a un massimo di 15. Il suo limite di affidabilità è che comprende un gruppo eterogeneo di bambini.
Attualmente viene molto utilizzata la Scala FLACC per bambini d’età al di sotto dei 3 anni, o per bambini che per deficit motori o cognitivi non possono fornire una valutazione soggettiva del dolore.
Sono prese in esame 5 voci. Ognuna delle cinque categorie [Volto(V); Gambe(G); Attività(A); Pianto(P); Consolabilità (C)] viene conteggiata da 0 a 2, con un punteggio totale tra 0 e 10 . Tale misura ha trovato ampia applicazione in ambito clinico grazie sia alla sua accuratezza che alla facile esecuzione. Può essere usata anche dai genitori per
il monitoraggio del dolore a domicilio.
Pugni stretti
I pugni chiusi sono normali nei piccoli alla nascita: sono una conseguenza naturale della posizione che avevano nella pancia della mamma, che pian piano abbandonano entro le 8 settimane. Ma i pugni chiusi nel neonato o di un lattante che piange sono anche un indicatore di fame e fastidio. Quando il bimbo è imbronciato e/o affamato, infatti, tende a contrarre il corpo e, quindi, anche le mani, stringendole in pugni robusti.
Segnali vocali
Lo strumento vocale viene utilizzato dal piccolo per comunicare è il pianto, che può significare dolore ma anche fame.
Pianto inconsolabile
Il pianto del neonato ha centinaia di sfumature e altrettanti significati, perciò, da solo, non indica per forza nervosismo. Tuttavia, se è accompagnato da altri sintomi e se è ricorrente e inconsolabile, probabilmente segnala un fastidio.
Un neonato irrequieto con lunghi periodi di pianto (più a lungo del normale) può anche essere malato o sofferente. Il piccolo può rispondere con i singhiozzi a fastidi quali stitichezza, dolore addominale, mal d’orecchi, un’infezione virale o batterica. A volte il neonato o il lattante piange perché ha fame, perché deve essere cambiato.
Gemiti o lamenti
Gemiti, lamenti, versi di fastidio o dolore indicano ovviamente che qualcosa non va, specie se si manifestano insieme a movimenti del corpo irrequieti o a scatti ed espressioni contrite e sofferenti.
Reazioni a stimoli esterni
Anche gli stimoli visivi e sonori e la risposta a quel che accade intorno al neonato aiutano a capire se è infastidito.
Sensibilità ai rumori forti
I neonati avvertono i rumori bianchi (ad esempio il phon), che possono rilassarlo fino ad addormentarlo, al contrario di altri rumori che potrebbero infastidire il lattante.
Irritabilità alla luce
Il neonato è più sensibile alla luce rispetto all’adulto.
Per quanto riguarda la luce del sole, d'estate è da evitare l’esposizione diretta del neonato fino ai 6 mesi di vita, come riporta il Ministero della Salute. È particolarmente importante tenere il bambino riparato tra le 10:00 e le 14:00, quando il sole è più forte e i raggi ultravioletti (UV) sono più intensi.
Altri segnali da considerare
Altro segnale tipico di nervosismo è l’inappetenza. Potrebbe essere spia di una infezione delle vie urinarie, anche in assenza di febbre, o di otalgia.
Difficoltà ad addormentarsi
La difficoltà a dormire e a prendere sonno e i frequenti risvegli sono un segno di agitazione e disordine, che merita di essere approfondito. I neonati infatti dormono ben più di un adulto e a volte si addormentano anche mentre vengono allattati. Se il piccolo nei primi 3 mesi di vita non dorme tra le 14 e le 17 ore al giorno (monte ore di sonno consigliato dall'Oms), potrebbe essere utile parlarne con il pediatra.
Rifiuto del cibo
Il rifiuto del latte materno o artificiale può indicare che il piccolo è nervoso o disturbato. Più è piccolo il bambino più è importante garantire che si alimenti in modo adeguato, non saltando le poppate per evitare la disidratazione. Se allontana il seno o il biberon o si addormenta sul seno prima di ciucciare a sufficienza, è meglio approfondire. Magari è posizionato male il biberon o non riesce adeguatamente a succhiare il latte dal seno di mamma. Ma consideriamo anche l'eventualità di un problema sottostante che interferisca con la sua alimentazione, quale il raffreddore o una infezione delle vie urinarie.
Cosa fare quando un neonato è nervoso
Esistono una serie di consigli e tecniche utili per aiutare mamme e papà a calmare il bambino. Vediamoli:
- Dargli attenzioni e coccolarlo: con la vicinanza e calore umano, e potrebbe tranquillizzarsi e rissarsi semplicemente quando lo si prende in braccio e gli si sorride
- Allattarlo al seno
- Fargli un bagnetto caldo
- Fargli ascoltare i rumori bianchi
- Cullarlo: in braccio o nella carrozzina, e dondolarlo avanti e indietro per indurlo a dormire