Scegliere di diventare genitori è complesso, tantissime sono le paure che vanno affrontate, saremo in grado? Cederemo alla stanchezza? Saremo felici? Come educheremo nostro figlio?
La paura di non saper educare al meglio il nostro bambino, è causata da fattori esterni ed interni a noi. Tra i ricordi d'infanzia c'è sicuramente qualche errore che hanno fatto i nostri genitori (che speriamo di non rifare) e poi ci sono milioni di commenti di chi pensa di saper fare il genitore meglio di noi. Se a questo sommiamo che oggi l’informazione corre molto rapida e in un attimo tra le nostre mani sul cellulare arriva la notifica che racconta di un nuovo metodo educativo per bambini felici. Quando magari proprio ieri, stanchissimi, abbiamo alzato la voce e ce ne siamo pentiti subito dopo.
Insomma educare i bambini sembra essere molto più difficile che imparare a cambiare il pannolino mentre con un piede schiviamo un giocattolo e con una mano apriamo la nuova confezione di pannolini. Ci carichiamo delle aspettative degli altri e delle nostre che vogliamo essere genitori perfetti, quando invece dovremmo solo ascoltare il nostro piccolo, osservarlo e cercare di fare il meglio. Accettando che l'errore è umano.
Cosa significa educare?
Educare ha un’etimologia bellissima, deriva dal latino ex-ducere "condurre fuori", quindi per quanto possa spaventare la responsabilità di crescere il nostro bambino che un domani andrà a scuola, giocherà con gli amici al parco, e in generale dovrà relazionarsi agli altri, dobbiamo ricordarci che educare non significa plasmare a nostra immagine e somiglianza. Tanto meno significa pensare di poter forgiare l’essere umano perfetto, ma accompagnare il piccolo, trovando insieme a lui le strategie migliori per la sua crescita.
Tireremo fuori da lui qualcosa che già c’è, la sua personalità che ha già e che sarà comunque diversa dalla nostra, non dipenderà del tutto da noi, per quanto ci impegneremo ad essere dei supereroi. Brutte notizie per chi desiderava una coccarda: i super-genitori non esistono, nemmeno i manuali che ci insegnano ad esserlo, anche se forse sarebbe più facile agire dopo aver letto “I 10 consigli per educare in maniera eccellente nostro figlio”. Per fortuna, però, i bimbi non sono automi, tanto meno vasi da riempire: sono individui che hanno noi come primi punti di riferimento ma usciranno dal nido famigliare, incontreranno insegnanti, educatori, psicologi, amici e saranno loro stessi, seppur sicuramente consapevoli di quello che abbiano imparato da noi.
E poi, niente panico! Tutti i genitori sbagliano e anche noi sbaglieremo, ma i piccoli impareranno anche quando faremo qualcosa che non va. Anzi comprenderanno un concetto fondamentale per la loro crescita quello chiarissimo a tutti noi finché non diventiamo genitori, che sbagliare è umano.
Educare è molto impegnativo
Educare i bambini non è solo un dovere morale per noi genitori ma anche un dovere giuridico e diritto tutelato dalla legge, precisamente dall’articolo 30 della Costituzione Italiana:
È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. (Costituzione italiana, art.30)
Quindi spetta a noi genitori, con il nostro esempio, iniziare il lungo percorso educativo che il bimbo continuerà fuori dalle mura domestiche, nella costruzione dell’adulto che sarà. E questa è un’impresa molto difficile.
È difficile educare i nostri bimbi, oggi più che mai, perché il concetto di famiglia e genitorialità si è molto evoluto. Essere genitori non è più considerato un fatto naturale o legato all’istinto, oggi la genitorialità è attenta e consapevole. Ad essere genitori si impara ogni giorno, informandosi e chiedendo aiuto ai professionisti quando si pensa di non riuscire. Se poi un tempo, per sapere come muoversi al meglio nell'educazione dei piccoli, si chiedeva aiuto ai propri genitori, oggi i genitori sanno di aver bisogno di chiedere dei consigli ed essere sostenuti.
Questo perché quelli che oggi sono genitori, sono figli di un tipo di famiglia completamente diverso sul piano educativo da quello contemporaneo. La famiglia infatti è molto cambiata negli anni: un tempo si parlava di famiglia di tipo normativo, in cui l’adulto imponeva le regole senza neanche doverle spiegare, prendeva le decisioni per il figlio e si lasciava scappare qualche scappellotto. Oggi il modello educativo di famiglia è quello affettivo dove il dialogo, le spiegazioni, le scelte libere hanno la meglio e il rapporto tra figli e genitori è quello tra individui diversi, che hanno tutti ugualmente libertà di pensiero e confronto.
Oggi si sa che i piccoli non sono individui da modellare, semplicemente esseri umani, ai quali ogni cosa va spiegata, sui quali non ha senso alcun tipo di violenza, che sia questa psicologica, fisica o verbale, se non si vuole impattare negativamente sulla loro psiche o sulla loro crescita.
Per questo oggi stabilire delle regole che i piccoli rispettino diventa sempre più complesso, ma è rimane importantissimo. Le regole, anche se la famiglia normativa è superata, servono oggi a stimolare un dialogo costante con i nostri figli, spiegando sempre perché alcune cose si possono fare e altre no. I piccoli così capiranno anche quanta libertà sta dietro un limite che gli imponiamo. E poi è molto importante cercare di essere sinceri, far terminare un capriccio con una promessa che non manterremo crea un senso di sfiducia nel bambino e non gli insegna di certo il valore della parola data nè dell'impegno preso.
Gli errori educativi che le famiglie non si perdonano
Oggi le priorità educative dei genitori sono: dialogare con i figli, saperli ascoltare, donargli tempo e far sentire la propria presenza. Per questo sbagliare ci pesa un po’ di più, quando stanchi o presi da altro ci abbandoniamo alle grida, quando i nostri bimbi non sono felici e ce ne assumiamo tutte le responsabilità.
Ipsos ha infatti indagato quali sono gli atteggiamenti educativi che i genitori ritengono inammissibili nella relazione adulto-genitore e ciò che è emerso è che l’86% di loro ritiene che lo sia ridicolizzare il piccolo per un suo comportamento, il 77% promettergli qualcosa in cambio di un favore il 66% usare parole forti o parolacce rivolte a loro e il 50% dare uno schiaffo o strattonare energicamente ogni tanto.
È importante soffermarsi su quest'ultimo punto, da un approccio violento dei genitori i piccoli sono tutelati anche dalla legge, picchiare i bambini in maniera sistematica è un reato e si chiama “abuso di mezzi di correzione”, punito dagli articoli 571 e 572 del Codice Penale.
Ogni famiglia trova il modo di educare più adatto, ma in ogni caso la violenza va sempre evitata perché da atti violenti i piccoli ne ricavano solo incubi, paura nei confronti degli adulti, umiliazione e atteggiamenti simili che esercitano nei confronti dei compagni di classe e, un domani, anche da adulti.
Come educare nel modo migliore possibile
In ogni caso, tra i tanti metodi educativi che esistono, fare la scelta giusta è molto difficile. La verità è che tutte le scelte che facciamo per i nostri figli sono complesse, dalla scuola più adatta, alla parola giusta al momento giusto, allo sport che farà per lui. A rivelare se abbiamo agito bene sarà il futuro, dobbiamo sempre pensare che educare un bimbo è un progetto a lungo termine. In ogni scelta che facciamo, anche quella di complimentarci per un successo o punire un insuccesso, in ogni gesto che sia di gentilezza o stizza, dobbiamo sforzarci di fare la cosa che in realtà ci viene meglio: rimanere umani.
Il bimbo si sentirà sicuro e saprà sempre che abbiamo fatto il possibile per essere dei buoni genitori, anche quando alla fine pensando di scegliere il meglio per lui abbiamo sbagliato, ma abbiamo saputo poi chiedergli scusa.