Quando sentiamo parlare di tic automaticamente la nostra mente ci fa pensare ad un movimento involontario e rapido che si manifesta perlopiù sul volto. Con molta probabilità assoceremo questo pensiero ad una immagine, per esempio il movimento del volto di una persona che conosciamo, e ad una sensazione di fastidio, disagio o nervosismo. Ma facciamo chiarezza su cosa sono i tic, come a quando si manifestano nei più piccoli, quali sono le emozioni e i pensieri che possono accompagnarli e quali strategie possono essere utili ai genitori per aiutare il proprio bambino.
Cosa sono i tic nei bambini
I disturbi da tic vengono classificati nel DSM-5 (APA, 2013) come disturbi ad esordio infantile-adolescenziale. Essi compaiono tipicamente tra i 4 ed i 6 anni, e comunque prima dei 18 anni, e sono caratterizzati dalla presenza di movimenti corporei rapidi, ricorrenti, non ritmici o vocalizzi, che si manifestano in maniera non costante per intensità, frequenza e durata. Vengono definiti tic quando il movimento e/o il suono sono accompagnati da una sensazione di necessità impellente a dover emettere il tic e il sollievo dopo l'esecuzione del movimento stesso.
Tic motori semplici
Uno dei tic motori più comuni è il tic motorio semplice, ovvero che coinvolge un gruppo muscolare isolato (per esempio l’“eye blink” altrimenti detto “occhiolino”). Vediamoli:
- Occhiolino
- Scrollate di spalle
- Scatti o strappi alla testa
- Smorfie del viso
Tic motori complessi
I tic motori complessi generalmente coinvolgono gruppi muscolari multipli, sono più lenti e protratti nel tempo. In questo caso si può osservare la tendenza a toccare oggetti o automobili, sedersi in posizione accovacciata, saltare, inarcarsi all’indietro, dare calci ed utilizzare gesti e posture delle mani particolari.
Tic sonori
Oltre ai tic motori possono essere osservati anche i tic sonori, se prevedono l’emissione di suoni e/o l’utilizzo della voce. Vengono classificati come:
- Tic sonori semplici se sono costituiti da suoni inarticolati e vocalizzazioni per esempio schiarirsi la gola, tossire ed emettere grugniti o sniffing (tirare su con il naso)
- Tic sonori complessi se invece includono sillabe intelligibili, uso di parole o frasi, ecolalia (ripetizione di parole altrui), palilalia (ripetizione delle stesse parole), e coprolalia (spergiuro). In altri casi, possono comportare dei rumori di origine animale come cinguettio o abbaiare o cambiamenti spontanei nella cadenza, di volume del discorso. A differenza dei tic semplici, i tic complessi possono essere più difficili da individuare perché possono essere facilmente scambiati per comportamenti intenzionali e provocatori.
Quando i tic diventano un disturbo
Il disturbo persistente (cronico) da tic motori o vocali è presente quando i tic motori o vocali sono presenti per più di un anno dall’inizio del primo tic, anche in presenza di oscillazioni nella frequenza e nell’intensità dei tic. L’esordio avviene necessariamente prima dei 18 anni. Il criterio della durata è molto importante perché i tic possono essere molto comuni nell’infanzia, ma nella maggioranza dei casi sono transitori.
Fattori di rischio e frequenza
I tic sono generalmente aggravati dalla presenza di ansia, eccitazione e stanchezza. Al contrario migliorano nei momenti di calma o durante attività focalizzate (per esempio: durante il canto o durante la recitazione). La presenza di familiarità per disturbo da tic è considerata un fattore importante per il successivo sviluppo del disturbo.
Ad oggi la diffusione dei sintomi ticcosi si aggira intorno all’1% nella popolazione mondiale adulta, fino ad arrivare al 18-20% della popolazione pediatrica.
Spiegare i tic ai bambini
Molti bambini hanno i tic costituiti da movimenti molto veloci e questo può comportare una maggiore difficoltà ad accorgersene e/o esserne consapevoli. Nella maggior parte dei casi è però possibile aiutare il bambino a percepire ed individuare una sensazione o “prurito nel corpo” che precede il tic stesso e che è localizzata nel distretto muscolare interessato dal movimento. In alcuni casi è possibile addirittura individuare alcuni pensieri o immagini che precedono il tic.
È utile inoltre far disegnare al bambino la “mappa dei propri tic” e incoraggiare il bambino a dare un nome di fantasia a ciascuno di questi. Questo esercizio, all’apparenza banale, aiuterà il bambino ad avere maggiore consapevolezza del proprio corpo e aiuterà ad aumentare l’autoregolazione e l’automonitoraggio.
Sindrome di Tourette
La Sindrome di Tourette (ST) si caratterizza per la presenza di tic motori multipli e almeno un tic vocale, anche se questi tic possono non verificarsi simultaneamente.
La condizione che più frequentemente si trova associata alla Sindrome di Tourette è il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) che compare in maniera più evidente tra i 10 e 12 anni e si caratterizza per la presenza di comportamenti ritualizzati e pensieri ossessivi. La presenza di entrambe le condizioni risulta assai frequente, quindi è necessario porre attenzione ad eventuali manifestazioni ansiose eccessive.
Come reagiscono gli adulti
Quando un bambino inizia a manifestare numerosi e persistenti tic le reazioni dei genitori possono essere tendenzialmente di due tipi:
- Reazione di accomodamento: il genitore accoglie i tic del bambino ed entra a pieno titolo nei rituali eseguendoli lui stesso insieme al bambino. Questo comportamento del genitore avrà come immediata conseguenza quella di abbassare l’ansia del bambino, tuttavia può essere causa involontaria della conferma delle paure del bambino. (“Se mamma mi aiuta significa che ciò che temo si può verificare”). È inoltre verosimile che il bambino richieda con sempre maggiore insistenza la presenza nel genitore nel rituale e, se il genitore non c’è il bambino potrebbe sperimentare un disagio maggiore.
- Reazione antagonista: il genitore antagonista rende concreta la minaccia del bambino di essere criticato (“Ancora lo fai? la devi fare finita. Sembri un pazzo”). Se bloccato nei tic e nei rituali il bambino potrebbe arrabbiarsi eccessivamente e sentire colpa e vergogna.
Nella maggior parte dei casi si verifica che un membro della coppia genitoriale ha una reazione di accomodamento, mentre l’altro si orienta sul polo dell’antagonismo.
Consigli per i genitori
In generale, è bene non entrare nel rituale del bambino e non favorire l’evitamento di situazioni temute (per esempio: non andare al parco per paura che potrebbe verificarsi qualcosa di brutto). È inoltre auspicabile non accettare che le regole di casa siano dettate dai rituali ed è necessario opporsi a questi con gentilezza. Tuttavia è sempre indispensabile consultare il neuropsichiatra infantile o lo psicologo quando si ha il sospetto che tic e rituali compromettono il funzionamento del bambino.