Vi capita mai di ascoltare qualcuno che cita un giocattolo bellissimo, come per esempio la casa delle bambole e di dire "bellissima, io da piccola la desideravo tanto ma non l'ho mai avuta", oppure di tornare a casa dei nonni e riconoscere nel profumo del ragù un'immagine che proviene dal passato? Ecco in quel momento chi ha preso voce è il vostro bambino interiore, un po' nostalgico e un po' insoddisfatto, che è bene non rimanga inascoltato.
Il bambino interiore è la parte infantile di ogni individuo, insita in lui ma che si è sopita con la crescita. Questo bambino o questa bambina vengono a lungo indagati e ricercati dagli psicologi, perché spesso sono segnati da traumi che i genitori hanno causato più o meno consciamente. Ritornare a un momento doloroso, complesso o felice dell’infanzia è un modo per superare traumi o spiegarsi degli atteggiamenti che si mettono in atto nella vita adulta.
Il bambino interiore presenta infatti tutto il carico emotivo che si ha vissuto in una data fase dell’infanzia e che ha dunque un notevole peso sull’adulto e il genitore che si diventa. Ecco perché e come è importante prendersene cura.
Chi è il bambino interiore?
Il bambino interiore può essere definito una componente psichica che rimane nelle persone anche durante la crescita o la vita adulta.
Ad esso si associa l’immagine di un bambino caratterizzato quindi da purezza, sincerità, gentilezza e dinamicità che si mettono in atto anche da adulti. Ma quel bambino interiore, in realtà, spesso ha subito una serie di traumi nella crescita, sia perché le varie fasi dello sviluppo sono sempre dolorose e magari a queste si sono aggiunti dei traumi familiari più o meno consapevoli che però hanno delle ripercussioni nella vita adulta.
Perché importante prendersi cura del proprio bambino interiore?
Non lasciare i traumi del passato in sospeso è molto importante, perché permette, una volta diventati genitori, di interrompere quegli errori educativi che altrimenti si ripeterebbero sempre identici nel tempo. Questo non significa rimproverare ai propri genitori di non essere stati perfetti o rimproverarsi di non esserlo a nostra volta, ma comprendere che alcuni atteggiamenti inconsci che si mettono in atto quando nasce un figlio, anche con l'idea di proteggerlo, sono il frutto della risposta del nostro bambino interiore a dei modelli genitoriali a volte sbagliati. Quindi il primo motivo per cui riconnettersi al proprio bambino interiore è sicuramente cercare di guarire la nostra salute mentale dai traumi del passato.
Inoltre ciò che abbiamo vissuto da piccoli dà vita a dei meccanismi automatici che ci permettono poi di categorizzare e vivere le situazioni della vita adulta. Quindi se inconsciamente mettiamo in atto degli atteggiamenti esigenti con i figli o eccessivamente punitivi, dentro di noi potrebbero esistere il bimbo vulnerabile, che è stato iperprotetto dai suoi genitori in passato o il bambino arrabbiato, anch'esso figlio di un genitore che ha a volte messo in atto degli atteggiamenti disfunzionali.
Come prendersi cura del proprio bambino interiore?
Per prendersi cura del proprio bambino interiore bisogna imparare a parlargli, diventando un po' i suoi genitori, per farlo si possono mettere in atto queste strategie:
- Individuare un'età: il bimbo interiore più ferito può essere quello di 3, 5, 7 anni o di più, è importante individuare il momento in cui sentiamo che qualcosa nella nostra infanzia non ha funzionato
- Scrivere una lettera indirizzata a se stessi: un esercizio interessante è quello di scrivere una missiva indirizzata al bambino che siamo stati, esprimendo tutte le sensazioni che provavamo da piccoli quando per esempio i nostri genitori non ci permettevano di manifestarle. Questo è anche un esercizio di scrittura, perché dovremo cercare di adattare il linguaggio al bimbo o alla bimba che siamo stati. Nel testo possiamo far presente che tipo di genitori abbiamo avuto e quelli che avremmo voluto avere.
- Essere gentili con se stessi: se il bambino interiore si manifesta nella vita adulta, o certi comportamenti legati a traumi passati hanno la meglio sul nostro modo di essere genitori, la cosa importante è dialogare con lui con gentilezza. Meglio evitare di autocolpevolizzarsi troppo o di ripetersi "dovresti fare così", "sei come tua madre/padre". Lavorare su se stessi in amniera gentile è un ottimo modo per migliorare.
- Svolgere attività ludiche: più in generale è bene fare qualcosa che ci appaghi, che ci permetta di prendere del tempo per noi stessi, che sia colorare, lavorare a maglia, fare uno sport, leggere o giocare con i nostri figli.
- Rigenitorializzarsi: questa tecnica si chiama reparenting, e consiste nel diventare noi i genitori di quel bambino traumatizzato. Con empatia e delicatezza, possiamo cercare di soddisfare quei bisogni del nostro bambino interiore mai colmati, come comprarsi quel gioco che non ci avevano mai comprato, comprarlo a nostro figlio, concedersi qualche errore, cercare amici che ci ascoltino e assecondino anche i bisogni di quel bambino.
- Chiedere aiuto a uno psicologo: farsi aiutare da un esperto è molto importante per superare i traumi del passato che tornano a far visita nel presente.
Il consiglio della psicologa
Ognuno di noi mantiene dentro di sé una parte adulta ed una bambina. Le due parti convivono e giorno dopo giorno si confrontano. Ci sono momenti dell'esistenza di ognuno in cui la parte bambina prende il sopravvento facendoci sperimentare la maggior parte delle emozioni più intense, sia positive che negative.
La nostra parte bambina proprio per le sue caratteristiche di immediatezza, impulsività e irrazionalità viene talvolta vissuta come poco adeguata per un adulto.
Tuttavia entrare in contatto con essa ed essere consapevoli della sua presenza ci può aiutare molto nella comprensione del nostro modo di funzionare e relazionarci con gli altri, anche con i nostri figli.