"Canta che ti passa" non è un semplice modo di dire, soprattutto nelle aule dedicate alla musicoterapia del Centro Terapeutico dell’Antoniano di Bologna. La musica ha un potere curativo che ognuno di noi riconosce, ci permette di spostarci, mentalmente e fisicamente da situazioni di ansia, tristezza o stress e nel caso specifico di bambini con disturbi del neurosviluppo, permette anche di creare un dialogo fatto di immagini e note.
Marinella Maggiori, Presidente dell’Associazione Italiana Professionisti della Musicoterapia (AIM) e musicoterapeuta del Centro Terapeutico dell’Antoniano di Bologna, ci ha raccontato di come la musica possa aiutare i bimbi già nella pancia della mamma, di come sia in grado di farsi portatrice a livello sociale di messaggi importanti e talvolta diventi anche espressione di disagio interiore.
Marinella Maggiori insieme a un team di professionisti dell'ambito medico e di quello riabilitativo, prende in carico moltissimi bambini aiutandoli a superare situazioni di disagio proprio attraverso alla musicoterapia. Ma la dicitura "Antoniano di Bologna", non può che portarci alla mente il coretto più famoso d'Italia. Questo centro riabilitativo, infatti, ha la fortuna di condividere i propri spazi con quelli in cui le ugole d'oro dei bimbi dello dello Zecchino d'Oro si esercitano tutto l'anno.
Non deve stupire dunque che canzoni come 44 gatti, o Il gatto puzzolone, risuonino nelle aule di musicoterapia e ci ricordino quanto, quello che per noi è un semplice tormentone o ricordo d'infanzia, possa diventare una vera e propria medicina, in grado di far comunicare anche i bimbi che più faticano a farlo.
Cosa si intende per musicoterapia?
La musicoterapia è una disciplina che viene messa in pratica da professionisti qualificati. Prima di diventare musicoterapeuti, i professionisti seguono un percorso formativo importante, durante il quale imparano come utilizzare i parametri musicali del suono, della musica e della vibrazione per entrare in relazione di cura.
E quali patologie o disturbi può migliorare?
L'obiettivo della musicoterapia e del nostro centro, non è certo curare le patologie, perché la musica non può curare o risolvere tutti i problemi, ma è aiutare, laddove sono presenti diverse tipologie di disagio, a entrare in relazione, a esprimersi, a stimolare il linguaggio, o a farsi comprendere. L'obiettivo specifico da raggiungere poi dipende anche dalla singola situazione presentata al musicoterapeuta.
In generale la musicoterapia aiuta in quelle situazioni che hanno a che fare con il disagio o con uno sviluppo non convenzionale dell'essere umano. Sindromi genetiche, gravi patologie, malformazioni, le patologie del neurosviluppo, le patologie di relazione, le sindromi ad alto funzionamento dell'autismo e tutte le situazioni di disagio che chiunque vive. Questo perché a prescindere dall'età o dal disturbo, la musica aiuta ad esprimersi, a trovare un punto di riferimento.
Quindi com'è una lezione tipo di musicoterapia?
Il nostro metodo di lavoro preferito con i bambini è quello di suonare insieme, in una sorta di improvvisazione musicale. Ci tengo a precisare che la musicoterapia non offre un corso per imparare a suonare uno strumento musicale, nella nostra stanza di musicoterapia abbiamo infatti tanti strumenti, quelli a barra come xilofoni e metallofoni, chitarre e percussioni. I bambini possono toccare gli strumenti, suonarli o utilizzarli liberamente come vogliono e come riescono. Per alcuni bimbi già solo tenere in mano uno strumento musicale e cercare di suonarlo può richiedere un grosso lavoro.
La nostra missione è comporre un musicale strutturato che li possa accompagnare e sostenere. Si mette in atto una sorta di dialogo musicale, un'improvvisazione musicale simile a una chiacchierata senza parole, ma con gli strumenti.
Ci sono anche contesti in cui usiamo la voce e quando possibile usiamo le canzoni, soprattutto quelle con movimenti, gesti-suono, versi degli animali, per stimolare con il canto e la canzone la motivazione a parlare, se i bimbi non hanno questa acquisizione.
Il vostro centro terapeutico offre un percorso riabilitativo multidisciplinare, oltre la musicoterapia cosa fanno i bimbi che vi accedono?
Dal punto di vista della multidisciplinarietà è un centro che si occupa della presa in carico del bambino con fragilità. Quindi c'è la parte medica, il neuropsichiatra infantile, il neuropsicologo, la pediatra, e poi la parte che si occupa della riabilitazione dei bambino, quindi ci sono i logopedisti, gli psicomotricisti, chi si occupa della neuroriabilitazione, i fisioterapisti e poi c'è la nostra sezione per la musicoterapia.
Condividete gli spazi con il coro dello Zecchino d’Oro ed utilizzate per la terapia le loro canzoni, vengono scelte canzoni con una ritmica particolare o un testo particolare?
Il coro dell'Antoniano si trova al primo piano, mentre noi al secondo dello stesso edificio, quindi siamo molto vicini. Parlando di canzoni adatte alla musicoterapia, che possono stimolare i bimbi per quanto riguarda i nostri obiettivi specifici di lavoro, ci ispiriamo spesso a quelle dello Zecchino d'oro, soprattutto a quelle un po' "anziane".
Utilizziamo soprattutto quelle che nel testo rappresentano gli animali, come "44 gatti", "Il gatto puzzolone" o "Il coccodrillo come fa?". Le cantiamo e sfruttiamo il fatto che siano molto conosciute dai bimbi, per trasformarle in una forma di comunicazione aumentativa. In poche parole aggiungiamo al ritmo e al testo delle illustrazioni, così oltre alla canzone i bimbi possono vedere i simboli e le immagini che i testi rappresentano, guardano la struttura del brano e riescono a portare l'attenzione alle singole parole grazie ai disegni. Su questo testo poi si lavora sia durante la seduta di musicoterapia, sia con gli insegnanti, in un percorso che permetta al bambino di sviluppare la parte di comunicazione, riconoscimento e verbalizzazione.
Parliamo di numeri, quanti bimbi si rivolgono a voi?
Il trend dei bambini che si rivolgono al nostro centro è sempre in aumento. In particolare per il reparto di musicoterapia, abbiamo in carico circa una cinquantina di bambini che frequentano le attività individuali o di gruppo e abbiamo avuto un aumento del 30%, rispetto alle richieste legate a patologie del neurosviluppo, cioè l'autismo.
Da che età si trae beneficio dalla musicoterapia?
Da sempre. In musicoterapia noi lavoriamo con tutte le fasce d'età dell'essere umano, dal bimbo che ancora deve nascere ed è nella pancia della mamma, fino alla persona che si trova in hospice, è in fin di vita e si sta preparando a lasciare la vita terrena.
A cambiare, a seconda delle fasce d'età e delle peculiarità dei pazienti, è la modalità con la quale la musica viene utilizzata, ma l'obiettivo è lo stesso: entrare in contatto attraverso la vibrazione.
La musica come riesce ad aiutare i neonati?
Con i bimbi piccoli si possono fare dei lavori interessanti, infatti già nella pancia della mamma sentono alla perfezione, poiché la percezione sensoriale uditiva è una delle più sviluppate prima della nascita.
La musicoterapia viene utilizzata soprattutto con i bimbi che nascono prematuri, all'interno dei reparti di terapia intensiva neonatale. Questi bambini spesso, dovendo rimanere attaccati alle macchine in reparto, non hanno la possibilità di stare sempre a contatto con i genitori, ma grazie alla musicoterapia riescono a creare e a ritrovare quel legame.
Viene fatto un lavoro importante di recupero della vocalità dei genitori con momenti registrati seguiti da un musicoterapeuta e con piccole sessioni di lavoro vocale. Il bimbo, grazie alla ripresa di certe melodie che creano una situazione di benessere, riesce a ritrovare nel musicale una modalità di contatto con i genitori. Ascoltare particolari musiche o la voce dei genitori permette al neonato anche di diminuire i parametri che riguardano l'ansia e a integrare la parte sonora e uditiva che il bimbo sviluppa perché in terapia intensiva sente i rumori delle macchine, forti e disturbanti. La musica riesce a fare sì che l'ambiente sonoro che li circonda diventi confortevole.
"La musica può" sarà il titolo della prossima edizione dello Zecchino d'Oro. Cosa può davvero fare la musica?
La musica può mettere in contatto le persone aldilà delle parole, chi non sa parlare e ha delle chiusure riesce attraverso il musicale a entrare in relazione col mondo esterno.
Noi esseri umani non siamo solitari ma in relazione e comunicazione e in questi tempi in cui la comunicazione tra le persone è l'obiettivo da raggiungere, perché per esempio a seguito della pandemia molti adolescenti sono chiusi in loro stessi, la musica è fondamentale.
Poi la musica, tramite le sue vibrazioni è in grado di farci muovere, anche se non vogliamo. Pensiamo a un basso che sentiamo e muove le nostra ossa e il nostro corpo.
In ultimo la musica permette di comprendere che chiunque può, attraverso il musicale, con piccoli gesti o sguardi, comprende, agire e mettersi in comunicazione.
Si diceva un tempo "canta che ti passa", qual è il potere curativo della musica?
"Canta che ti passa" ha un bellissimo significato, indica che è il caso di mettere in atto un'azione che ci sposta da ciò che stiamo facendo, per raggiungere un nuovo livello di leggerezza, raggiungendo un momento espressivo personale. Anche quando cantiamo una canzone che sentiamo alla radio ci sentiamo subito liberi e più leggeri. Passare da un lavoro mentale a un lavoro più espressivo, di buttare fuori attraverso la voce, ci aiuta a spostare l'attenzione, portandola su qualcosa che ci coinvolge tutti. Questo è quello che la musica può.
Alla luce dei recenti fatti di cronaca, cosa pensa del fatto che molti stiano dando la colpa degli atteggiamenti violenti o ribelli dei giovani ai testi violenti della musica trap?
La musica rimane una forma espressiva, in particolare questo genere musicale è una forma espressiva del disagio, quindi bisogna ragionare sul perché i ragazzi mettano queste parole violente e questi contenuti nei loro testi. Per molti di loro questi testi sono curativi, scriverli diventa quindi equiparabile a una tecnica che usiamo in musicoterapia e che si chiama song writing, e consiste nello scrivere testi in cui si racconta il proprio vissuto personale.
Come per tutte le cose anche la musica trap ha degli aspetti positivi e degli aspetti negativi, bisogna anche tener presente che tra i cantanti di questo genere musicale ci sono ragazzi che sono ottimi musicisti e riescono a esprimere loro stessi, sfruttando un'onda di mercato che gli permette di farlo. Esattamente come cinquant'anni fa si sentiva cantare solo di amore, anche in maniera stucchevole, adesso nella musica c'è l'espressione del disagio della vita degli esseri umani, dobbiamo vigilare su come questa musica viene utilizzata, ma non solo la musica trap.
Non possiamo però trovare una diretta consequenzialità tra testi di musica trap e gli atteggiamenti violenti, per quanto ci siano ragazzi che certi atteggiamenti li mettono in pratica o li emulano, è più importante che i ragazzi sviluppino senso critico anche nel musicale.
Fiorella Mannoia ha annunciato di voler cambiare il testo della sua canzone “Quello che le donne non dicono” per renderlo veramente un manifesto di parità di genere. Quanto è importante la musica a livello sociale?
Io penso siano molto importanti i messaggi che trasmette la musica, sia nei testi che dal punto di vista aggregativo. Non è importante solo quello che la singola canzone trasmette direttamente con il testo, ma anche quello che accade grazie alle canzoni e grazie all'arte in generale. Penso anche ai concerti realizzati per trattare un tema, come la violenza contro le donne, oppure ai film, come quello più recenti di Paola Cortellesi che ha suscitato forte clamore.
Le arti tramite stimoli che siano musicali o legati all'immagine, fanno riflettere la società e riflettono la società a loro volta, dobbiamo ricordare che proprio questo è il loro punto forte, sfruttandolo al meglio.