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3 Marzo 2023
18:00

Cordone ombelicale: cos’è e come si possono donare le sue cellule staminali

Il cordone ombelicale (o funicolo) è la struttura a forma di corda che collega la placenta della mamma al feto. La sua funzione è quella di consentire al bambino di ricevere ossigeno e nutrimento, proteggersi dalle infezioni ed eliminare le sostanze di scarto. Il cordone è robusto ed è fatto in modo da non creare alcuna limitazione ai movimenti del bambino. I suoi benefici non terminano dopo il parto: infatti donare le cellule staminali contenute al suo interno è la scelta giusta per salvare vite e favorire i progressi della scienza.

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Cordone ombelicale: cos’è e come si possono donare le sue cellule staminali
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Durante la gravidanza il cordone ombelicale, la struttura tubolare che collega la placenta al corpo del bambino, svolge una funzione essenziale per il nutrimento, l’ossigenazione e la protezione da eventuali patogeni, del piccolo.

Dopo la nascita del bambino, il cordone ombelicale viene tagliato e una piccola parte di pochi cm (detto moncone) rimane attaccata alla pancia del piccolo qualche settimana, per poi cadere da sola laddove rimarrà solo la cicatrice ombelicale. Il moncone deve essere curato proprio come fosse una ferita per evitare che si infetti. 

Il taglio del cordone è sempre un momento molto emozionante perché, se le condizioni lo permettono, a farlo, direttamente in sala parto, è l'altro genitore, che non ha portato il piccolo in grembo durante i 9 mesi. Da quel momento in avanti mamma e bambino non saranno più legati fisicamente e il bebè potrà sperimentare di nuovo quel tipo di unione tra le braccia sicure di entrambi i genitori.

Ma le funzioni del cordone non si esauriscono col parto: donare il sangue in esso contenuto ricco di cellule staminali permette di curare malattie e può aiutare la ricerca.

Cos’è il cordone ombelicale

Il corpo della mamma a quello del bambino sono uniti grazie al cordone ombelicale, che in particolare è l'elemento che congiunge la placenta e il feto.

Non si sviluppa sin dall’inizio della gravidanza, ma circa alla quarta/quinta settimana, andando a sostituire il sacco vitellino che garantisce l’apporto nutrizionale nei primi mesi di sviluppo dell’embrione. Il cordone, o funicolo ombelicale, raggiunge la sua massima estensione attorno alla fine del primo trimestre di gravidanza.

La sua forma è quella di una corda, poiché è composto dall’intreccio di due arterie ombelicali attorno alla vena ombelicale.

Il cordone ombelicale è fatto per intrecciarsi e non è un impedimento per il feto

Il cordone ombelicale è rivestito di epitelio di origine ectodermica. Il suo colore è opalescente, si intravedono infatti i vasi sanguigni dal colore bluastro.Non è un impedimento per il piccolo, poiché la sua lunghezza, tra i 50 e i 60 cm, gli permette di muoversi liberamente.

Il diametro del cordone ombelicale è invece di circa 20 mm, lo spazio necessario per contenere le arterie, la vena e la sostanza gelatinosa in cui sono disposte: la gelatina di Wharton.

Il compito delle due arterie ombelicali è quello di trasportare le sostanze di scarto e il sangue povero di ossigeno e ricco di anidride carbonica dal feto alla placenta materna. Dalla placenta, che è il filtro fra il sangue materno e il sangue del piccolo, che mai si mescolano, tramite la vena ombelicale giunge invece il sangue ricco di ossigeno che arriva fino al cuore del feto.

Il cordone ombelicale è fatto per intrecciarsi attorno al collo, alle mani, ai piedi, al corpo del feto, nel senso che muovendosi il piccolo potrebbe creare con il cordone dei piccoli nodi. Ma per le fattezze appena descritte del cordone, è impossibile che si creino dei nodi stretti al punto da soffocare il piccolo o impedirgli di ottenere il sangue necessario.

Quando cade il cordone ombelicale

Quando smette di pulsare, salvo in casi particolari, avviene il clampaggio del cordone ombelicale: ovvero viene chiuso con una pinza sterile e, successivamente, tagliato.

Il cordone ombelicale si può tagliare quando smette di pulsare

Il taglio non dovrebbe avvenire prima del minuto seguente al parto poiché questo lasso di tempo in cui il cordone è ancora collegato alla placenta consente ad un bambino nato prematuro di evitare l’anemia fetale e permette, in generale, a tutti i neonati di arricchirsi di ferro. Attendere però più tempo, rende impossibile donare le cellule staminali contenute nel cordone ombelicale.

Rimane quindi attaccato al bambino un “moncone” di pochi cm che cambia colore col tempo. Il cordone ombelicale, infatti, che è stato fin dall’inizio della gravidanza, immerso nel liquido amniotico, tende a seccarsi, passando dal biancastro della nascita al verde-giallastro, per poi diventare marrone e infine nero.

pulire il cordone ombelicale

Il cordone, prima di staccarsi da solo e lasciare il posto all'ombelico, rimane attaccato al corpo del bambino per 1-2 settimane al massimo. In questo arco di tempo è importante prendersi cura del moncone, affinché non si infetti, con semplici accorgimenti:

  • Innanzitutto è necessario lavarsi le mani prima di manipolare il cordone
  • È preferibile lavare il bambino sotto un getto d’acqua corrente, o con una spugnetta, così da non contaminare il cordone durante l’immersione tipica del bagnetto
  • Dopo la doccia, o se il bambino ha sudato, il cordone va asciugato con una garza sterile, non serve applicare alcuna crema. La garza può essere mantenuta ferma con una retina elastica
  • Lasciare il cordone all’aria aperta sarebbe l’ideale per rendere più rapido il processo di mummificazione, l’importante, se le temperature non lo permettessero, è evitare vestitini attillati
  • Curarsi che il pannolino non sovrasti il cordone, altrimenti lo stringerebbe troppo o rischierebbe di macchiarlo con pipì o feci

Cosa fare se il cordone ombelicale puzza

Il moncone ombelicale è da considerarsi a tutti gli effetti una ferita in via di guarigione, dunque curarlo poco o in maniera superficiale potrebbe sviluppare qualche infezione.

Il moncone si è infettato se la pelle attorno è arrossata, calda, dura e maleodorante

Come accorgersi quindi se il cordone si sta infettando? Se il moncone del cordone ombelicale puzza, è probabile che ci sia un'infezione locale in corso. La più comune è l’onfalite, che può risultare con una zona arrossata, più calda e dura al tatto.

Più evidenti sono delle secrezioni di pus maleodoranti o abbondanti e continui sanguinamenti. Allarmante è anche il fatto che il moncone non muti nel tempo e non si stacchi.

In tutti questi casi, è bene rivolgersi al pediatra o all’ostetrica per trovare insieme la cura migliore. Le croste che si staccano dalla zona, invece, sono del tutto normali, ed è possibile rimuoverle con una garza sterile.

Perché conservare il sangue del cordone ombelicale

All’interno del cordone ombelicale si trova il sangue proveniente dalla placenta, ricco di cellule staminali emopoietiche. Queste cellule sono in grado di generare globuli rossi, bianchi e piastrine. Elementi che, una volta trapiantati in un corpo malato, possono riuscire a curare malattie del sangue e patologie del sistema immunitario.

laboratorio

Già durante la gravidanza la mamma può iniziare a pensare alla possibilità di donare il cordone, considerando che la pratica è indolore e totalmente senza alcun rischio.

  1. Il prelievo avviene in sala parto dopo circa un minuto dalla nascita del piccolo, così che anche lui abbia l’apporto di ferro e il sangue necessario.
  2. Il sangue raccolto viene poi inviato alla banca regionale di raccolta, qui viene esaminato e si contano le piastrine al suo interno. Se ce n’è un buon numero viene valutata la possibilità di donarlo a un soggetto compatibile.
  3. Il sangue, a seguito di analisi genetiche e biologiche, viene inserito in un registro al quale hanno accesso le strutture sanitarie registrate di tutto il mondo.
  4. Se per caso il sangue non supera questi test, il dono rimane tale, perché viene utilizzato per le ricerche scientifiche.

A donare però non possono essere tutte le mamme: a stabilire chi di loro ha i requisiti necessari è il personale sanitario. Si deve valutare lo stato di salute della mamma durante la gravidanza e al momento del parto. Seguono per la mamma degli esami del sangue e per il piccolo visite pediatriche. Questi controlli avvengono a 6 mesi dalla nascita e, trascorso un anno, i medici confermano l’idoneità del sangue donato.

Non possono donare nemmeno mamme in salute che abbiano però ricevuto un trapianto d’organo o di tessuto. La donazione non è permessa neanche alle mamme che dichiarino di essersi da poco fatte un tatuaggio o un piercing con materiali non sterili: il sangue potrebbe essere contaminato.

In Italia la donazione di cellule staminali è solidaristica e volontaria

Anche il ricevente deve rispettare alcune caratteristiche specifiche, in Italia la donazione di cellule staminali contenute nel cordone è solidaristica e volontaria, tutelata dalla legge 219 del 2005:

  • è consentita la donazione ad allogenici non familiari, ossia il sangue donato è per un malato qualsiasi nel mondo e rimane anonima e gratuita
  • è consentita la donazione dedicata ad allogenici familiari, solo se un consanguineo è affetto da una patologia tumorale che potrebbe guarire facendo uso delle cellule staminali
  • Non è sempre consentita la donazione dedicata autologa, ossia non è possibile chiedere a una banca pubblica di tenere il sangue del bambino, per eventuali patologie che potrebbe sviluppare in futuro, salvo in specifiche situazioni. È consentita nei casi in cui il piccolo sia già affetto da alcune malattie, specificate nell’allegato del decreto ministeriale del 2009, in continuo aggiornamento. O quando nella famiglia ci sia il rischio di una malattia geneticamente trasmissibile a futuri figli per la quale il trapianto è una pratica scientificamente appropriata.
    In ogni caso, i genitori possono decidere di conservare il sangue per il proprio bambino, all’interno di una banca privata di un altro Paese europeo o extraeuropeo. Ovviamente in questo caso spettano alla famiglia il costo del trasporto del sangue, dell’analisi e della conservazione

Perché è così importante donare il cordone ombelicale

Quello che è stato il mezzo per la salute e la crescita del nostro bambino, quando ancora era nella pancia, può arrivare a salvare molte vite, curando o rigenerando il sangue dei pazienti. Infatti il trapianto di cellule staminali emopoietiche, come specifica l’allegato del Ministero della salute, è l’unico trattamento valido per pazienti affetti da malattie del sangue e del sistema immunitario come mielomi, leucemie, linfomi e sindromi mieloproliferative.

In queste circostanze i pazienti vengono sottoposti a cicli di chemioterapia o radioterapia, per uccidere le cellule tumorali. I medici poi trapiantano le cellule staminali provenienti dal cordone ombelicale di una donatrice compatibile, per ripopolare il midollo malato con cellule sane.

Cordone ombelicale

Il sangue si conserva per più di 23 anni nelle banche specifiche e donarlo incrementa le tipologie e la quantità di sangue presente nelle strutture, dunque la possibilità, per chi ne ha bisogno, di trovare un donatore compatibile.

Al piccolo e alla mamma non mancherà nulla donando il sangue del cordone ma donare rimane comunque una scelta libera. Va tenuto presente che una decisione come questa, può però tornare estremamente utile alla ricerca e a qualsiasi persona nel mondo.

Fonti mediche
Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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