Dopo i casi di Palermo e Caivano di violenze sessuali di gruppo su minori, i temi della sicurezza digitale e dell’accesso dei più giovani ai contenuti pornografici online sono arrivati sul tavolo del Governo. Eugenia Roccella, ministro alla Famiglia e alle Pari Opportunità, ha proposto un blocco dei siti hot per i minori di 18 anni. Oscurare i contenuti a luci rosse per bambini e adolescenti e arginare il fenomeno dilagante della pornografia in rete tra i più piccoli è, tuttavia, più complicato di quanto si immagini per motivi legati alla privacy, come stanno dimostrando i tentativi stentati o fallimentari di diversi Stati.
Perché vietare i porno agli Under 18?
I siti pornografici in rete sono già riservati ai soli adulti, tuttavia la limitazione è facilmente aggirabile. Basta di fatto confermare con un clic la maggiore età alla comparsa del banner («Hai più di 18 anni?») per addentrarsi nei meandri dei contenuti a luci rosse. Il Governo, quindi, intende intervenire con una normativa più stringente che punti a tenere i minorenni alla larga da video e immagini hot.
«C’è un problema educativo – ha spiegato Roccella, intervistata dal Riformista –, un’età di primo accesso che si abbassa sempre di più. […] Ai nostri ragazzi ci preoccupiamo di dare buon cibo, buone scuole, buone letture. Sul piano affettivo e sessuale possiamo ammettere che la prima fonte sia il porno, dove il consenso delle donne non esiste o viene dato per scontato anche di fronte alle pratiche più estreme, violente e umilianti?».
I siti pornografici, quindi, secondo il ministro vanno vietati con mezzi più rigorosi agli Under 18 perché contribuirebbero a diffondere una cultura distorta e mistificata del sesso, fondata sull’oggettificazione della figura femminile.
In effetti, ben prima dei 18 anni i giovani accedono ai contenuti pornografici. Secondo una ricerca condotta dal Governo australiano nel 2017, il primo approccio con il porno avviene in media in un intervallo compreso tra i 10 e i 17 anni. Una fascia d’età che si abbassa e si restringe ai 7-11 anni secondo l’Osservatorio nazionale Adolescenza Onlus.
Quali strumenti adottare?
Resta da capire in che modo censurare in modo efficace i contenuti sessuali espliciti per i minorenni. L’unica soluzione possibile al momento, indicata anche dal Garante per la privacy, consiste nella certificazione dell’età tramite terzi, cioè tramite App. Esistono già delle App in grado di stabilire, attraverso documenti, intelligenza artificiale o questionari, l’età dell’utente, senza lederne la privacy.
Delle alternative sono lo Spid, la carta d’identità digitale o l’inserimento di un documento nella piattaforma, anche se non sono soluzioni altrettanto convincenti perché, con il loro utilizzo, si rischierebbe di trasmettere dati riservati ai gestori delle piattaforme.
Come funziona negli altri Paesi
La proposta del Governo non è una novità nel panorama internazionale. La Francia da anni si sta impegnando per inasprire i controlli e vietare ai minori l’accesso ai siti pornografici, senza tuttavia ottenere risultati efficaci. Il 30 luglio 2020 fu approvata Oltralpe una legge per imporre un sistema più rigoroso di verifica dell’età rispetto al mero pulsante “Ho più di 18 anni”, tuttavia da allora la frequentazione dei siti hot da parte di bambini sempre più piccoli ha continuato a crescere, come riporta Le Figaro. Secondo un rapporto pubblicato a maggio da Arcom, l’autorità pubblica che regola la comunicazione audiovisiva e digitale, sono addirittura 2,3 milioni i minori che in Francia visitano mensilmente siti pornografici.
In Louisiana, negli Stati Uniti, il primo gennaio è entrata in vigore una legge che consente l’accesso ai siti pornografici solo dopo aver confermato la propria età tramite l’ID digitale. La novità legislativa della Louisiana ha innescato un’ondata di proposte di leggi simili – le Age Verification Law (“leggi per la verifica dell’età”) – in diversi Stati a stelle e strisce, che tuttavia si stanno scontrando con l’industria dell’intrattenimento per adulti e con l’intricato Diritto alla privacy. In Texas, per esempio, la legge che oscura i siti pornografici per i minori è stata bloccata da un giudice federale il giorno prima della sua entrata in vigore.
Esistono altre criticità. A differenza dei siti pornografici, i social media rimangono esentati dai limiti di età, consentendo di fatto ai minorenni di visualizzare porno sui gruppi, sulle chat o sulle pagine dei social network. Anche l’esecuzione di ricerche di immagini sui motori di ricerca non è limitata dalla legge.
Insomma, sbarrare l’accesso ai siti porno ai minorenni per garantire il libro sviluppo della loro sessualità e metterli al riparo dai modelli violenti è una strada che hanno imboccato o stanno imboccando diversi Paesi, a cui vuole unirsi (almeno nelle intenzioni) anche l’Italia. Resta, tuttavia, da trovare uno strumento realmente efficace ed adeguato per il controllo dell'età nel rispetto della privacy dell'utente.
In più, va ricordato che per prevenire la violenza sessuale maschile occorre agire su due fronti, interdipendenti tra loro: il controllo dei minori e il supporto dei genitori e insegnanti. Il filtro educativo degli adulti, infatti, è imprescindibile per instradare i piccoli a un uso corretto dei dispositivi digitali e per aiutarli a orientarsi nel mondo di Internet.