La situazione ci è sfuggita di mano. Allora: veniamo aggiunti a un gruppo WhatsApp per sapere in quanti siamo disposti a entrare in un gruppo WhatsApp per un evento X. Non dobbiamo pensare che tale evento sia una festa esclusivissima o una vacanza di una settimana, si parla anche di gruppi su "chi potrebbe accettare le deleghe di altri genitori nella remota ipotesi che il sesto giovedì del mese qualcuno di noi non riuscisse a ritirare il proprio figlio da scuola in orario?".
In linea di massima, si potrebbe risolvere dicendo che a prescindere uno il figlio non lo manda a scuola il sesto giovedì del mese, ma i genitori appassionati di gruppi cambierebbero il nome aggiungendo "e l'ottavo martedì". Per ciascun gruppo di ipotesi di gruppo e gruppo effettivo, nasceranno altri sottogruppi di genitori che sparleranno dei genitori dei gruppi sopra citati, dando come risultato un effetto a cascata simile a quello dei gattari disperati che calcolano quanti cuccioli nasceranno da una singola coppia di mici non sterilizzata.
Il "silenzia le notifiche per sempre, loro e dei loro discendenti fino alla settima generazione" non funziona, perché tanto quel pallino rosso disturba, e nemmeno l'opzione "chiedi prima di aggiungere al gruppo" ti mette al riparo, perché poi ti scrivono in venti per sapere per quale ragione non entri anche tu nella mischia.
Allora, cos'è questa mania che ci è venuta? Perché dobbiamo scriverci, organizzarci, confrontarci, perché? Perché non ce lo diciamo fuori scuola, a che ora accompagniamo i bambini a ginnastica o a basket?
Con il ponte di Ognissanti di mezzo, c'è da tremare: a che ora mandate i vostri figli, li mandate, perché li mandate, come li travestite, li travestite, ma da voi sono passati, abbiamo le coordinate geografiche del punto esatto in cui si trovano ora?
E poi, diciamocelo: c'è sempre quello che, al di là dell'argomento del gruppo, va clamorosamente off topic inondandoci di buongiorno, citazioni di Maria Montessori, frasi motivazionali, preghiere e video dell'ultimo medico o scienziato che ha la verità in tasca. Eh, no! Adesso mi dici se il dodicesimo mercoledì del mese puoi prendere mia figlia a scuola!
