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27 Ottobre 2023
9:00

Il malessere psicologico dei bambini può essere influenzato dai genitori?

I genitori costituiscono per i figli il principale modello educativo, emotivo e relazionale. Un attaccamento genitori-figli disorganizzato è un fattore predisponente per l’insorgenza di alcuni disturbi psicopatologici, come ansia, depressione, disturbi alimentari e, nei casi più gravi, disturbi psicotici, che tendono a manifestarsi durante l'adolescenza.

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Il malessere psicologico dei bambini può essere influenzato dai genitori?
Psicologa
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In che modo i genitori possono influenzare il malessere psicologico dei loro figli? Quanto lo stile educativo e di attaccamento che i piccoli ricevono può incidere sulla loro crescita?

Molti genitori si sono spesso interrogati sull’effetto dei loro comportamenti e delle loro emozioni sulla vita dei propri figli, ma non sempre è facile dare una risposta ad un quesito tanto complesso.

Senza dubbio, i genitori costituiscono per i figli il principale modello educativo, emotivo e relazionale. Tanto più i bambini sono piccoli tanto più i genitori incarnano per loro dei modelli da seguire e a cui fare riferimento per comprendere ed esplorare il mondo.

Nella mente dei piccoli tutto ciò che dice, mostra e racconta il genitore è di per sé verità assoluta e dogma incontrovertibile, e la sua esperienza del mondo è perlopiù mediata dall’esperienza del genitore.

Attaccamento (dis)organizzato

Avete mai notato che la maggior parte dei bambini al parco, se cadono, prima ancora di rendersi conto se si sono fatti male o meno guardano la faccia di mamma o papà? A quel punto decideranno se quella sensazione di dolore potrà o meno diventare tristezza e inizieranno a piangere.

È una sequenza che dipende da molti fattori, come per esempio l’entità della caduta, la fuoriuscita o meno del sangue, la presenza di altre persone, il temperamento del bambino. Ma soprattutto… dall'espressione dei genitori e dalla loro reazione di fronte a quella caduta.

Questo rispecchiamento si verifica anche in altri casi. Ad esempio, se un genitore mostra angoscia quando il proprio partner si allontana (in caso di lite, separazione o viaggio di lavoro) tale reazione emotiva verrà considerata come legittima, auspicabile e l’unica possibile da parte del bambino. Ciò vale per qualsiasi tipo di situazione, esperienza di apprendimento, emozione e relazione positiva o negativa.

La relazione tra genitore e figlio costituisce il primo legame di attaccamento su cui il piccolo avrà l’imprinting. Che cosa significa? Significa che il modello di attaccamento, che non è altro che lo stile relazionale e affettivo instaurato con il genitore, verrà riproposto nella relazione con gli altri significativi (maestre, compagni di classe, amici e partner).

Quando i genitori hanno un impatto negativo sui figli?

Quando le figure di attaccamento quali mamme e papà diventano fonte di ambivalenza e minaccia, i bambini svilupperanno un attaccamento disorganizzato. Questo stile affettivo-relazionale si caratterizza per la presenza di comportamenti contraddittori con ricerca di contatto con l’altro alternata da comportamenti di evitamento e blocco.

La qualità del legame di attaccamento ha un impatto importante su diversi processi evolutivi:

  • Incide sull’autostima perché un bambino che non si sente amato, valorizzato e considerato “speciale” dal proprio caregiver è un bambino che non impara a percepirsi come una persona forte e competente, degna di cure e amore
  • Fornisce i primi e importanti strumenti con cui il bambino può iniziare a costruire la sua indipendenza
  • Favorisce la regolazione emotiva, il funzionamento sociale e le abilità cognitive

Un attaccamento disorganizzato porta ad avere nel tempo maggiori difficoltà nelle relazioni sociali, nelle capacità attentive e nell’empatia. È inoltre un fattore predisponente per l’insorgenza di alcuni disturbi psicopatologici, con esordio soprattutto in adolescenza, tra i quali l’ansia, la depressione, i disturbi alimentari e nei casi più gravi anche i disturbi psicotici. Inoltre, chi presenta uno stile di attaccamento disorganizzato può sviluppare sintomi dissociativi ed essere maggiormente predisposto alla comparsa del Disturbo da Stress Post-Traumatico.

I rischi di pratiche educative e relazionali sbagliate 

Pratiche educative e relazionali sbagliate possono contribuire al malessere dei bambini. Un esempio? Quando un genitore vuole insegnare al figlio il comportamento corretto attraverso la paura o la violenza.

Ricordiamo che il genitore è una figura di attaccamento che rappresenta un modello educativo e di vita per il piccolo e, in quanto tale, è tenuto a garantirgli protezione e una base sicura. Tuttavia, se fa leva sulla paura o sulla violenza per educarlo, rischia di diventare una fonte di minaccia.

Esempi lampanti di pratiche educative sbagliate li si ritrovano purtroppo anche su TikTok, dove ultimamente circolano video in cui i genitori impartiscono insegnamenti ai figli mostrando il bastone e colpendo la bambola oppure il pupazzo, come a dire: “Se non ti comporti come ti dico, questa è la punizione che ti aspetta”. Filmati del genere destano preoccupazione e sconforto nell’opinione pubblica e nel modo dei servizi educativi e della salute mentale.

Nel cervello di un bambino piccolo educato con la paura, infatti, si instaura un meccanismo per cui il genitore è sia fonte di protezione (perché probabilmente in altre situazioni avrà fornito aiuto e cure, cullandolo, dandogli delle carezze prima di dormire) che, contemporaneamente, di minaccia.

Questo genera non poca confusione nello sviluppo dei modelli relazionali che il bimbo struttura proprio a questa età e influenzerà il suo stile relazionale con insegnanti, amici, partner e con i diversi protagonisti della sua vita.

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Elisabetta Lupi
Psicologa
Sono una Psicologa Specializzanda in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ho conseguito la Laurea Magistrale presso Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica dell'Università di Pisa nel 2016. Ho lavorato presso il Servizio di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell’Adolescenza dell'IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Ho svolto, in qualità di docente, corsi di formazione per il personale sanitario inerenti la diagnosi, la valutazione e il trattamento dei Disturbi dello Spettro Autistico. Ho collaborato alla scrittura di articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali. Mi occupo di valutazione, diagnosi e trattamento dei Disturbi del Neurosviluppo, in particolare del Disturbo dello Spettro Autistico. Effettuo incontri di Parent Training per i genitori di bambini con difficoltà nello sviluppo.
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