In un Italia dove si nasce sempre di meno, ancora molti cittadini che vorrebbero diventare genitori non possono realizzare il proprio sogno.
Oltre al complicato contesto socio economico che in molti casi impedisce alle coppie "tradizionali" di non poter concepire tutti i figli desiderati – il cosiddetto fertility gap che, come ha spiegato a Wamily la demografa Agnese Vitali, in Italia è particolarmente accentuato – nel nostro Paese vi è infatti un'intera fetta di popolazione esclusa per legge dalla possibilità di costruirsi una famiglia.
Sono ovviamente i single e le coppie di persone dello stesso, per le quali non è previsto alcun tipo di riconoscimento al di fuori di poche eccezioni, ma anche gli eterosessuali non hanno vita facile quando un figlio non arriva in modo naturale.
PMA in Italia: un'opportunità per pochi
In Italia le leggi che regolamentano la PMA (Legge n.40 del 2004) e l'adozione (Legge 184 del 1983) sono considerate da molti esperti alquanto restrittive e, tutto sommato, non più adatte alle esigenze della società moderna.
Prendiamo le attuali regole per le tecniche di PMA. Oggi possono accedervi solamente coppie di sesso differente, in età potenzialmente fertile e in possesso di un certificato medico che ne attesti lo stato di sterilità, infertilità o, in alternativa, la presenza di malattie genetiche trasmissibili (questa evenienza è stata aggiunta in seguito ad un pronunciamento della Corte Costituzionale nel 2015).
Tagliate fuori a priori dunque le donne single e le coppie omosessuali – che quindi sono costretti a valicare i confini nazionali per rivolgersi all'estero dove invece le pratiche sono consentite – ma nei fatti anche le coppie etero incontrano spesso grandi difficoltà nel veder coronato i propri sogni di genitorialità.
In Italia infatti i donatori di gameti sono molto pochi e la legge impone vincoli piuttosto stringenti, vietando la donazione a scopo di lucro, la fecondazione post mortem con spermatozoi in caso di un partner deceduto e non prevedendo risarcimenti economici per chi volesse recarsi all'estero per reperire il materiale genetico necessario a iniziare le procedure di PMA.
Tutto questo rende dunque la PMA una procedura generalmente complicata e molto costosa. Un bel dilemma per un Paese dove sempre più coppie sono costrette a ritardare il momento per fare figli, quindi con un alto rischio di scontrarsi con oggettivi limiti biologici.
Il capitolo adozioni
Il problema di una normativa troppo limitante si ripropone anche per ciò che riguarda le adozioni.
Tralasciando i comprensibili vincoli legati all'età (differenza minima tra adottanti e adottati di 18 anni e massima di 45 anni per uno dei coniugi e di 55 per l'altro) e alle possibilità di educare e crescere un bambino, in questo momento solamente le coppie sposate e che possano dimostrare una convivenza di almeno tre altri hanno facoltà d'inoltrare la propria richiesta per adottare un minore.
Famiglie omosessuali e single non sono previsti dalla legge, così come le coppie etero non legatesi in matrimonio (civile o religioso), ma pure coloro che sono in possesso dei requisiti necessari possono facilmente scontrarsi con gli ostacoli di una procedura dispendiosa, con tempistiche lunghe e un esito incerto.
Unico spiraglio per la pletora di esclusi rimane l'affido, un intervento temporaneo in cui anche single, coppie omosessuali, etero non sposate possono farsi carico di un minorenne che, per varie ragioni, non può rimanere con la propria famiglia d'origine. Un atto d'amore, non una soluzione di ripiego, ma che comporta esperienze e coinvolgimenti emotivi che non tutti possono (o riescono) ad affrontare.
Aprire gli occhi e modernizzare l'impianto legislativo sarebbe dunque auspicabile in una nazione che necessita di figli e, soprattutto, diritti uguali per tutti i suoi cittadini.