«La nascita dei figli è speranza e se non ci sono figli non c'è speranza». Sono queste le parole con cui Papa Francesco è intervenuto questa mattina agli Stati Generali della Natalità, la due giorni dedicata all'analisi della situazione demografica del nostro Paese organizzata per il secondo anno consecutivo da Gigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni familiari.
Dal palco su cui qualche attimo prima aveva parlato la premier Giorgia Meloni, il Santo Padre ha voluto lanciare un messaggio all'intera società partendo proprio dai grandi problemi percepiti dai giovani, sempre più incerti del futuro, citando anche i numeri drammatici che nell'ultimo anno hanno visto le nuove nascite fermarsi sotto la quota di 400.000 unità per la prima volta nella storia italiana.
«Fare figli viene visto come un impegno a carico delle famiglie uno sforzo titanico, anziché un valore condiviso che tutti riconoscono e sostengono – ha dichiarato – Sentirsi soli e costretti a contare esclusivamente sulle proprie forze è pericoloso. Vuol dire lentamente erodere il vivere comune e rassegnarsi ad esistenze solitarie […] la conseguenza è che solo i più ricchi possono permettersi, grazie alle loro risorse, maggiore libertà nello scegliere che forma dare alle proprie vite. E questo è ingiusto, oltre che umiliante».
La precarietà sperimentata dai giovani è stata dunque un punto cardine del discorso del Papa, il quale non ha certo nascosto la profondità della crisi che stiamo attraversando, soffermandosi poi sulle serie implicazioni che tale insicurezza comporta nella scelta di diventare genitori.
Parole sono state spese anche per le donne – «le più danneggiate» e «costrette al bivio tra carriera e maternità, oppure schiacciate dal peso della cura» – e la schizofrenia del mercato libero che, «senza gli indispensabili correttivi, diventa selvaggio e produce situazioni e disuguaglianze sempre più gravi».
Insomma, un discorso piuttosto accorato, per quanto pacato nell'esposizione e che si conclude non solo con un'immancabile appello alla speranza fideistica di un futuro migliore e alla necessità di non arrendersi al «sorriso di compromesso», ma invocando a politiche lungimiranti e capaci di unire la società verso un domani più giusto e sostenibile.
«Bisogna cambiare mentalità: la famiglia non è parte del problema, ma della sua soluzione. E allora mi chiedo: c'è qualcuno che sa guardare avanti con il coraggio di scommettere sulle famiglie, sui bambini, sui giovani?»