Verranno applicati in cassa dei costi aggiuntivi per «adulti incapaci di fare i genitori», si legge sul menù di un ristorante della Georgia, negli Stati Uniti. A pubblicarne una copia sul web, insieme a una recensione negativa, è stata una coppia di genitori della Florida che, dopo aver mangiato con i tre figli nel locale, si sono visti addebitare un sovrapprezzo di 50 dollari (l’equivalente di circa 48 euro) perché, secondo il titolare, mamma e papà non erano stati in grado di gestire i piccoli all’interno del ristorante.
«Il proprietario è uscito e mi ha detto che avrebbe aggiunto 50 dollari al mio conto a causa del comportamento dei miei figli – si è sfogato papà Kyle nell’aspra recensione lasciata al locale, il Toccoa River di Blue Ridge, in Georgia – . I miei figli hanno guardato il tablet finché non è arrivato il cibo, hanno mangiato il loro piatto e mia moglie li ha portati fuori mentre io aspettavo e pagavo il conto». La moglie, Lyndsey Landmann, ha spiegato al quotidiano statunitense Today di essere rimasta sconvolta dalla multa ricevuta perché i piccoli, a suo dire, non erano stati rumorosi e non avevano disturbato i commensali in sala.
I cinque si trovavano in compagnia di quattro famiglie di amici: al tavolo, in totale, sedevano undici bambini, dai 3 agli 8 anni. È dopo l’arrivo dell’ultima portata, il dessert, che, secondo il racconto di Landmann, il ristoratore si è presentato al tavolo confusionario per comunicare al gruppo il costo aggiuntivo sul menù perché i piccoli erano stati troppo rumorosi e avevano corso in giro all’esterno del locale.
In effetti, sulla lista di piatti e bevande viene specificata la sanzione per “genitori incapaci”: è previsto un «supplemento per gli adulti che non sono in grado di fare i genitori» si legge, anche se non è indicato l’importo preciso della multa prevista per i genitori ritenuti inadatti al loro ruolo (al suo posto, è stampato il simbolo dei dollari ripetuto per ben tre volte, come a lasciar presagire che si tratti di un prezzo salato). «È venuto davanti a noi e ci ha detto che eravamo adatti al Burger King, non al suo ristorante» ha continuato la donna, come riporta il Daily Mail.
Il sovrapprezzo non è previsto esclusivamente per mamme e papà di figli rumorosi. «Una mancia del 20% potrebbe essere applicata ai tavoli con più di sei persone, a chi chiede conti separati e ai menù compleanno – continua il menù -. Extra per chi condivide il cibo: 3$. Siate rispettosi verso lo staff, verso il locale e verso voi stessi. Senza rispetto, non vi serviamo».
In Italia non si è arrivati a sanzioni per «genitori incapaci», tuttavia la moda di ristoranti, hotel, matrimoni, spiagge, aerei che chiudono le porte ai più piccoli, nata nel 2014 negli Stati Uniti, negli ultimi anni si sta diffondendo anche nel Belpaese. Aveva creato polemica, ad esempio, la recente notizia di un ristorante italiano stellato di Vigevano che ha vietato l’accesso agli under 10. L’estate 2023, peraltro, è stata la stagione degli “scontrini anti-bambini”, quelle ricevute rilasciate nelle località turistiche di mare e montagna in cui, al prezzo delle consumazioni, venivano aggiunti dei costi per scaldare il biberon del figlio, intiepidire la pappa, chiedere un piattino vuoto a parte.
Per indicare il fenomeno viene utilizzata l’espressione “child free”, una politica che limita o vieta l’ingresso ai bambini con l’obiettivo di garantire un’esperienza rilassante ai clienti adulti, senza il rischio di venire infastiditi da pianti, grida, chiasso durante il pasto, il viaggio o il pernottamento.
A livello legislativo, però, la normativa non è chiara. L’articolo 187 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, infatti, si presta a diverse interpretazioni. «Gli esercenti – dichiara il T.U.L.P.S. – non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo». Il legittimo motivo potrebbe essere la quiete durante il pasto? Forse, se pensiamo che per molti mangiare significa anche rilassarsi. Tuttavia, la regolamentazione rimane ambigua.
Rimane da chiedersi se sia giusto che i piccoli, che sono parte integrante della nostra società, vengano esclusi da determinati locali ed eventi. Se da un lato occorre più comprensione e pazienza (e la rievocazione del ricordo di quando, anche noi, eravamo bambini), dall’altro ha senso per le famiglie frequentare ambienti adatti ai piccoli, dove loro, in primis, si potranno sentire a loro agio e più liberi di giocare e comportarsi da bambini, quali sono.