Il sacco vitellino è, di fatto, la prima struttura facente parte della camera gestazionale, e anche la prima a comparire in un’ecografia, ancora prima dell’embrione stesso. Si tratta di un sacco ovale con un'apertura a forma di pera (chiamata vescicola ombelicale) collegata al tubo digerente tramite un tubo stretto e lungo chiamato dotto vitellino.
Grazie ad esso l’embrione riceve nutrimento. Funge, quindi, da camera gestazionale esterna per il suo sviluppo, soprattutto nel primo periodo nel quale la placenta non è del tutto formata.
Osservarlo durante la prima ecografia è dunque molto importante per capire come stia andando la gravidanza. Già il fatto che esso sia presente è un buon segno, perché significa che la gestazione sta proseguendo in maniera fisiologica e che non si è in presenza di una gravidanza ectopica.
A cosa serve il sacco vitellino
Prima di tutto, è bene comprendere che il sacco vitellino non corrisponde alla camera gestazionale, ma è parte di essa. La camera gestazionale, infatti, si forma a partire dai foglietti embrionali, strati cellulari da cui hanno origine la strutture che svilupperanno embrione e organi. Le cellule, in altre parole, dopo l’impianto dell’embrione iniziano a svilupparsi e moltiplicarsi, cominciando a formare tanto i tessuti dell’embrione, quanto quelli delle strutture che li accoglieranno. Su tutte, la camera gestazionale, che proteggerà il bebè e conterrà il liquido amniotico.
All’interno di questa camera gestazionale è presente il sacco vitellino, a cui l’embrione stesso è collegato e da cui riceve il primo nutrimento. Lo scopo primario, quindi, è assicurare i nutrienti all’embrione nelle prime settimane di sviluppo, permettendo la circolazione.
In altre parole, si tratta di una membrana extraembrionale che fornisce sostanze nutritive, aiutando nella formazione delle cellule del sangue e germinali, fondamentali per lo sviluppo successivo di embrione e feto.
Quando si forma il sacco vitellino e come cambia
Come accennato, il sacco vitellino è visibile in ecografia, e quindi agli ultrasuoni, già dalla quinta settimana di gravidanza (soprattutto nel caso di ecografia transvaginale, e quindi interna). Lo si può osservare all’interno della camera gestazionale, che diventerà il sacco che accoglierà il bebè.
Se, tuttavia, alla quinta settimana è già visibile, significa che si è sviluppato in precedenza. Di fatto, il sacco vitellino si forma a partire da due settimane dopo l’impianto dell’embrione nell’utero.
Questo sacco vitellino crescerà fino alla decima settimana, per scomparire naturalmente entro la dodicesima.
Nel frattempo, subisce diverse fasi e assume diverse forme. Da sacco vitellino primario (ovvero la vescicola che si forma a due settimane dal concepimento, costituita da una membrana e dall’ipoblasto) si passa al sacco vitellino secondario, che si differenzia nella parte terminale, che ora presenta una sorta di strozzatura. A questo punto il sacco si divide, e la parte inferiore si trasforma in una cisti (che verrà poi riassorbita).
A quattro settimane dal concepimento (e quindi a sei settimane di gravidanza) il sacco vitellino è detto sacco vitellino definitivo, con il tubo intestinale che si collega all’embrione. In questo periodo le sue dimensioni si aggirano attorno ai 2 millimetri. Piano piano aumenteranno, fino ad arrivare ai 6 millimetri al compimento di dieci settimane.
Cosa succede se il sacco vitellino è vuoto
In alcuni casi, le ecografie mostrano un sacco vitellino e una camera gestazionale vuoti, oppure anomali per grandezza o forma. Anche se un sacco vitellino regolare è un buon segno di gravidanza fisiologica, uno meno regolare non significa necessariamente cattive notizie, nel caso in cui si stia cercando di portare avanti la gestazione.
Se la camera gestazionale è vuota, può significare che il concepimento è semplicemente avvenuto più tardi rispetto a quanto calcolato, a causa di un’ovulazione ritardata. In altre parole, quando la fecondazione avviene con qualche giorno di ritardo rispetto a quanto ipotizzato, il sacco vitellino non si è ancora sviluppato del tutto. Altri controlli successivi a distanza di una settimana saranno quindi necessari per assicurarsi che lo sviluppo avvenga regolarmente, datando di conseguenza il concepimento (e il parto) in un momento successivo a quanto preventivato.
In altri casi, tuttavia, un sacco vitellino vuoto indica che l’embrione non aveva le caratteristiche adatte per sopravvivere e svilupparsi, ed è quindi un segnale di aborto interno.
Nei casi di irregolarità, sarà necessario programmare altre visite di controllo per tenere monitorata l’evoluzione della gestazione o dell’eventuale aborto interno spontaneo.
Perché il sacco vitellino è grande o duplice
Altro caso è quello del sacco vitellino più grande del previsto, oppure duplice. Anche stavolta, questa struttura può essere un buon indicatore di una gravidanza sana oppure a rischio.
Un sacco vitellino di dimensioni maggiori rispetto alla norma può essere per esempio un segnale di un rischio d’aborto. Se durante l’ecografia il ginecologo o la ginecologa non individua quindi l’embrione, notando invece un sacco vitellino di dimensioni aumentate, può trattarsi di un aborto spontaneo.
Un sacco vitellino duplice, invece, può essere segno di una gravidanza gemellare, ma ci si può trovare di fronte a diverse situazioni. In alcune gravidanze, infatti, possono essere presenti due camere gestazionali diverse con due sacchi vitellini indipendenti (e in questo caso la gravidanza gemellare sarà bicoriale e biamniotica), in altre una sola camera gestazionale con due sacchi vitellini indica una gestazione monocoriale e biamniotica.
Infine, è bene parlare del sacco vitellino idropico: si tratta di una condizione nella quale il sacco vitellino accumula al suo interno dei liquidi. Anche in questo caso, potrebbe essere un indicatore utile per ipotizzare un’interruzione di gravidanza ed è quindi necessario monitorare la situazione con il proprio medico o la propria medica curante in modo da stabilire i passi successivi da compiere.
Il commento dell'ostetrico
«Una curiosità sul sacco vitellino? Il fatto, ad esempio, che è il primo responsabile dell'eritropoiesi, la produzione di globuli rossi – ci spiega Riccardo Federle, ostetrico e membro del Comitato Socio-Scientifico di Wamily – La formazione delle celluline dedicate al trasporto di ossigeno nel sangue inizia infatti proprio a livello del sacco vitellino durante la terza settimana di gestazione. Dalla quarta settimana comincia invece l'eritropoiesi nel fegato. A partire dal quinto mese, infine, è il midollo osseo ad occuparsi di questo delicato processo per tutto il resto della vita».